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Il mare sopra di Marceddu: crudo e poetico racconto delle periferie dei corpi  e delle anime

Un eterno presente che rivendica il riscatto: c' è il desiderio di essere per esistere, la necessità di andarsene senza guardarsi indietro. Ma c’è anche “la solidal catena” che alla fine si sceglie, e grazie a questa opzione ci si salva

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Fabio Marceddu e la copertina del libro
Fabio Marceddu e la copertina del libro

E' quasi un inno alla vita della periferia. Il racconto di una periferia urbana alla periferia dell'impero italico, in una isola del mediterraneo. E’ il racconto lungo o il romanzo corto di Fabio Fanni Marceddu edito da Metis Academy Press.

Nell'arco di sedici Capitoli e di due epiloghi Il mare sopra, si snoda in questo percorso narrativo che come dice Francesco Abate che ne ha curato la prefazione: “Sa di salato”, come è salato il mare che circonda  ogni personaggio di questo viaggio narrativo.

Il libro sarà presentato sabato 2 dicembre alle ore 17 durante il festival Lei a Palazzo Doglio. L’autore dialogherà con Vanessa Aroff Podda.

Fabio Marceddu, nella fotina lo scrittore e Vanessa Aroff Podda

Cartoline di un passato che non appare ingiallito ma ha i colori raggianti di una verità raccontata in prima persona che sa di autobiografia pur non essendolo, dove il “tempo passato e presente, sono contenuti nel tempo futuro, e quello futuro nel passato” (citazione di Eliot), e convivono in queste  sequenza narrate che rivendicano  la loro  “eternitudine”.

Un eterno presente che rivendica il riscatto: c' è il desiderio di essere per esistere, la necessità di andarsene senza guardarsi indietro, perché “dietro” è sempre presente, la volontà di essere la voce sola e al contempo  di una comunità, che viene raccontata dal “di dentro” e non da spettatori che sanno di antropologi umani con l'odore di  naftalina attaccata ai vestiti.

E gli ultimi si raccontano con la coscienza che non saranno i primi, con una dignità consapevole  che li  porta a non subire. Questa umanità, questa “ultimitudine” ha la furbizia e la saggezza di un popolo che ancora esiste, forse disperso ma ancora vivace e con un senso di collettivo altrove perduto.

Il mare sopra, racconta la periferia delle periferie, dei corpi  e delle anime, delle anime perse o perdute, a volte ritrovate. Ma anche “la solidal catena” che alla fine si sceglie, e grazie a questa opzione si salva. Così il protagonista Raffaele, nato in una “croce geografica” i cui punti cardinali visivi ideali sono contrassegnati  dal  Carcere di Buoncammino, Cancello del Manicomio, Seminario Vescovile Regionale, e il  Bar Saint Tropez (la centrale di tutte le periferie reali e ideali),  trasforma quel sigillo di fabbrica da segno in sogno. E il sogno sarà la spinta che lo vomiterà fuori da quel ventre stretto, verso l'affermazione del suo essere.

Mentre scorrono i capitoli della sua vita, il mare sembra volersi congiungere con la pioggia del cielo, si afferma anche il suo genere, che da Fluido (come l'acqua) acquista fisicità e forma. Qui il corpo diventa periferia dell'amore, e l'amore periferia del corpo in un dialogo continuo fra spazialità negata e fisicità ritrovata, fra il rischio di essere marginalizzati ai margini, e l'affermazione del sé necessaria in una centralità altra.

I due epiloghi finali scritti da Antonello Murgia sulla Periferia, sono grida mute. Il primo racconta lo slancio verso l'esterno come inevitabile da quel mondo quasi alieno, che solo al rientro riconoscerà come suo. Il secondo l'Esodo,  scritto in versi latini , è in realtà “un libretto” di un canto scritto attraverso la raccolta scelta di brani scelti di antologie che vanno dal II sec. a. C, al II sec d. C., e raccontano gli esodi del mondo antico, così uguali e simili a quelli del nostro “mondo contemporaneo”.

Il mare qui è ancora sopra tutto, e questo canto vuole essere  canto di vita riaffermata e  non di rassegnazione.

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Sono giornalista. E ho scritto anche tre libri diversissimi tra loro: un giallo...

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1993 - Diploma triennale come attore dell'Accademia d'arte drammatica della...

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