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Roma, Venezia e Parigi, la quotidiana guerra delle grandi città contro i lucchetti dell'amore

L'usanza risalirebbe alla prima guerra mondiale ma si è diffusa con i romanzi rosa di Federico Moccia

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
ANSA/MICHELA SUGLIA
ANSA/MICHELA SUGLIA

E' una battaglia continua quella del Comune di Roma contro i lucchetti degli innamorati: tantissime coppie da anni lasciano il loro pegno d'amore attaccato a ringhiere, cancelli, pali, catene e qualsiasi altro supporto possa andare bene, sopratutto in centro storico. E così che uno dei patrimoni archeologici più vasti e importanti al mondo si ricopre di lucchetti in metallo con nomi e iniziali incisi o segnati con un pennarello: un simbolo di unione nella città eterna che piace sopratutto ai turisti più giovani. Ringhiere e pali di Ponte Milvio, ponte degli Annibaldi, Ludus Magnus sono gli spazi più ambiti per il panorama suggestivo che offrono sulle antichità romane.

E' un'abitudine vecchia di qualche decennio diffusa in tutto il mondo, ma mentre in alcune città straniere gli spazi invasi dai lucchetti sono diventati un'attrazione turistica, a Roma sono un costo importante per l'amministrazione che periodicamente affida a ditte specializzate la rimozione e lo smaltimento. Succede anche a Firenze, Venezia, Milano e Torino: nelle grandi città si è diffusa e affermata la pratica di serrare una promessa d'amore vicino a piazze o monumenti considerati luoghi romantici. 

L'abitudine non è nuova, ma si è diffusa con particolare intensità con l'arrivo in libreria di "Tre metri sopra il cielo" e "Ho voglia di te", romanzi rosa dello scrittore Federico Moccia pubblicati nel 2004 e 2006: l'autore racconta la storia di due innamorati che incidono i loro nomi su un lucchetto e poi lo fissano a un lampione sul Ponte Milvio; poco dopo la finzione letteraria è diventata realtà con centinaia di ragazzi e ragazze che emulano il gesto dei due protagonisti sullo stesso ponte. 

I lucchetti dell'amore hanno in realtà un'origine più antica: si racconta che le donne della città di Vrnjačka Banja, nella Serbia centrale, avessero iniziato a usarli come gesto di protezione verso i loro legami d'amore dopo una vicenda tragica accaduta durante la prima guerra mondiale. Usanza diffusa anche in uno dei luoghi più suggestivi (e turistici) della Cina, il Mount Huangshan (o Montagna Gialla), considerato tra i più romantici del paese per i suoi panorami mozzafiato: qui le coppie serrano i lucchetti alle protezioni in legno dei sentieri e gettano la chiave nel vuoto, con la convinzione che solo chi ritroverà la chiave potrà spezzare il legame d'amore. 

In Europa, tra i luoghi più celebri scelti dagli innamorati c'è il Ponte Hoenzollern di Colonia, un imponente struttura in ferro lunga oltre 400 metri in cui l'usanza dei lucchetti è segnalata addirittura dalle guide turistiche. In tutte le altre grandi città del mondo le amministrazioni li considerano antiestetici e addirittura pericolosi, quando fissati in numero eccessivo, per la stabilità di ponti, parapetti, recinzioni: a Berlino, Melbourne, Dublino, New York spesso vengono rimossi da gruppi di volontari e associazioni di cittadini. Venezia, dopo una costosa azione di rimozione dal ponte di Rialto nel 2011, ha previsto un articolo specifico nel Regolamento di polizia e sicurezza urbana: "È vietato in tutto il territorio comunale collocare sui ponti, sulle transenne delimitanti i marciapiedi o comunque su qualsiasi elemento di arredo urbano lucchetti, catenelle od ogni altro oggetto simile": la violazione può comportare una multa fino a 500 euro. 

Lucchetti dell'amore sul Pont des Arts, Parigi, foto di Disdero da Wikipedia

Le migliaia di lucchetti sono un serio problema a Parigi, che da anni ha avviato una campagna per vietarli considerato anche che il crollo di una parte del parapetto del Pont des Arts, sulla Senna, è stato imputato al loro peso. Da qualche anno una società ha pensato di proporre un lucchetto virtuale in sostituzione di quello reale: basta iscriversi al sito eternallovelocks.com e acquistarlo, il lucchetto verrà posizionato in una immagine digitale del ponte parigino illuminandosi al passaggio del mouse. 

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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