Atlas Ufo Robot, per gli amici Goldrake, ha ancora molte alabarde spaziali da lanciare
Torna sugli schermi uno degli anime più amati di sempre ed è subito mania: alle origini di un fenomeno iniziato 50 anni fa che non accenna a finire
Chissà se Go Nagai, autore del manga Atlas Ufo Robot, immaginava un successo planetario per la sua creatura di carne e metallo. Quando giunse in Italia trasposta in cartone animato il 4 aprile 1978, all’interno del programma "Buonasera con..." condotta da Maria Giovanna Elmi il pubblico ne fu completamente rapito. Le ambientazioni, i personaggi, la sceneggiatura e la stessa animazione erano qualcosa di totalmente innovativo da diventare a breve oggetto di un vero culto da parte di appassionati di ogni età. Oggi Actarus, Venusia e Alcor sono tornati sugli schermi di RAI 2 con ottimo riscontro di share.
Le origini del mito
Quando apparve il Italia suscitò un certo dibattito tra chi lo tacciava di violenza e chi invece ne era un entusiasta estimatore. Al di là delle polemiche l’anime ebbe un successo straordinario e le vendite del merchandising toccarono vette impensabili per l’epoca. Originariamente era stato concepito come un elemento della trilogia con Mazinga Z e il Grande Mazinga, ma la programmazione li trasmise così in ritardo l’uno dall’altro da far scomparire l’idea della progetto comune e consegnandoli alla memoria collettiva come totalmente indipendenti l’uno dall’altro. Eppure le similitudini erano tante, specie tra i due Mazinga, sia nella trama che nell’estetica dei robot maschili e femminili e nei ruoli dei personaggi. Goldrake fu il primo di una serie di amatissimi cartoni: Jeeg, Daikengo, Daitarn 3, Vultus 5. Il mondo era affascinato dalla tecnologia, dalla robotica e dallo spazio e trovava soddisfazione nel seguire le avventure di personaggi che incarnavano tutti i valori più cari all’umanità come il senso di giustizia, la lealtà, la fratellanza, l’amore e la dedizione.
Goldrake oggi
La trama dell’anime riprende i nomi originali che nella versione trasmessa in Italia nel 1978 erano stati modificati. “Grandzinger U” racconta la fuga dal pianeta Fleed del principe Duke alla volta della terra dopo l’attacco distruttivo dei nemici conquistatori spaziali Vega. Il direttore del centro di ricerca, Procton, adotta Duke che cambia nome in Actarus. Qui verranno soccorsi nella lotta contro un nuovo nemico da Alcor, pilota di un robot altettanto leggendario: Mazinga Z. I personaggi sono quelli divenuti dei classici ai quali se ne aggiungono di nuovi per complicare un po’ la storia. Giusto Actarus, nella versione contemporanea, si avvicina all'estetica del K Pop risultando più fresco. Goldrake, pure dopo un lifting temporale ad opera dei disegnatori, mantiene le sue caratteristiche originali. La grafica, completamente rinnovata, aiuta ad evitare quell’effetto nostalgia che ci prenderebbe nel veder brandire ai giorni nostri armi ingenue come le lame rotanti o la celebre alabarda spaziale. La serie, già trasmessa in Giappone, è ambientata in Arabia Saudita, sia perché la casa di produzione ha sede lì, sia forse per sfruttare gli scenari lunari che quel paese offre.
Sono passati quasi cinquant’anni dalla prima messa in onda e quel gigante di metallo, frutto dell’ingegneria avanguardistica più sofisticata ma pilotato da un uomo coraggioso, ha ancora qualcosa da regalare al suo pubblico.