Nosferatu, il principe delle tenebre festeggia 100 anni tra maledizioni e morsi sensuali
Il mito del vampiro immortale accusato di plagio all'ombra del nazismo


Nosferatu festeggia i suoi 100 anni nel cinema e nel nostro immaginario. Il non morto appare sul grande schermo nel 1922 a Berlino, in un film dal titolo “Nosferatu, eine Symphonie des Grauens” (dal tedesco: una sinfonia dell’orrore) e porta la firma di Friedrich Wilhelm Murnau. A interpretare il vampiro è Max Schreck. Liberamente ispirato al romanzo di Bram Stoker “Dracula” uscì per la Prana-Film, una piccola casa di produzione cinematografica fondata nel 1921 da Enrico Dieckmann e dall'occultista-artista Albin Grau con l’intento di promuovere pellicole a tema soprannaturale.
Orrore e battaglie legali
In piena epoca di Weimar il fascino per le tematiche dell’orrore tipiche delle fiabe e delle tradizioni del nord Europa poterono trovare una valvola di sfogo e turbare le notti di tante persone grazie al cinema. I cambiamenti operati da Murnau sul “Dracula” tuttavia non gli risparmiarono l’accusa di plagio da parte degli eredi di Stoker. Come se questo non bastasse tanta critica vide in questo film così cupo l’ombra del nazismo che di lì a poco avrebbe sconvolto il mondo intero.
Un incubo che si rinnova
Se il primo Nosferatu risentì del peso della storia, il secondo film “Nosferatu, il principe della notte”, diretto da Werner Herzog nel 1979, ebbe uno straordinario successo. L’interpretazione del vampiro fu affidata a un nervoso e ferino Klaus Kinski che incarnò magistralmente il non morto. Con lui anche Isabelle Adjani nel ruolo della pallida e innocente vittima sacrificale Mina e Bruno Ganz, nel ruolo di Jonathan Harker. I nomi originali del romanzo di Stoker furono ripristinati, con qualche leggera modifica, senza più conseguenze legali dato che i diritti ‘autore erano decaduti.
Un mito nell’ombra
Ciò che non era decaduta era la forza con cui una figura così violenta, ambigua, sanguinaria, riuscì a imporsi nell’immaginario collettivo portando con sé anche una vena di velato e casto erotismo ma anche di compassione. Se la sete insaziabile di sangue del vampiro risponde alla legge di natura cui deve obbedire, ciò che emerge dalla narrazione filmica è una sorta di pietà per una creatura che si considera infelice. Il morso sensuale, paragonato al piacere carnale, che il vampiro infligge è marchio indelebile ma anche prova della sua dipendenza. Carnefice e vittima sono legati per l’eterno.
Ai giorni nostri
Nel 2000 l’immagine del principe delle tenebre si rinnova ancora una volta nella pellicola diretta da E. Elias Merhige, che racconta la storia della troupe di Murnau durante le riprese del primo Nosferatu. Il regista è interpretato da John Malkovic e Max Schreck da Willem Dafoe. Nonostante le licenze poetiche in seno alla sceneggiatura l’omaggio al cinema tedesco, così come lo aveva inteso anche Herzog, è sincero e la trama, apparentemente semplice ma molto elaborata, è assolutamente originale.
Il primo secolo è trascorso, ma si sa, i vampiri sono eterni. Nuove opere cinematografiche, letterarie e musicali che hanno permesso al mito del morto che vive di viaggiare incolume nel tempo fino a noi, gli consentiranno di proiettarsi verso un infinito futuro.