Mondiali di volley under 21, l'immagine imbarazzante della premiazione: solo uomini tra i vertici sportivi
C'è un'immagine che stona in mezzo ai festeggiamenti, meritatissimi e colorati, per la nazionale di pallavolo maschile under 21 che ieri a Cagliari ha conquistato il Campionato del mondo dopo la sfida finale con la Russia: a consegnare medaglie e coppa c'era una fila di uomini. Nessuna donna, solo maschi ai vertici delle più importanti istituzioni del volley mondiale: sono i presidenti e i vicepresidenti delle federazioni regionale, nazionale e internazionale di pallavolo e i rappresentanti del Ministero e della Regione Sardegna.
Un'immagine imbarazzante, scattata dentro il PalaPirastu di Cagliari che ha ospitato i Campionati, che stride pesantemente con un dato: il 65% della pallavolo italiana è donna, le ragazze che giocano nel nostro paese sono i due terzi del totale dei pallavolisti; gli spalti sono spesso animati da cori femminili, a differenza di quanto accade negli stadi di calcio con voci prevalentemente maschili. Il volley è uno sport praticato e seguito soprattutto da bambine, ragazze e donne.
E dunque perché le posizioni più alte sono ancora riservate esclusivamente agli uomini? Non ha una risposta precisa Eliseo Secci, uno dei premianti in quanto presidente regionale Fipav, ma riconosce che esiste un problema di rappresentanza: “E' vero, è un dato di fatto: la pallavolo è fatta per la maggior parte da donne, ma nelle premiazioni si vedono istituzioni rappresentate da uomini - ci ha detto al telefono a fine serata - non ne farei comunque un caso, anche se personalmente sono convinto che bisogna sostenere la parità di genere in tutte le sedi sportive e istituzionali”.
Discutibile anche un altro aspetto: tutti gli uomini chiamati a premiare gli atleti erano accompagnati da ragazze giovani che avevano il solo compito di portare medaglie e targhe e poi mettersi subito da parte; i premi erano consegnati direttamente dai rappresentanti delle istituzioni, comparsi anche nelle foto di rito insieme ai campioni. E così in tutte le immagini della premiazione, accanto ai dodici della squadra azzurra e ai pallavolisti di Russia e Polonia che hanno conquistato secondo e terzo posto, ci sono Giuseppe Manfredi, Luciano Cecchi, Adriano Bilato e Alberto Rabiti, rispettivamente presidente, vicepresidenti e segretario della Fipav Italia, il già citato Eliseo Secci, il brasiliano Ari Graca presidente della Fivb internazionale, Lubo Ganev, presidente della federazione bulgara, Renato Arena e Aleksandar Boričić, vice e presidente Cev, Michele Michele Sciscioli, capo dipartimento Sport del Governo italiano, e Gianni Chessa, assessore al Turismo della Regione Sardegna. Undici nomi maschili in rappresentanza di uno sport che invece donne ne conta tantissime, almeno sul campo da gioco, e dotate di grande talento e carisma: Paola Egonu, giusto per citare la più conosciuta, è considerata la pallavolista più forte al mondo, scelta per portare il vessillo olimpico agli ultimi Giochi di Tokyo insieme ad altri cinque atleti e atlete di tutti i continenti. E poi Francesca Piccinini, Sara Franz, Simona Rinieri, Paola Cardullo, Simona Gioli, Elisa Togut.
"Quella foto è la perfetta espressione di una realtà che con Assist combattiamo da vent'anni - commenta Luisa Garribba Rizzitelli, giornalista, esperta di tematiche sulla parità di genere e fondatrice 21 anni fa di Assist, l'associazione nazionale atlete - una realtà su cui bisogna fare molto, molto di più. E' palese che oggi non c'è una strategia, un pensiero per capire quali siano gli ostacoli che impediscono alle donne di arrivare a ricoprire certi ruoli: mancano nei quadri tecnici e dirigenziali delle squadre nazionali, mancano nei ruoli apicali dello sport italiano, anche se di recente sono state inserite le quote antidiscriminatorie di genere nei consigli federali. Abbiamo pochissime allenatrici, pochissime dirigenti e questo è il risultato. Nella nazionale di volley under 21 che ha vinto i mondiali c'è una sola donna nello staff, Annalisa Pinto. E' davvero un peccato vedere che i vertici di uno sport che conta più tesserate donne siano solo maschili".
Secondo Garribba Rizzitelli, che è anche una ex pallavolista, stona anche la questione delle hostess: "Il solito stereotipo, anche in questi ruoli sarebbe bello ci fosse doppia rappresentanza di ragazzi e ragazze, hostess e stewart".
L'immagine della premiazione al palazzetto di Cagliari fotografa dunque una realtà fatta di disparità e disuguaglianza ben radicata. Un'immagine che non vorremmo vedere mai più, soprattutto all'interno di uno sport che ha fatto dell'inclusione e della parità la sua bandiera.