Ecco i dark market pronti a esaudire ogni nostro desiderio in 10 minuti al massimo: la fame è diventata un algoritmo
Cucine che non si vedono, market aperti solo ai rider h24. Consegne anche di notte, in pochi minuti. Così il marketing ha cambiato per sempre il nostro modo di nutrirci

La pandemia ha cambiato perfino la nostra percezione del tempo che a tratti ci è sembrato immobile, fermo, oppure al contrario troppo veloce e ansiogeno da metabolizzare. L'antropologa Jane Guyer ha parlato di ″presentismo forzato" connesso a una impossibilità di pianificare non solo il futuro ma anche il domani. Ed è qui, in questa zona grigia, che sono cambiati definitivamente i desideri. Che durante il lockdown si sono trasformati in beni di consumo, materia insomma. Ci siamo trovati in case bunker da rendere autosufficienti con immense dispense di cibo.
A maggio 2020 il comparto dell'e-commerce alimentare in Italia ha avuto un balzo del 55%, in soldoni un affare da 2,5 miliardi di euro. E anche dopo, oggi, nonostante vaccini, mascherine, precauzioni, la vita da remoto sembra più plausibile e confortevole di quella precedente. Quindi ordiniamo: basta un clic, una app. E' il delivery, bellezza. Nel primo trimestre 2021 Amazon ha fatturato 108,5 miliardi di dollari, "mai così bene" ha dichiarato compiaciuto Jeff Bezos. In contemporeanea sono aumentate esponenzionalmente le società di servizi di pasti a domicilio: Just Eat!, Deliveroo, Globo, Uber Eats, Mymenu. Il trend è mutante. E ora non basta più la pizza consegnata a casa nel giro di due ore. Il desiderio del cliente deve essere esaudito in fretta, in una manciata di minuti, 10 al massimo.
Grazie alle nuove, aggressive, piattaforme sbarcate nel nostro Paese non si fa solo la spesa. Si ordina, giorno e notte, qualunque cosa: la merenda del bambino, le patatine fritte, le fragole, il gelato.
Si chiamano Dark Kitchen e Dark Market. Le vecchie cucine dei ristoranti chiusi dalla crisi sono il regno misterioso del cibo da asporto, i dark market sono supermercati chiusi al pubblico ma aperti solo per i riders, i nuovi schiavi.
Nelle piattaforme digitali, a base di app, a gestire il traffico di domanda e offerta lavorano in Europa 45,7 milioni di persone con uno stipendio medio di 250 euro al mese (Dati European Trade Institute for research). A Milano, Torino, Roma, Genova - ma pronti ad arrivare ovunque - sono già in campo Gorillas e Getir. Il primo servizio, nato in Germania, promette cibo in "Need-Order-Get”, ovvero consegnando su richiesta e praticamente in “real time” (appena 10 minuti). Idem nel caso di Getir, società turca, che a Roma ha appena assunto 250 fattorini a bordo di motorini gialli e viola pronti a soddisfare ogni bisogno a cronometro.

"Non si tratta di start-up nate nei garage - spiega Fabio Ciconte, direttore dell'associazione ambientalista Terra! ed esperto di grande distribuzione alimentare - ma di vere e proprie operazioni finanziarie globali. Siamo diventati così pigri e indolenti, così spaventati e ipocondriaci da evitare perfino il bar sotto casa e farci portare il caffè sull'uscio della porta. E' un cambiamento non solo semantico del nostro rapporto col cibo ma una profonda trasformazione culturale. Ed è solo l'inizio. A breve la prestazione sarà più ampia e completa. Il rider, che tra casco e pettorina è sempre più simile a un robot, ci consegnerà l'ordine e porterà via il sacchetto dell'immondizia oppure il vestito macchiato per recapitarlo in tintoria".
Sembra quasi che il tempo per noi si sia ristretto. La pandemia è diventata la sabbia nelle nostre private clessidre e la merce il totem del Terzo Millennio. Così, senza accorgergecene, siamo diventati tossici delle cose, "la spezia", per citare il film Dune.
"Bisogni indotti - continua Ciconte - d'altra parte anche l'offerta del cibo non è casuale. Pensiamo di scegliere ma in realtà sceglie per noi l'algoritmo costruito in base al cliente. Siamo dentro la lead generation che ci profila, ci schedula"

A guadagnarci sono ovviamente solo i fornitori di servizi, meno i ristoranti che pagano il 30% per ogni consegna, pochissimo i rider, ancora meno i lavoratori che operano sulle piattaforme e smistano gli ordini. Questi ultimi, secondo i dati pubblicati dall'European Trade Union Institute for research, sono in Italia il 24,7%, hanno tra i 45 e i 54 anni, e pur lavorando fino a 10 ore al giorno hanno stipendi a livelli della soglia di povertà. Un minimo di consapevolezza dovrebbe farci riflettere, ma la possibilità di consumare con un clic è l'ultima grande vertigine del capitalismo. Consumare tutto e subito. Soprattutto subito, qui, ora, al massimo in 10 minuti. Tempus fugit in questo perverso meccanismo in cui da utenti ci trasformiamo in prodotti, dentro un corto circuito dettato dagli algoritmi del marketing.
E siamo così divorati dall'ansia di soddisfare ogni voglia, così distanti dal mondo reale, da dimenticare perfino la lezione di una fiaba pubblicata 83 anni fa. Capitolo numero 23. E' a questo punto che Il Piccolo Principe, indimenticabile protagonista del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, incontra il mercante di pillole. L'uomo cerca di vendergli una pasticca, dice: ne prendi una e per una settimana non hai più bisogno di bere: "Un bel risparmio di tempo, fino a 53 minuti". Il Principino riflette, replica: "Io se avessi 53 minuti da spendere camminerei adagio adagio verso una fontana".