Una vita tra dritti e rovesci, finché non arriva una pallina fortissima. E la vita cambia per sempre
"Tennis Out" è il libro di Andrea BuBu Melis, il maestro di tennis che racconta l'autismo
Voleva scrivere "tre meteri sopra il cielo" dice ironico dai suoi profili facebook Andrea BuBu Melis, "ma ho preferito tenere i piedi per terra". La terra è quella rossa dei campi del Tennis Club di Cagliari su cui si muove da quando era bambino. Un giocatore bravo e appassionato prima, uno dei maestrai più conosciuti della sua città poi. E attraverso il tennis e il suo sguardo, Andrea ci aiuta a comprendere un altro bambino, il suo, Federico.
Federico arriva come una di quelle palle difficilissime da prendere, che ti coglie alla sprovvista ma che ti riempiono di soddisfazione. Arriva velocissima, col rischio di schiantarsi, e arriva dritta al cuore. “Una pallina diversa dalle altre, che gira fortissimo, è imprendibile ed è blu: il colore dell’autismo”.
Nasce così “Tennis Out” un libro che racconta il tennis ma soprattutto l’autismo tra ironie e consigli . Del resto ”Maestri che possono scrivere di tennis e pieno il mondo, molto più bravi di me, mentre il campo si restringe quando si parla di maestri che possono scrivere di autismo”.
“La vita è come il tennis: - si legge nella descrizione - ti arrivano addosso delle bordate paurose e in qualche modo, di dritto o di rovescio, bisogna rimandarle dall’altra parte della rete.
In questo memoir, come un esploratore da Marte, Andrea “Bubu” Melis racconta cosa ha visto sulla terra rossa del campo da tennis. Al di là della rete, Andrea è papà di Federico, un bambino autistico di 10 anni che, proprio come un tennista, ripete sempre gli stessi gesti, segue una precisissima routine, vive nel silenzio e poi, all’improvviso, grida, si arrabbia, si chiude in se stesso e diventa una pallina imprevedibile.
Tra scambi e rimbalzi, stereotipie e meditazione, da queste pagine emerge una storia intensa, personale e perfino ironica, fatta di ricordi sportivi, aneddoti imbarazzanti e consigli per i “genitori autistici”, che spesso, proprio come sul campo da tennis, si ritrovano da soli a giocare la loro partita, una pallina alla volta.”