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Quentin Tarantino e la sua infanzia al cinema: "Da bambino vedevo film violentissimi e terrificanti, ma lo shock arrivò con Bambi"

Il regista e produttore americano si racconta in "Cinema Speculation", un'originale autobiografia pubblicata da La Nave di Teseo

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
Quentin Tarantino fotografato a Roma il 19 ottobre 2021 da Ettore Ferrari per Ansa
Quentin Tarantino fotografato a Roma il 19 ottobre 2021 da Ettore Ferrari per Ansa

La prima volta in sala fu indimenticabile: il piccolo Quentin aveva appena sette anni quando sua madre Connie e il patrigno Curt lo portarono al Tiffany, uno dei cinema della controcultura a Hollywood, a vedere 'La guerra del cittadino Joe', una brutta storia di odio, droga, razzismo con tanta violenza. Forse un po' troppo per un bambino così piccolo? "Quentin, mi preoccupa di più se vedi i telegiornali - rispose Connie al figlio perplesso. - Un film non può farti male". Inizia così, con una serie di film zeppi di vendetta, pistole e sangue l'amore per il cinema di Quentin Tarantino, regista, attore, sceneggiatore e produttore statunitense. Ce lo racconta lui stesso in "Cinema Speculation", arrivato nelle librerie italiane con La Nave di Teseo poche settimane fa nella traduzione di Alberto Pezzotta e presentato nei giorni scorsi a Brescia e Milano dall'autore. 

Tarantino fotografato a Brescia il 6 aprile scorso da Filippo Venezia per Ansa

Vecchia Hollywood vs New Hollywood

"Cinema speculation" non è un'autobiografia nel senso più tradizionale del termine: Tarantino non racconta la sua vita dall'infanzia ma ci accompagna in un viaggio che parte dalla fine degli anni Sessanta e dalle nuove produzioni cinematografiche che spazzarono via la vecchia Hollywood. Al Tiffany e in altre sale lontane dal più famoso Hollywood Boulevard, racconta il regista, si proiettavano le prime pellicole che prendevano le distanze dal cinema tradizionale e portavano sul grande schermo l'attualità più drammatica, le controculture, il disagio sociale e giovanile; ben presto si affermarono nomi quali Dennis Hopper, Brian De Palma, Robert Altman, Woody Allen, Martin Scorsese, Sam Peckinpah, Steven Spielberg , Francis Ford Coppola che cambiarono il modo di fare cinema, mentre i vari Frank Sinatra, Elvis, Liz Taylor e Richard Burton vennero presto sostituiti da Robert De Niro, Jack Nicholson, Richard Dreyfusss, AL Pacino, Meryl Streep e Jane Fonda. 

Un bambino tra spettatori grandi

Quentin bambino vide in quegli anni moltissimi film: "All'epoca - scrive - i miei giovani genitori andavano spesso al cinema e di solito mi portavano con loro. Avrebbero potuto piazzarmi da qualche parte, ma invece mi portavano con loro". Il piccolo aveva capito che l'alternativa sarebbe stata vedere la tv a casa con la nonna o la baby sitter, l'unico modo per uscire con i grandi la sera era comportarsi da grande: stare buono e zitto e non fare domande stupide. "In un certo senso ero un piccolo etologo che anziché i grizzly osservava gli adulti di notte, nel loro habitat naturale. Era nel mio interesse tenere la bocca chiusa e gli occhi ben aperti". Dopo 'La guerra del cittadino Joe' ci fu 'Il braccio violento della legge', 'Il padrino', 'Un tranquillo weekend di paura' e tanti altri titoli che inevitabilmente segnarono la sensibilità e gli interessi del giovane; grazie al suo amore per il cinema Tarantino ragazzo trovò lavoro in una videoteca e in quel periodo scrisse la sceneggiatura di 'Una vita al massimo' diretto nel 1993 da Tony Scott e 'Assassini nati - natural born killers', poi usata da Oliver Stone per il film omonimo del 1994 (anche se radicalmente modificata dal regista). Le pagine del libro scorrono come un flusso di ricordi, storie e aneddoti che emergono dalla memoria del regista attraverso titoli e nomi oggi famosissimi, da Sylvester Stallone all'ispettore Callaghan, da Bela Lugosi a Taxi Driver fino a 'Non aprite quella porta', su cui Tarantino scrive "Nella torrida estate del 1973, in Texas, con un budget ridotta all'osso e una troupe di tecnici locali, il regista Tobe Hoope cazzeggiò per quattro settimane e finì per girare uno dei più grandi film di tutti i tempi". 

Impossibile non immaginare il piccolo Quentin mentre guarda terrificanti film per adulti se pensiamo ai suoi titoli più amati e celebri: 'Le Iene' (1992), 'Pulp Fiction' (1994), Kill Bill vol. 1 e (2003 e 2004), 'Django Unchained' (2012) e l'ultimo, 'C'era una volta a...Hollywood' del 2019, un tributo ai western e alle vecchie glorie del cinema americano pensato alla maniera di Tarantino: dalle pagine emerge il ritratto di un ragazzo profondamente innamorato del cinema e della sua incredibile capacità di raccontare le storie più incredibili in mille forme e stili diversi. 

L'unico shock arriva dalla Disney

"C'era qualche film in grado di sconvolgermi? Si, 'Bambi'" - racconta Tarantino nel libro. - Bambi che si smarrisce, la madre uccisa dal cacciatore e il rogo della foresta mi scioccarono più di qualunque altra cosa avessi visto al cinema. Solo 'L'ultima casa a sinistra' di Wes Craven ci andò vicino. Ora, si sa che intere generazioni di bambini sono state rovinate da quelle cazzo di scene di 'Bambiì. Ma sono abbastanza sicuro del motivo per cui ne rimasi così traumatizzato. Ovviamente, il fatto che Bambi perda la madre colpisce un bambino in ciò che gli sta più a cuore. Ma penso che più che per la dinamica psicologica per me il vero shock fu che il film diventava inaspettatamente una tragedia". 

 

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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