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Alda Merini: le parole, la vita ai limiti e la discesa agli inferi per trovare la luce

Scrisse come nessun altro del dolore diventando simbolo vivente della poesia. La poetessa è un tesoro italiano che al d là del valore della grande poesia che ci ha lasciato in eredità è diventata parte dell’immaginario collettivo mostrando senza vergogna le sue fragilità

Giacomo Pisanodi Giacomo Pisano   
Alda Merini: le parole, la vita ai limiti e la discesa agli inferi per trovare la luce

È nata in primavera, il 21 marzo del 1931, quella che, senza saperlo, sarebbe diventata un simbolo del genio e della sregolatezza. Alda Merini è un tesoro italiano che al d là del valore della grande poesia che ci ha lasciato in eredità è diventata parte dell’immaginario collettivo mostrando senza vergogna le sue fragilità.

Una famiglia in bilico

Alda cresce con un padre colto e affettuoso che le trasmette l’amore per lo studio e per la lettura ma per contraltare ha una madre severa e rigida che vuole per lei un’educazione tradizionale e un futuro di moglie e madre. Non disdegna le punizioni corporali nei confronti della figlia quando questa, colta da crisi mistica, mendica per le strade vestita di stracci con l’idea di essere ultima tra gli ultimi. Ancora non sa che questo suo desiderio, per certi punti di vista, sarà esaudito.

Pur non riuscendo a frequentare il liceo classico a causa della guerra e del fallimento alla prova di ammissione esordisce come autrice di versi a soli quindici anni grazie all’appoggio di un’insegnante delle medie. Fu lo storico e poeta Giacinto Spagnoletti a prenderla sotto la sua ala e lanciarla nel mondo della poesia ma la famiglia non gradisce.

Nel 1947 viene internata per un mese in un sanatorio con una diagnosi di bipolarismo. Quando uscirà incontrerà Giorgio Manganelli che diverrà suo marito e a cui darà due figlie.

Poesia e distanza

Mentre la sua carriera di poetessa subisce un’accelerata e cominciano ad arrivare consensi importanti e pubblicazioni cresce in lei un sentimento di distanza dalla vita, che pure celebra nelle sue cose più belle come la luce, i fiori, i sogni. Nonostante il successo delle sue liriche il disagio personale la porta a ulteriori ricoveri ospedalieri e addirittura, alla morte del marito, a un periodo così prolifico di lavoro da esaurirla completamente. La situazione economica peggiora e deve richiedere il sussidio destinato agli artisti conducendo una vita sempre più ascetica e solitaria. Ha sempre sostenuto che la sua discesa nell’inferno della malattia mentale e dei sanatori è stata la svolta per poter osservare la realtà nella sua essenza, capendone il feroce meccanismo.

Oggi

Le poesie di Alda Merini e soprattutto lei stessa sono a ragione considerate patrimonio culturale collettivo. La delicatezza e la spontaneità con cui celebrò la vita ma anche la malattia, il disfacimento personale e la denuncia sociale sono altissime. La Merini, con la sua tragica esperienza personale, ha contribuito a far riflettere sulla tematica della salute mentale e sullo stigma che la accompagna. Per lei l’Unesco ha creato il World Poetry Day, la Giornata mondiale della poesia e tantissimi sono gli omaggi al suo genio, uno fra tutti il film “Folle d'Amore”, diretto da Roberto Faenza, con Laura Morante, ispirato al romanzo “Perché ti ho perduto” di Vincenza Alfano.

La voce di Alda Merini, più di tante altre nel panorama letterario, ha saputo farsi ascoltare col cuore, incidendo con determinata grazia e a volte spietata verità, segni indelebili non solo negli appassionati di poesia ma in tutte le persone che vi hanno letto la straordinaria unicità di una donna che nonostante il dolore ha scelto la felicità come arma da opporre alla grettezza del mondo.

Giacomo Pisanodi Giacomo Pisano   
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