"Storie di antifascismo senza retorica": il libro per guarire da un male antico
Empatia, cultura, solidarietà sono l’antidoto a ogni fascismo. ricostruzione di quella malandata Italia all’indomani della Seconda guerra mondiale, ma anche le lotte sindacali e gli anni di piombo, l’attualità e i giorni nostri
Arturo Bertoldi e Max Collini dicono la loro su un tema che negli ultimi anni ha catalizzato l’attenzione: l’antifascismo. Lo fanno con un bel libro, uscito per People editore, in cui, come preannunciato dal titolo ‘Storie di antifascismo senza retorica’, sono raccolte vicende che risalgono alla resistenza e alla ricostruzione di quella malandata Italia all’indomani della Seconda guerra mondiale, ma anche le lotte sindacali e gli anni di piombo, l’attualità e i giorni nostri. Questo libro è anche uno spettacolo teatrale che viaggia in tutto il territorio nazionale.
Storie di gente comune e straordinaria
Tra partigiani, oppositori politici, ribelli e civili che hanno saputo dire no al fascismo e alla società della violenza, i personaggi di questo libro si raccontano con la semplicità di chi sta dalla parte giusta, quella della libertà. C’è Ermanna Reverberi, l’impiegata statale che aiutò l’amica lesbica a sfuggire ai rastrellamenti e che tacque sul collega imboscato nell’archivio per anni perché si rifiutava di andare a combattere. C’è Valerio Pennacchi, oppositore del regime che “vince un viaggio” nel campo di concentramento di Ebensee dal quale torna miracolosamente vivo, ridotto ad uno scheletro di trentotto chili. C’è spazio anche per l’ironia, compagna della speranza, perché entrambe aiutano a salvarsi. Ci sono Ida Roser e Augusta Lüdascher che si vedono invadere casa dai soldati nazisti proprio all’ora di pranzo e ricordarono loro, in lingua tedesca, che certamente le loro madri non li avevano cresciuti così maleducati. Furono così convincenti che il loro paese di circa sessanta anime fu risparmiato e nessuno dei loro compaesani morì. C’è Nora Banozz, che combattè in prima linea a Villa Rossi, dove si svolse una delle battaglie più importanti avvenute oltre la Linea gotica, battaglia che fu parte fondamentale della cosiddetta Operazione Tombola. Civili, partigiani e soldati britannici si allearono con oppositori tedeschi e partigiani russi e attaccarono un comando nazista sconfiggendolo e portando alla liberazione del paese. Colpisce la lucida determinazione di Hilde Coppi, uccisa in carcere subito dopo l’allattamento, perché così voleva il regolamento delle ss, insieme a suo marito Hans, perché membri di Orchestra Rossa, libera associazione partigiana. Hilde ha detto: “Lottai contro il nazismo tranquillo di centrini e soprammobili. Timbri e raccoglitori. Una cosa che fa più paura dei panzer e delle sfilate perché fa credere che sia normale”.
Ieri come oggi
Le pagine del libro sono piene di esempi di gente comune che ha fatto cose straordinarie semplicemente perché era giusto farle, con coraggio. Come Paolo Davoli, torturato a morte. Sul suo cadavere una lettera per la famiglia: “Cari genitori, vado a morire, la mano non mi trema, non pensate a me, uccidono me ma non l’idea. Viva la libertà. Vostro Paolo”. E Laura Polizzi che, insieme ad altre tre donne, usava la lana dei materassi per vestire i partigiani. Imbracciò il fucile e mise al tappeto un piccolo commando nazista: “Ci sarà sempre qualche uomo che si stupirà quando una donna lo renderà disarmato”. Per Laura la lotta al fascismo era anche una lotta per l’emancipazione femminile perché dove regna la disuguaglianza si annida il sopruso.
Emergono convivenze solidali, mutuo soccorso, solidarietà e un’attenta analisi dei veri bisogni delle persone da ‘Storie di antifascismo senza retorica’, la capacità di riconoscere negli altri i nostri simili, con simili sogni e aspirazioni, prima fra queste la libertà.
Questo libro non è solo un documento prezioso su una fetta, ampia per fortuna, della nostra storia recente ma un vero monito a non abbassare mai la guardia perché i fascismi sono abili a mascherarsi, a incarnare nuove forme, spesso minimizzate dai media e dai politici come folklore, per portare avanti lo stesso piano di prevaricazione di sempre e li si può combattere solo con strumenti che li rendano impotenti: memoria, cultura, empatia.