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Tra canzoni e poesia. Nick Cave, Welch e Cohen

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Tra canzoni e poesia. Nick Cave, Welch e Cohen

D’altra parte, altri fecero notare che già le poesie classiche greche erano pensate per un accompagnamento musicale. E lo erano anche quelle medievali, come ricordavano Dante e Boccaccio.

Da genere letterario nobile a semplice “canzonetta”, la parabola discendente nei secoli non è stata certo quindi dovuta alla presenza, o meno, della musica. Fortunatamente il trend pare essersi invertito. Grazie anche a Dylan e alla sua scrittura elevata a rango di letteratura da un premio prestigioso come il Nobel.

Ma a dirla tutta di cantautori degni ce ne sarebbero diversi. Anzi, ce ne sono stati alcuni che sono stati poeti prima ancora che cantautori, come il canadese Leonard Cohen. Le sue pagine trasudano lo stesso splendido spirito malinconico delle sue canzoni, condividendone i temi. L’amore, la perdita, i rapporti umani, il dialogo con un Dio elusivo verso cui l’anima tende con tutte le sue forze.

Il processo creativo alla base di testi di canzoni e poesia

Il processo creativo alla base del componimento poetico si intuisce quindi essere molto simile a quello dei testi di canzoni. Aprire il meccanismo per scomporne uno ad uno i delicati ingranaggi e risalire all’origine di un componimento letterario non è semplice, ma è una tentazione irresistibile.

A socchiudere la porta per lasciar intravedere la nascita di una canzone, o di una poesia, cominciano ora ad essere gli stessi artisti, forse per cercare di comprendere il loro stesso dono. Così ad esempio Florence Welch, la cantautrice britannica voce dei Florence and the Machine, ha pubblicato nel 2018 Useless Magic, raccolta di testi e poesie corredata da schizzi, collage e riproduzioni di pagine manoscritte.

Florence Welch

Florence and the Machine, Useless Magic

A parte essere dotata di una voce straordinariamente potente ed espressiva, Florence Welch mostra di avere come l’immenso Leonard Cohen un’unica vena creativa da cui sgorgano ugualmente testi, poesie e creazioni artistiche. Nelle canzoni cita la letteratura, come in What the Water Gave Me dove le “pockets full of stones” riecheggiano il suicidio di Virginia Woolf, e specularmente nelle poesie torna la musica.

“The song speaks in grand prophecies Older and wiser than me”.

scrive nella poesia Song. Gli schizzi poi danno corpo visivo alle parole, alternandosi a dettagli tratti da capolavori dei maestri preraffaelliti. Sfogliare le pagine di Useless Magic diventa così un modo per inserirsi nel flusso creativo, ricostruendone le ispirazioni visive e letterarie, consapevoli o meno.

“Le canzoni possono essere incredibilmente profetiche” nota Welch nella prefazione, come se in qualche modo esse possano avere una vita propria.

Nick Cave

Qualcosa di simile lo ha notato più volte un altro grande cantautore che sa muoversi sui vari versanti della letteratura e dell’arte, l’australiano Nick Cave.

“Le canzoni sono dispositivi ingegnosi dotati ciascuno di esigenze uniche. Che ti piaccia o no, ognuna trova la sua strada. […] Spesso mi rendo conto che di come si scrive una canzone ne so proprio poco. Le canzoni sanno cogliere il proprio potenziale molto più a fondo di me.”

Il cantautore sembrerebbe quindi essere una sorta di strumento nelle mani dell’arte, eppure dietro ogni testo c’è tanto lavoro. Modifiche, riscritture, inversioni di strofe, e ancora elenchi di parole interessanti e suggestioni visive che si tramutano in versi.

Per capire il lavorio costantemente in azione dietro le quinte non c’è niente di meglio che sfogliare i taccuini manoscritti, album di ritagli, disegni ed altre memorabilia dalla collezione personale dell’artista. Questo tuffo nel proprio immaginario Nick Cave ha accettato di sperimentarlo con Stranger Than Kindness, il libro nato nel 2020 dall’omonima mostra a Copenaghen.

Più che un catalogo si presenta come una vera e propria monografia, curata dallo stesso Cave e arricchita da un denso saggio di Darcey Steinke.

Steinke intesse una disamina fatta di rimandi fra la religione e il punk, il rock di Elvis Presley e il dolente country di Johnny Cash, i Vangeli e William Faulkner. Così il ripercorrere la carriera di Nick Cave diventa, non una mera celebrazione, ma una riflessione profonda sulle radici dell’ispirazione cantautoriale e sulla sua dignità letteraria.

Trasfigurare “canzonette” in poesia

Un gioco dotto che forse, contrariamente alle canzoni, non è sempre alla portata di tutti ma che rende onore al multiforme ingegno di Cave, autore di romanzi, film, disegni e colonne sonore oltre che dischi emozionanti. Nei testi delle canzoni di Cave è tutto un mescolarsi di amore, sesso, perdita, morte, angeli e demoni, paradiso e inferno, così come nei suoi taccuini si alternano santini e pin-up. D’altronde, lui stesso si presenta sul palco con la malinconica affabulazione del peccatore trasformatosi in predicatore e con il luciferino carisma del diavolo.

Leonard Cohen

La tensione irrisolta e irrisolvibile fra gli opposti alla base della natura umana è in fondo da sempre sorgente primaria della letteratura. E forse è proprio questo il trucco per passare brillantemente da un medium all’altro: concentrarsi sulle pulsioni e i desideri universali dell’essere umano e descriverli con onestà, trasporto ed inventiva. Proprio quello che il talento che accomuna artisti apparentemente lontani fra loro come Leonard Cohen, Florence Welch e Nick Cave permette loro di fare con grazia, trasfigurando le “canzonette” in poesia.

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