Trovate millenarie ed enigmatiche strutture: le chiamano le “Porte dell’Inferno”
Si tratta di costruzioni misteriose edificate in una zona vulcanica e inospitale. Le immagini satellitari hanno delineato muri che ricordano porte sbarrate e insidiose. E poi ce ne sono che sembrano aquiloni. Ancora non si sa a cosa servissero
Sono più di 400 e si crede risalgano a oltre 9mila anni fa. In Arabia Saudita le chiamano Porte dell’inferno. Per di più si trovano un una zona vulcanica, nel campo lavico di Harrat Khaybar, 14.000 chilometri quadrati, a circa 137 chilometri a nord-est di Al Madinah (Medina).
Un posto decisamente ostile. Eppure gli archeologi hanno accertato che un tempo gli esseri umani lo abitavano.
Le foto satellitari
Dalle immagini satellitari risultano centinaia di strutture risalenti a 9 millenni fa. Le mura individuate sono costruite in un modo tale da far pensare a porte sbarrate e insidiose: le porte dell’inferno, appunto.
Insieme a questi ci sono altri muri antichissimi che somigliano, per forma, a degli aquiloni. E ancora delle strutture circolari a cui sono stati attribuiti i nomi di occhi di bue e ruote.
Per quanto riguarda i cosiddetti aquiloni, gli esperti pensano possa trattarsi di recinti che avevano la funzione di intrappolare gli animali. Probabilmente non per ucciderli ma per catturarli e addomesticarli.
"Opere degli antichi"
Da tempo gli esponenti delle tribù beduine parlavano della presenza in quelle zone di opere degli antichi, ma è stato solo con lo sviluppo delle immagini satellitari (Google Earth) che tali formazioni sono state identificate e classificate come opere delle comunità neolitiche.
Il professor David Kennedy, dell’Università dell’Australia occidentale, uno dei primi studiosi a documentarle, ha identificato oltre 400 muri in pietra.
L’esame di queste strutture è stato fatto anche con la fotografia aerea. Nelle regioni di Khaybar e AlUla sono state identificate strutture definite, in arabo, Mustatil, ovvero rettangolo.
Ma come mai gli uomini di quel periodo abitavano un posto simile? Secondo Kennedy la realtà è che nel Neolitico queste aree erano significativamente più verdi e ci sarebbero stati gruppi considerevoli di persone e branchi di animali che si spostavano in quei territori.
Poi, nei millenni, le cose sono cambiate. Ma gli archeologi considerano l'area di Khaybar unica per la grande varietà di strutture e la loro straordinaria preservazione proprio grazie all’arido clima locale.
Il mistero resta
Resta però un mistero: lo scopo per cui queste strutture sarebbero state utilizzate. Come accade quando non si hanno risposte precise si è ipotizzato che fossero strutture rituali, ma finora, come spesso accade, gli archeologi non sanno dire con esattezza quale fosse la ragione pratica per cui sono state costruite.
(Fonte Arkeonews)
VEDI ANCHE
Gli elmi cornuti trovati in Danimarca non sono vichinghi, appartengono agli antichi shardana
Scavando trovano una vampira nella tomba: la prova dell'esorcismo nella bocca. Ricostruito il volto
I Neanderthal si baciavano (e non solo) con i Sapiens e sapevano curarsi con medicine naturali
Mont’e Prama, a caccia di giganti col georadar: le incredibili scoperte del professor Ranieri
Lo studioso mago del georadar: “Non solo Giganti, sotto Mont'e Prama c'è un mistero che va svelato”
Cronaca di una passeggiata con Giovanni Ugas sul sito del nuraghe di Monte Urpinu a Cagliari