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Dalla Lisistrata di Aristofane fino Monica Vitti e Paola Cortellesi: le battaglie delle donne per poter interpretare ruoli comici

La professoressa Valeria Melis per Morlacchi editore ha pubblicato insieme alla docente universitaria Rita Fresu, "Le amiche di Lisistrata. Lingua, genere, comicità nel tempo".

Claudia Sarritzudi Claudia Sarritzu   
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Tra le tante violenze fatte a noi donne c'è anche quella di averci privato della risata. Ridere significa stravolgere il viso, lasciarsi andare, modificare lineamenti e voce. Scuotere il corpo. Una donna deve sorridere, al massimo, perché la risata priva della bellezza. E cosa era una donna se non la sua bellezza?

Ma ciò che ci è stato del tutto impedito è la possibiltà di far ridere. Giovanni Battista Ughetti addirittura parlava (nel 1926) di deficienza dell'umorismo e del senso del comico nel sesso femminile.

Oggi l'ospite della nostra video intervista è Valeria Melis, professoressa a contratto di Lingua e letteratura greca presso il Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell'Università di Sassari e ha un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia presso l'Università degli Studi di Cagliari. Lavora nel progetto di ricerca Wiki-MQDQ (Musisque Deoque) presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari Venezia, dove collabora altresì in qualità di Cultrice della materia in Lingua e letteratura greca (in particolare nei progetti Classici Contro Aletheia). 

Ha completato il Dottorato di ricerca in Culture classiche e moderne (curriculum greco) presso l’Università di Torino (comprendente un periodo di ricerca presso l'Albert-Ludwigs-Universität, Freiburg im Breisgau) e, più recentemente, il Master di primo livello in Digital Humanities presso l’Università Ca’ Foscari Venezia.

Le sue ricerche spaziano dal mondo antico (teatro tragico e comico, Sofistica, diritto attico, teorie del linguaggio e critica letteraria, il De rerum natura di Lucrezio) a quello contemporaneo (editoria, social readingDigital Humanities). A questi temi ha dedicato diversi lavori scientifici, tra cui Does Asymmetric Signification Rely on Conventional Rules? Two Answers from Ancient Indian and Greek Sources (con T. Pontillo, Journal of World Philosophies, 2.1, 2017, pp. 81-108), Λαλεῖν e φιλοσοφεῖν. Echi della critica ai ‘logoi’ dei personaggi femminili euripidei dall’età classica alla Seconda Sofistica fino all’epoca bizantina (Lexis 37, 2019, pp. 27-57) e La maladie d’Oreste. Réalité et apparence entre sophistique et littérature médicale (Euripide, ‘Oreste’, 235 sqq.), in M.-L. Desclos (ed.), La Poésie dramatique comme discours de savoir, Paris: Classiques Garnier, 2020, pp. 157-169.

Ha tenuto conferenze in varie sedi universitarie nazionali e internazionali (tra cui Cagliari, Bologna, Torino, Cassino, Manchester, Oxford, Tel Aviv, Rio de Janeiro). 

Per Morlacchi editore ha pubblicato insieme alla docente universitaria Rita Fresu, "Le amiche di Lisistrata. Lingua, genere, comicità nel tempo".
Questo libro si pone al crocevia di tre dimensioni: quella del comico, categoria complessa e sfaccettata, difficile da inquadrare, e pure dotata, per condivisa affermazione degli studiosi, di elementi comuni e ricorrenti, specialmente sul piano linguistico; il linguaggio, appunto, a cui la comicità si lega nella convinzione che essa si realizzi soprattutto mediante precise strategie formali; il genere, infine, che costituisce il trait d'union tra le altre due dimensioni. Il volume si focalizza, dunque, sul rapporto tra lingua e genere in relazione alla resa del comico. Si tratta di un nodo tematico ancora peregrino nel panorama degli studi (che iniziano a essere numerosi anche in Italia) su lingua e genere, e, finalmente, su genere e comico. La tematica costituisce anche l'occasione per ribadire l'inconfutabile continuità tra antico e moderno in tema di stereotipi di genere. Numerosi contributi hanno messo in luce l'esistenza, dall'antichità a oggi, di una linea ininterrotta e persistente di comportamenti linguistici attribuiti ai generi, diversi dei quali chiamano in causa anche la dimensione del comico e le implicazioni che a essa pertengono.
 
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