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Capolinea Malaussène, il gran finale della tribù di Pennac. L’addio all’indimenticabile antieroe. L’intervista

E’ uscito a fine marzo per Feltrinelli l’ultimo libro dello scrittore francese con cui si conclude la serie dei Malaussène. Un gran finale, esilarante e apocalittico.

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Pennac e la copertina dell'ultimo libro (Ansa)
Pennac e la copertina dell'ultimo libro (Ansa)

Sette romanzi, oltre 5 milioni di copie vendute, più di 400 edizioni, torna e si conclude la serie dei Malaussène di Daniel Pennac. Il libro è ovviamente Capolinea Malausséne (Feltrinelli, pp 400, Euro 22).

La famiglia più amata di Parigi

Ritroviamo la famiglia più amata di Parigi in un gran finale, esilarante e apocalittico. In libreria per Feltrinelli nella traduzione di Yasmina Mélaouah. Pennac è stato  il 25 marzo in anteprima a Libri Come, la festa del Libro e della Lettura, a cura di Michele De Mieri, Rosa Polacco, Marino Sinibaldi, all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Nel giorno d'uscita del libro lo scrittore è stato  invece a Milano, in Feltrinelli Piazza Piemonte. E non ha mancato di dire la sua.

L'addio

"Non sapevo che i miei ragazzi avessero rischiato di farsi ammazzare nel caso Lapietà. Quando ho scoperto che c'era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l'essere umano" dice Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio nel cuore del quartiere di Belleville, protagonista della fortunata serie di romanzi di Pennac partita quasi 40 anni fa.

Con questo libro lo scrittore, che ha ricevuto il premio Renaudot nel 2007 per Diario di scuola, la laurea ad honorem in Pedagogia all'Università di Bologna nel 2013 e il premio Chiara alla carriera nel 2015, per 30 anni professore di francese in un liceo parigino, autore anche di testi teatrali e monologhi, nonché sceneggiatore di fumetti, dice così addio all'amatissima tribù dei Malaussène e al suo indimenticabile antieroe.

Il genio del male

E in questo ultimo capitolo ci regala il personaggio di Nonnino, "genio del male". "Io ho 40 anni in più e nella saga i figli di Malaussene hanno fatto a loro volta dei figli. Questo volume mette in scena, come personaggi principali, la seconda generazione" dice all'ANSA lo scrittore, in Italia per l'uscita del libro. Dal tempo de 'Il paradiso degli orchi', primo volume della saga, scritto nel 1983, uscito in Italia per Feltrinelli nel 1991, "il mondo è cambiato moltissimo. Dal punto di vista politico non esiste più il Partito comunista, non esiste quasi più il Partito socialista e c'è una forte ascesa dell'estrema destra. Il quartiere di Belleville è un po' meno un quartiere operaio, è diventato piuttosto un quartiere popolato da artisti, ma è rimasto multiculturale".

“Lo creo davvero”

E' stato difficile questo addio alla saga di Belleville? "Impiego molti anni a scrivere ogni Malaussene, non ho più moltissimo tempo davanti a me e ho anche voglia di scrivere altri libri. E poi la tribù Malaussene nel caso di molti personaggi esiste davvero, vive intorno a me e quindi in realtà non la sto lasciando. E' stato il mio figlioccio, che in questo momento vive a casa nostra e sta finendo gli studi, a cominciare a chiamarmi Nonnino per prendermi in giro". Ma Nonnino, che educa i suoi ragazzi al male, non ha nulla a che vedere con lei? "E' stato un gioco tra questo figlioccio e me. 'Adesso ti faccio vedere io. Lo creo davvero il personaggio di Nonnino e vedrai come sarà cattivo' gli ho detto per ridere.

Lo spirito del male della nostra epoca

Nonnino è lo spirito del male della nostra epoca. E' un assassino in un'epoca in cui si uccide tanto. Basta vedere i criminali che si sono fatti eleggere negli ultimi anni in modo democratico. Abbiamo una specie di violenza verbale liberata, senza ritegno, che si esprime in nome dei popoli su tutto il pianeta e individualmente i social network sono diventati una forza di denuncia di chiunque nei confronti di chiunque. E' tutto questo insieme di cose che io chiamo violenza, alla quale si aggiungono le numerosissime guerre in corso, non soltanto quella in Ucraina, anche in Etiopia, in Eritrea o in Iran dove un governo di maschi ha dichiarato la guerra alle donne o in Afganistan. E nel Mediterraneo dove l'Europa lascia che anneghino gli affamati e gli assetati" spiega lo scrittore, 78 anni, che è stato professore in un liceo parigino.

La speranza di un futuro migliore

L'unico a non essere cambiato è Benjamin o Ben Malaussene, direttore delle Edizioni del Taglione, capro espiatorio professionista. Ben "continua a lavorare in casa editrice e a essere pagato per prendere le lamentele di tutti gli autori scontenti. E ce ne sono molti nelle case editrici".

'Capolinea Malaussene' riprende da dove si era fermato 'Il caso Malaussene' con i tre cugini Mara, Nange e Sigma che rapivano l'uomo d'affari Georges Lapietà per fare un'"installazione" spettacolare. Peccato che alcuni veri malviventi decidano a loro volta di rapire Lapietà e qui entra in gioco la nuova banda e Nonnino. C'è qualche speranza di un futuro migliore? "Recentemente un amico, mentre prendevamo l'aperitivo della sera, mi ha dato una lezione politica e ideologica. Tutto quello che diceva era coerente e vero da un punto di vista intellettuale. Allora gli ho detto: 'hai ragione.

Abbiamo bisogno di silenzio

In astratto hai ragione', ma io ti crederò veramente solo quando avrai risposto alla seguente domanda: 'quante persone hai fatto felici oggi?' Anche una piccolissima felicità. Lui non è stato in grado di rispondere. Uno dei nostri problemi filosofici e politici è che siamo tutti capaci di provare un amore macroscopico nei confronti dell'umanità, ma siamo in troppi a essere incapaci di provare un amore microscopico nei confronti delle persone che ci circondano. Credo che i nostri problemi derivino un po' da questa sproporzione". Di cosa parlerà il suo nuovo libro? "Scriverò un romanzo sul silenzio. E' quello di cui abbiamo bisogno oggi. Ho già cominciato a pensarci".

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