Amsicora e Josto: gli ultimi valorosi condottieri della Terra dei nuraghi che si opposero agli eserciti romani
Intorno alle figure di questo leggendario padre e del suo valoroso figlio, la storia si mescola alla leggenda, dando vita a un racconto che ancora oggi infiamma i cuori nell’isola. Furono gli ultimi condottieri di una Sardegna libera prima dei romani e altri

Nell’atavica Isola delle Torri, la Sardegna, i nomi di Amsicora e Josto destano ancora sentimenti di ammirazione e orgoglio. Per comprendere il perché bisogna tornare indietro di millenni. Nella seconda metà del III secolo a.C., la Terra dei nuraghi fu teatro di una delle ultime e più drammatiche resistenze indigene contro l’espansione romana. Protagonisti di questa vicenda epica furono proprio Amsicora, nobile e carismatico condottiero di Cornus – discendente degli shardana e della civiltà dei nuraghi - e suo figlio Josto, giovane guerriero animato da profondo patriottismo.
Intorno alle loro figure, la storia si mescola alla leggenda, dando vita a un racconto che ancora oggi infiamma i cuori nell’isola.
Il contesto storico
Dopo la Prima Guerra Punica (264–241 a.C.), Roma, approfittando dell’indebolimento di Cartagine, iniziò a esercitare una pressione sempre più aggressiva sulla Sardegna, considerata strategica per i commerci e i traffici navali nel Mediterraneo.
Le città dell’isola alleate con i punici cadevano una dopo l’altra, ma nelle campagne e nelle alture il fuoco della ribellione ardeva ancora. C’era chi non voleva accettare passivamente il dominio straniero.
Nella parte occidentale dell’isola, Amsicora si fece portavoce di quella resistenza. Uomo colto e influente, fu in grado di unire le diverse comunità locali in un fronte comune contro l’invasore romano.
Questo antico leader carismatico, secondo le fonti romane, era un aristocratico della zona di Cornus, importante città portuale situata nell'attuale costa occidentale sarda. Viene descritto come un uomo di grande cultura e personalità, capace di unire le varie tribù e città sarde sotto un’unica causa: la liberazione dell’isola dal giogo romano.
Quando Roma inviò un numeroso contingente per sedare il malcontento e prendere definitivamente il controllo dell’isola, Amsicora, sostenuto da Cartagine, organizzò una vasta sollevazione. L’insurrezione coinvolse numerosi clan sardi e parte dell'esercito cartaginese guidato da Asdrubale, approdato sull’isola in soccorso degli insorti.
Josto, il giovane valoroso
Accanto ad Amsicora lottava suo figlio Josto, giovane e valoroso comandante militare, che combatteva al fianco del padre con spirito ardente e grande devozione alla causa sarda. Le cronache raccontano di lui come di un guerriero abile e fiero, simbolo delle nuove generazioni pronte a difendere l'indipendenza del loro popolo. La giovane età lo rendeva tuttavia molto coraggioso ma anche impulsivo. I due rappresentavano insieme la guida morale, politica e militare della rivolta sarda.
Josto guidò diverse azioni contro le forze romane e si distinse per il valore anche durante la battaglia di Cornus, lo scontro decisivo tra gli insorti sardi-cartaginesi e l’esercito romano.
La sfortunata scelta di Josto
Tuttavia, secondo una tesi tramandata da alcuni storici e sostenuta dalla tradizione orale, Amsicora, prima dello scontro decisivo contro gli invasori romani, si allontanò da Cornus per cercare rinforzi tra le popolazioni dell’interno dell’isola — popolazioni che potevano offrire soldati e supporto alla causa - convinto che con più uomini avrebbe potuto affrontare con successo i romani. E non sbagliava. Il suo nome era garanzia di giustizia e fierezza e la sua parola era ascoltata con rispetto in tutta l'Isola, così non faticò a radunare un gran numero di temibili guerrieri.
Ma il tempo e il destino congiurarono contro di lui.
La tragica scelta di Josto
Durante l’assenza del padre, Josto decise di non attenderne il ritorno. Forse per foga giovanile, forse per paura che l’esercito romano stringesse d’assedio la città, guidò le forze sarde e cartaginesi in uno scontro frontale: la battaglia di Cornus, appunto.
Il combattimento fu aspro e sanguinoso. Inevitabilmente i romani, ben organizzati e numericamente superiori, ebbero la meglio. Il giovane Josto cadde in battaglia, colpito a morte mentre difendeva fino all’ultimo, con trasporto ed abnegazione, la sua terra e la sua gente.
Il ritorno di Amsicora
Quando Amsicora fece ritorno con i consistenti rinforzi, trovò solo macerie, cadaveri e silenzio. Il suo esercito era stato decimato, Cornus era perduta e il suo Josto era morto. Alcune fonti affermano che la disperazione fu tale che si tolse la vita, incapace di sopportare il dolore della perdita del figlio e la disfatta della sua impresa.
La nascita della leggenda
La morte di Amsicora e Josto segna la fine della Sardegna libera e l’inizio del saldo dominio romano, e non solo. Ma il loro sacrificio ha attraversato i secoli: Amsicora è diventato simbolo di dignità e saggezza, Josto di coraggio e amore per la patria fino all'estremo.
La tesi secondo cui Josto avrebbe agito contro il consiglio del padre, anticipando lo scontro e portando alla rovina la rivolta, non può essere ritenuta esatta con certezza assoluta, tuttavia aggiunge un tono tragico e profondamente umano alla vicenda: una storia di impeto giovanile, di decisioni fatali, e di un padre che arriva troppo tardi a poter determinare un evento decisivo. E' la storia straordinaria di due personaggi epici.
Per questo, ancora oggi, in Sardegna, i nomi di Amsicora e Josto vivono nei racconti, nei monumenti e nella memoria collettiva, custodi di un passato fiero e indomito delle genti di quell’antica, dura e affascinante Terra.