Altro che eleganti signori della notte, un libro rivela che i veri vampiri erano rozzi e incivili
“Vampyr, storia naturale della resurrezione“, testimonianze e documenti storici che raccontano la verità dietro il mito
Hollywood ci ha regalato brividi ed emozioni nella costruzione di un immaginario vampirico fatto di nobiltà e charme tra conti transilvani, baronesse decadute e misteriosi viaggiatori dal look impeccabile ma la verità è ben lontana da questo immaginario.
Franceco Paolo de Ceglia docente di scienza nell’università di Bari, ha pubblicato con Einaudi “Vampyr, storia naturale della resurrezione” in cui svolge un’attenta e scrupolosa analisi multidisciplinare che parte dalle fonti scritte sul tema vampiri sia in letteratura che negli atti pubblici fino ad arrivare a una sorprendente scoperta: i vampiri erano contadini appartenenti a piccolissime comunità, spesso analfabeti e rozzi.
Dimentichiamo dunque il seducente accento di Bela Lugosi in “Dracula” o il magnetico sguardo di Gary Oldman in “Dracula di Bram Stoker”, la drammatica intensità di Klaus Kinski in “Nosferatu”, la bellezza senza tempo di Brad Pitt in “Intervista col Vampiro” e tantomeno Catherine Deneuve in “Miriam si sveglia a mezzanotte”.
Qui si parla di lavoratori manuali, trapassati spesso per problemi di alimentazione quando non uccisi da malattie o risse. Ma trapassati non vuol dire morti. Partendo dalla parola revenant, cioè colui che ritorna, comune a tutte le culture europee, dalla Grecia fino alla Polonia, passando per Germania, Ungheria, Inghilterra, De Ceglia ha ricostruito la storia della parola vampiro e anche il grande inganno ideato da Hollywood per rivestire di magia una realtà ben più cruda e orrorifica di un elegante uomo in abito scuro e mantello.
Si fa presto a dire vampiri
Ogni paese aveva il suo carico di documentazione e di leggende su creature risvegliate nelle proprie tombe e uscite di notte a tormentare i vivi. I nostri vampiri non erano necessariamente violenti, piuttosto dispettosi e si manifestavano ai vivi in cerca di cibo, oggetti, favori sessuali ma mai per bere il sangue. In nessuna di queste fonti si parla di bevitori di sangue, questa associazione è dovuta alla sovrapposizione con la strega che suggellava il patto di sangue col diavolo facendo dei sacrifici umani e bevendo dalle vittime per acquisirne la forza. Trattandosi di figure notturne nell’immaginario popolare queste creature si sono mischiate, così come è accaduto anche tra vampiro e il lupo mannaro, finendo per essere sovrapposte. E ogni paese da un nome e caratteristiche diverse agli erranti della notte: vurdalak, nachzeher, upir, ghul, moroi, strigoi, lamie, larve, kudlak.
E se non bastasse…
Pronti per un’altra rivelazione? Quando gli abitanti del villaggio, stremati dalle vessazioni del presunto morto e sepolto, scoperchiavano le tombe per procedere alla classica esecuzione con decapitazione, paletto, estrazione del cuore e fuoco purificatore, spesso queste erano piene di viveri come frutta, verdura, pane e latte. Altro che sangue, i vampiri erano per lo più vegetariani stando alle fonti fin dall’antica Grecia.
Insomma, all’apertura della bara di turno non c’era una bellissima e diafana creatura della notte ma il loro molesto vicino di casa, gonfio e rubizzo come in vita. Possiamo immaginare quale orrore provarono loro e quale delusione noi se oggi un film o un romanzo ci mostrassero vampiri così.
Il libro naturalmente spiega anche come l’apparente salute del corpo morto venisse scambiata per un chiaro segno di vampirismo e contiene i resoconti degli ufficiali e dei medici che presenziarono a questi riti. Autorità e scienziati tentarono invano di spiegare alla folla inferocita che si trattava di normali fasi della decomposizione e che la loro era solo superstizione.
Insomma se avete fantasticato di sensuali morsi sul collo a lume di candela e di danzare in bellissimi castelli per l’eternità siete parecchio fuori strada.