La pandemia ci ha fatto paura più della guerra: ecco perché i romanzi e i film non riescono ancora a raccontarla
Una rimozione così sfacciata a livello mondiale che ci suggerisce, forse, che la pandemia da Covid ci ha destabilizzati, feriti, spaventati più di una guerra
Vi immaginiamo correre a controllare sui motori di ricerca se quanto affermato nel titolo di questo articolo sia vero. E' vero che non esistono attualmente romanzi e film che raccontano la pandemia di Covid? L'affermazione è vera quanto è reale la percezione che un individuo di cultura media ha riguardo alla conoscenza di testi scritti o recitati sull'argomento. Vogliamo essere più espliciti: di certo esisterà da qualche parte un libro o un film nel mondo poco distribuito che ne abbia parlato, ma nessuno ha scalato le classifiche delle librerie, vinto premi, fatto il botto ai botteghini delle sale. La maggior parte di noi neppure sa che è stato scritto o prodotto. Ecco perché possiamo dire che fino a oggi Letterattura e Cinema hanno ignorato il Covid. Non lo hanno raccontato, né voluto o saputo farlo, ma la sostanza è che il virus non esiste nella narrazione. Negarlo per tentare di dimenticare ciò che ancora non abbiamo accettato.
Il giornalista Zach Schonfeld concentrandosi di più sulla "pellicola" ha scritto: "È impressionante come il cinema abbia così poco da dire sulla crisi sanitaria più traumatica e impattante del nostro tempo. Non ho nulla contro la ricerca di evasione, ma i grandi registi dovrebbero aiutarci a dare un senso alla nostra epoca compromessa, di cui la pandemia è un tassello che non si può ignorare. Il cinema mi ha sempre aiutato a elaborare il mondo. Ora, vorrei vedere dei film che si muovono nella direzione di dire: sì, è successo. Sì, è reale”.
Una rimozione così sfacciata a livello mondiale che ci suggerisce forse che la pandemia da Covid ci ha destabilizzati, feriti, spaventati più di una guerra. Se è vero che abbiamo narrato il Covid in modo esagerato mentre questo ci faceva ammalare, ci uccideva, isolava, mentre distribuiva lutti in ogni famiglia, è anche vero che le guerre sono state raccontate da sempre quotidianamente e hanno distrutto vite e popolazioni intere in modo anche più truce del Coronavirus del 2020. Eppure la guerra siamo subito pronti a rielaborarla scrivendo libri o girando film.
Forse è passato ancora troppo poco tempo? Lo scrittore Fredric Boyer offre la sua versione: “Siamo emotivamente esausti dell’argomento, sia perché, attraverso questo genere di opere, è come se già lo conoscessimo, sia perché, inconsciamente, ci siamo ancora dentro". Va fatto notare che di libri sulle pandemie ne è piena la letteratura pre Covid. Ma resta ugualmente senza risposta la domanda: "perché non riusciamo a raccontare proprio questa di pandemia?"
Perché questa ha deciso per legge che dovessimo restare soli. Di certo la guerra, anche le guerre mondiali, lasciano alla mente umana la terribile speranza dell'esilio. Scappare. Dal Covid non si poteva sfuggire perché era presente in ogni angolo della Terra. La guerra permette il contatto fisico. Di abbracciarsi. La guerra no ha mai per legge sancito di dover morire soli e non avere funerali.
Le restrizioni per Covid hanno in tutti i Paesi vietato il contatto fisico, ma soprattutto di assistere i propri cari nelle ore più terribili. Altri, sconosciuti e completamente bardati, hanno bruciato per noi i nostri genitori, figli, mogli, mariti, amici. Siamo deceduti da soli non per contingenza (come in una guerra) ma per decreto. Non c'era, al contrario di una guerra, un attore che mediava e esponeva soluzioni. La scienza che era l'unica cetezza dell'uomo e della donna del ventesimo secolo da un giorno all'altro ha perso quell'aurea divina che aveva anche per gli atei. La totale convinzione che la medicina nel mondo moderno non avrebbe mai permesso una pestilenza.
Il pubblico di lettori e ascoltatori non è per questo ancora pronto a normalizzare quanto accaduto. Non accetta qualcosa che ha spazzato via le ultime certezze che avevamo mantenuto riguardo il progresso. Le persone ancora oggi non hanno nessuna intenzione di accettare che ci sia stato e soprattutto che potrebbe riverificarsi. Le guerre hanno buoni e cattivi. Colpevoli e vittime. Anche le catastrofi naturali hanno una loro logica e non ci vietano di correre al capezzale di chi sta morendo se non per una impossibilità reale, per esempio fisica di spostarsi. Durante la pandemia le polizie di tutto il mondo vietavano il solo fatto che uscissimo di casa.
Forse scrittori e registi non hanno ancora la forza di raccontare, non un virus, ma la solitudine...