Dove è finito il libro sull'amore gay di Yury e Volodya? Il romanzo record di vendite in Russia non “esiste” più
La censura è un altro attacco alla comunità LGBTQ+. Le autrici Elena Malisova e Katerina Silvanova sarebbero al momento al centro di un vortice mediatico fatto di accuse, polemiche e velate minacce
“Un’estate col fazzoletto da pionieri” è il titolo del libro scritto da Elena Malisova e Katerina Silvanova, autrici russe al momento al centro di un vortice mediatico fatto di accuse, polemiche e velate minacce. Le ragazze si sono conosciute tramite una piattaforma di pubblicazione online e hanno proposto alla casa editrice Popcorn Books, specializzata in romanzi per young adults quello che è diventato un caso letterario.
La trama
Scritto in modo scorrevole e accattivante, come tipico del genere, il libro, il cui titolo in lingua originale è “Leto v pionerskom galstuke”, è ambientato negli anni ’80 ai tempi dell’allora Unione Sovietica e racconta l’amore segreto tra Yury e il capo scout della sua squadra Volodya. Il riferimento ai fazzoletti del titolo è proprio alla divisa degli scout. I due si frequentano di nascosto per un’estate seppellendo una capsula del tempo con oggetti che ricordino la loro storia. Dopo uno scambio di lettere Yury e Volodya si perdono di vista fino a che nel 2006 Yury recupera la capsula del tempo e decide di ritrovare il compagno.
Record di vendite
“Un’estate col fazzoletto da pionieri” è diventato un caso letterario per via del successo di vendite e anche per l’enorme eco che ha suscitato su TikTok da parte die booktoker che, entusiasti, ne hanno parlato di continuo, contribuendo alla sua diffusione. In Russia, specie nella letteratura per giovani, il tema dell’omosessualità è molto apprezzato perché, oltre all’aspetto dell’evasione, consente un percorso di riflessione, confronto e identificazione. Nel momento in cui la Popcorn Books ha annunciato la disponibilità dell’acquisto online del sequel del romanzo il loro sito è andato in crash dopo trenta minuti a causa del numero delle richieste.
Le polemiche
Dal 5 dicembre in Russia è entrata in vigore una legge che vieta di parlare in modo positivo della comunità LGBTQ+ e applica la censura a qualsiasi tentativo, compresi quegli artistici, di trattare argomenti legati all’omosessualità perché contrari alla morale nazionale. Il successo del libro è stato utilizzato per alimentare la propaganda nazionalista e per indicare il decadimento morale dei costumi dovuto all’eccessivo permissivismo nei confronti di pubblicazioni come questa. Molti intellettuali, politici e giornalisti hanno sposato questa battaglia definendo indecente che a fare da sfondo a questa storia ci fossero i simboli della grande Unione Sovietica. Le due autrici sono state insultate e velatamente minacciate sui canali social oltre che nei media tradizionali, stessa sorte è toccata alla casa editrice. Le autrici però non si arrendono e rispondono che andranno avanti con il sequel. Forse si tornerà alle copie clandestine ma di sicuro il libro continuerà a circolare, così come farà quello successivo.
La storica libreria e casa editrice di San Pietroburgo Podpisnyye Izdaniya ha pubblicato sul suo canale Instagram una fotografia con un manichino con un fazzoletto rosso al collo dentro un armadio aperto. Il riferimento è a un’espressione inglese che allude a chi non rivela il suo orientamento vivendo chiuso in un armadio. Nella didascalia si invita a “non nascondere i fazzoletti”.
"La Russia purtroppo negli ultimi anni ci ha stupito in negativo su molti aspetti, sembra scontato dirlo, visto che le cronache sono sotto gli occhi di tutti: la guerra di invasione all’Ucraina è la più visibile tra le politiche oscene di Vladimir Putin, che trascina tutta una nazione in un baratro sociale, politico, ed economico - ci ha detto Carlo Cotza dell'Associazione Arc di Cagliari - Il divieto alla “propaganda gay” è forse meno noto, ma è altrettanto grave, e condanna milioni di persone a vivere una vita repressa e clandestina, che invece avrebbe tutto il diritto di vivere liberamente. Quello che sconvolge di più forse, sotto sotto, è la miopia di una politica repressiva di questo tipo, oggi, nel 2023: si possono censurare i libri, si possono vietare i festival cinematografici, si può proibire un corteo pacifico e inclusivo come un Pride, ma non si potrà mai fermare l’identità delle persone, non si potrà mai fermare la naturale tendenza alla auto determinazione, perché lesbiche, gay, trans e tutto il resto della comunità Queer continuerà a esistere e a lottare anche se le politica repressiva come quella Russa credono di aver sconfitto la libertà".