Passata la sbornia da Dante 'fascio', in quale girone dell'inferno Alighieri piazzerebbe il ministro della 'Cultura' Sangiuliano?
Secondo il ministro, dunque i ghibellini erano “rossi”, potremmo azzardare comunisti per restare in tema di strafalcioni storici. E i guelfi? Ovviamente possili elettori odierni di Giorgia Meloni, quali padri fondatori della nostra rigogliosa patria.
«So di dire una cosa molto forte, ma penso che Dante Alighieri sia stato il fondatore del pensiero conservatore italiano: la destra ha cultura deve solo affermarla».
Forse dovremmo smetterla di scandalizzarci ogni volta che un politico fa affermazioni che non stanno né in cielo né in terra (ma chi sa in quale girone?!). Che la classe dirigente del nostro Paese, e non solo, non sia più 'colta' è un dato di fatto. Che sia schiava della propaganda vuota e poco originale (visto che la propaganda non l'hanno certo inventata loro) è altrettanto palese. Forse ciò che ha infastidito più che 'scioccato' è che l'affermazione Dante è di Destra l'ha pronunciata l'attuale ministro della cultura Sangiuliano che essendo ministro della Cultura dovrebbe ben sapere che il concetto di destra come di sinistra sono moderni. Costrutti ideati dopo la rivoluzione francese, nell’800, quando appunto il corpo sociale disponeva di una organizzazione completamente diversa da quella in cui ha vissuto il sommo poeta tra 1200 e 1300.
Secondo il ministro, dunque i ghibellini erano “rossi”, potremmo azzardare comunisti per restare in tema di strafalcioni storici. E i guelfi? Ovviamente possili elettori odierni di Giorgia Meloni, quali padri fondatori della nostra rigogliosa patria.
Che poi a citare lo stesso Dante, qualcosa di questa teoria strampalata non torna:
”le ricchezze pericolosamente nel loro accrescimento sono imperfette, che, sommettendo ciò che promettono, apportano lo contrario. Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere lo raunatore pieno d’ogni appagamento; e con questa promissione conducono l’umana volontade in vizio d’avarizia”.
Non proprio un concetto di Destra.
Ma in fondo il desiderio intrinseco di appropriarsi dei grandi personaggi della Storia nazionale, decontestualizzarli e deformare il loro pensiero, usando frasette che nulla vogliono dire oggi, senza comprendere il momento storico in cui vennero elaborate, per giustificare ideologie odierne non è un fatto nuovo.
Questa rilettura di poeti, intellettuali, padri della cultura patria (avremmo anche delle madri ma il femminismo non andava di moda nel ventennio) sono stati una costante della propaganda di Mussolini. Durante il Regime infatti si tentò di convincere il popolo (un popolo di analfabeti all'epoca, quindi ci sta pure) che l’Italia auspicata dai letterati del passato si era concretizzata col fascismo. In quei decenni infatti si tentò in qualche modo di oscurare il Risorgimento (forse chi sà, per quelle camicie rosse dei mille di Garibaldi, ma soprattutto per la breccia di Porta Pia, il Papa detronizzato e ri-secolarizzato con i patti Lateranensi proprio dal Duce). Un’operazione che serviva a una ideologia appena nata e unica al mondo in quegli anni (poi purtroppo il mondo ce la copiò) per giustificare se stessa e crearsi una propria genealogia.
Ergo l’uscita ignorante di Sangiuliano non è neppure originale ma ha dei precedenti tristemente illustri.
Un esempio fra tutti di questa appropriazione indebita di intellettuali avenne nel 1927, quando il vicesegretario del Partito nazionale fascista, Arturo Marpicati, citò il povero Ugo Foscolo: “Se verrà un dì l’Italia vera, io l’avrò giudice pia. L’Italia d’oggi sarebbe bene stata ed è la sua: forte di belle armi proprie, unita, vittoriosa, lavoratrice e franca assertrice di idee e principi sullo Stato, sulla forza, sull’umanità, che sono stati anche i suoi, succo del suo profondo pensiero”.
Ci passò anche Vittorio Alfieri ma anche Petrarca. Di quest'ultimo addirittura usarono dei versi per giustificare le ambizioni colonialiste dell'Italia. In tal senso venne letto il poema epico Africa, che negli anni '30 scalò le classifiche editoriali dell'epoca perché alimentava le speranza di una vittoria nella campagna etiope.
E Leopardi? Ci passò anch'egli. Nei volumi scolastici dell'epoca vennero usati tali versi per fascistizzare anche lui: “Senton gli estrani ogni memoria un nulla / Esser a quella ond’è l’Italia erede; / Senton ogni lor patria esser fanciulla / Verso colei ch’ogni grandezza eccede; / E veggon ben che se strozzate in culla / Non fosser quante doti il ciel concede, / Se fosse Italia ancor per poco sciolta, / Regina torneria la terza volta”.
Insomma, la cannibalizzazione di uomini immensi che ormai morti non possono più dissociarsi, non è una novità. La novità oggi è che a Sangiuliano, storici e letterati ma anche banali cittadini con un diploma di scuola superiore, possono rispondere con una sonora pernacchia.
E infatti sui social (che non perdonano) è impazzata la corsa al meme più divertente:
Bellissimo quella che parafrasa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni «Io sono Dante! Sono un poeta! Sono italiano! Sono cristiano!». Non possiamo non citare Osho, semplice ma efficace (foto in basso) Virgilio che si rivolge ad Alighieri: «Gira voce che sei fascio». E poi c'è chi ricorda ironicamente che in fondo «anche Dante ha fatto cose buone». Ancora un Joe Bastianich con un «Mi viene di vomitare» riferendosi alla frase del ministro.
Forse il girone più adatto al ministro è quello degli Eretici...