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Il fascismo è morto, i fascisti no. Lo storico Francesco Filippi ci svela perché sono ancora tra noi

L'autore di "Mussolini ha fatto anche cose buone" e "Noi però gli abbiamo fatto le strade" racconta come riconoscere la propaganda

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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Matrice incerta? Non proprio: il violento assalto alla sede della Cgil di Roma, sabato scorso, ha volti, simboli e slogan ben definiti e chiaramente fascisti. Non manifestanti, non estremisti, ma proprio fascisti legati a organizzazioni di precisa impronta ideologica. Eppure c'è molta timidezza in una certa parte politica che fatica a usare le parole giuste: Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha detto che "È sicuramente violenza e squadrismo, poi la matrice non la conosco", mentre un altro esponente dello stesso partito, Ignazio La Russa, ipotizza azioni strumentali per creare disordini. 

"E' paradossale che qualcuno abbia dubbi sulla matrice di questo attacco: le stesse forze dell'ordine hanno fermato esponenti di Forza Nuova, erede di una destra estremista che da tempo anima tristemente la politica italiana. Pare chiaro che qualcuno, in queste legittime manifestazioni di dissenso, ha ben pensato di sfruttare per mere ragioni politiche un momento di democrazia". Non ha dubbi sul tema Francesco Filippi, storico, scrittore, divulgatore e formatore che il fascismo e i suoi falsi miti li conosce bene: due anni fa ha pubblicato "Mussolini ha fatto anche cose buone – le idiozie che continuano a circolare sul fascismo", saggio con ben dieci ristampe e una traduzione in inglese sulle più grandi bufale attorno alla propaganda fascista, a cui è seguito "Ma perché siamo ancora fascisti? Un conto rimasto aperto" e l'ultimissimo "Noi però gli abbiamo fatto le strade. Le colonie italiane tra bugie, razzismi, amnesie", tutti per Bollati Boringhieri. 

Francesco Filippi

"Se il fascismo cosiddetto storico come movimento politico, sociale e culturale fortemente legato alla vita di Benito Mussolini si colloca tra il primo dopoguerra e la morte di Mussolini, nel 1945, i fascisti non sono certo spariti. Nel dicembre 1946 i fascisti della Repubblica sociale hanno fondato il Msi, che è rimasto per lungo tempo ai margini ma comunque sempre presente nella nostra storia e sempre con un volto ben definito. Oggi dobbiamo fare i conti con persone che si ispirano al fascismo e definiscono se stesse fasciste, perché dunque tanto dibattito attorno a questo nome se loro stessi si chiamano così?". 

Certi movimenti continuano a sfruttare una propaganda che di fatto non è mai stata demolita. "Ci sono alcune bufale sempreverdi che periodicamente tornano - ci ha detto Filippi. - Prendiamo le pensioni, ci raccontano che Mussolini ha regalato le pensioni ai nostri nonni, ma basta guardare le date: il primo Testo unico sul tema è del 1898, il primo riconoscimento delle pensioni come diritto per tutti i lavoratori e le lavoratrici dipendenti è del 1919. Il fascismo è stata una grande narrativa pubblica che ha parlato a tutti, ma dopo il 1945 questa narrativa non è stata smentita con forza. Il risultato è questo, una serie di falsità a cui in tanti credono ancora". 

E dunque qual è la soluzione per evitare nuovi assalti alle case del lavoro e in generale per frenare la deriva fascista del nostro paese? "L'unica risposta è la memoria: la storia in se è passiva, è un grande magazzino a cui possiamo attingere con l'azione della memoria per conoscere e interpretare meglio il presente".

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