L’importanza di leggere Sinclair Lewis, il genio del noir che un secolo fa profetizzò l’arrivo di Trump
Medici e predicatori, uomini d’affari e viaggiatori furono i personaggi attraverso cui condusse il suo studio sulla provincia del Middle West, il primo premio Nobel per la letteratura americano
In America la maggior parte di noi – non solo lettori, ma anche scrittori – ha ancora paura di qualsiasi letteratura che non sia una glorificazione di tutto ciò che è americano, una glorificazione delle nostre colpe così come delle nostre virtù. Per essere non solo un best-seller in America, ma per essere davvero amato, uno scrittore deve affermare che tutti gli uomini americani sono alti, belli, ricchi, onesti e potenti a golf; che tutte le città di campagna sono piene di vicini che ogni giorno non fanno altro che essere gentili gli uni con gli altri; che sebbene le ragazze americane possano essere selvagge, si trasformano sempre in mogli e madri perfette. Lo scrittore o poeta o drammaturgo o scultore o pittore americano deve lavorare da solo, confuso, senza nessun aiuto se non quello della propria integrità. Questo, ovviamente, è sempre stato il destino dell’artista.
Avete appena letto le parole pronunciate da Sinclair Lewis in occasione dell’accettazione del Premio Nobel, che misero in ombra la bontà del capolavoro premiato, con un discorso che fece discutere e suscitò critiche e risentimenti.
Ne parliamo oggi perché Sinclair Lewis torna in libreria con due novelle noir inedite (Sauk Centre 1885 – Roma 1951). Lewis è stato il primo statunitense a vincere il Premio Nobel per la letteratura. Insignito anche del Pulitzer, lo rifiutò. Nei suoi romanzi, tra i quali Strada maestra, Babbitt, Il dottor Arrowsmith e Elmer Gantry, disegnò un lucido ritratto della società americana del primo Novecento, rappresentando i vari volti della mediocrità della classe borghese.
Il gatto delle stelle, Il viale dei salici, La ronda fantasma sono novità assolute: il libro rientra nella collana Elitropia di Edizioni Spartaco diretta da Alessio Bottone. The Cat of the Stars (Il gatto delle stelle) uscì su «The Red Book Magazine» nel 1917 e The Ghost Patrol (La ronda fantasma) su «The Saturday Evening Post» nel 1919: sono pubblicati oggi per la prima volta in Italia da Edizioni Spartaco nella versione di Debora A. Sarnelli. The Willow Walk (Il viale dei salici), apparso nel 1918 su «The Saturday Evening Post», fu tradotto nel 1940 da Emilio Ceretti per Arnoldo Mondadori, poi ripreso in un’edizione del 1962, quindi dall'Utet (1971 e 1979).
“La sete di questi personaggi è una sola: la libertà”. Era così che Cesare Pavese raccontava i personaggi di Lewis e fece la sua fortuna italiana, traducendo Our Mr Wrenn, uscito nel ’31 per Bemporad, e pubblicando tra il ’30 e il ’34 su “La cultura” due articoli dedicati alla sua opera. Non a caso è un’estimatrice di Sinclair Lewis anche la scrittrice e accademica iraniana Azar Nafisi (suo il best seller Leggere Lolita a Teheran), esperta di letteratura inglese e americana, trasferitasi negli Stati Uniti nel 1997. Lewis è uno degli autori americani per lei più significativi; un cardine della costruzione del suo lavoro La Repubblica dell’immaginazione, che ruota intorno al valore inestimabile della letteratura, vista come rifugio e al tempo stesso come mezzo di eversione pubblica e privata. Perfettamente in linea con l’acume, la capacità di analisi e di critica di Lewis, pungente ma mai priva di humana pietas.
Chi racconta Lewis nei suoi capolavori? Medici e predicatori, uomini d’affari e viaggiatori furono i personaggi attraverso cui condusse il suo studio sulla provincia del Middle West, raccontati con empatica ironia e malinconia amara. Innovatore nell’uso dello slang, ricorse anche alle armi della satira, come in Da noi non può succedere, dove immagina l’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di un populista e l’avvento di un regime totalitario. Profetizzò la possibilità che un giorno negli Usa potesse diventare Presidente un personaggio come Donald Trump. Già un secolo fa infatti notò nella società americana tutti gli ingredienti esplosivi per l’affermarsi di una personalità politica pericolosa.
“Emerge, fortissimo, il biasimo contro l’omologazione dell’americano contemporaneo, così come la sentita preghiera di prendere in mano il proprio destino per sottrarsi alla prigione del conformismo e ai diktat del politicamente corretto”.
La stessa prefazione dello scrittore italiano di noir Piergiorgio Pulixi, sottolinea gli aspetti più interessanti delle novelle inedite: descrive lo stile e le tematiche care a Lewis, che tutt’oggi colpiscono per la sua modernità e per la capacità di analisi della società, di cui seppe cogliere e porre in evidenza gli aspetti più critici e appunto pericolosi.
Continua Pulixi:
“La magia della letteratura e il talento di un gruppo ristretto di fortunati autori fa sì che alcune loro opere diventino più contemporanee e moderne col passare degli anni. Accade raramente, ma quando questo miracolo letterario avviene, l’opera – e quindi il suo autore – si trasforma in un classico. (…) Sinclair Lewis aveva questo dono. Vedeva le cose prima degli altri”.
L’importanza di Lewis per il caso. Mentre ci tiene sulle spine, e ci fa ridere, piangere, ci appassiona alle vicende dei protagonisti con la speranza di un lieto fine, sembra sussurrarci a un orecchio: cari lettori, inutile organizzare, programmare, progettare, basta un lieve alito di vento a scompaginare le carte in tavolo. Per esempio la carezza a un gatto, che potrebbe sembrare un gesto tenero e innocuo fatto da un bambino, scatena una catastrofe di dimensioni universali.
C’è tanta ironia e lucidità nel rappresentare il reale, l’onestà nell’esprimere i sentimenti, anche i più abietti. Sono armi pericolose nelle mani di uno scrittore. Sinclair Lewis sceglie di usare la penna come fioretto e non manganello. Il suo stile, tuttavia, non impedisce al fendente di mettere a segno il colpo. Infligge stoccate alle verità imposte. Assalta le sensibilità intorpidite. Va dritto alla coscienza del lettore, lacerando nel profondo certezze condivise, scontate, noiosamente e meccanicamente perpetuate. Il caso e l’apparenza sono i fili che uniscono le trame delle tre novelle dell’autore americano, che non fu scrittore puro di noir o gialli, ma che in testi come questi si confrontò felicemente con il genere. Si passa dalla carezza ipocrita a un gatto, che innesca una catena catastrofica di eventi, al racconto di un crimine quasi perfetto, a una storia d’amore impastata di suspense. Grottesco, umorismo, melodramma sociale si leggono tra le righe di una scrittura asciutta, brillante, piacevole e amara come un sorso di birra. Ed è nella tensione degli intrecci, nella complessità di personaggi e contesti che Pulixi riconosce il “visionario” Lewis e detta la direzione per andare al cuore della sua narrativa.
Piergiorgio Pulixi, autore dell’introduzione, è una delle voci più rappresentative nel panorama noir e thriller italiano, vincitore del premio Scerbanenco nel 2019. I suoi libri sono tradotti in varie lingue e in diversi Paesi europei. Nato a Cagliari nel 1982, vive a Milano. Il suo romanzo più recente è La libreria dei gatti neri (Marsilio, 2023).
La traduttrice Debora A. Sarnelli è assegnista di ricerca presso il dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Salerno, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in letteratura inglese. I suoi studi si concentrano sulla letteratura popolare, in particolare sul romanzo sensazionale vittoriano e la narrativa poliziesca nel periodo tra le due guerre. Sugli stessi temi ha pubblicato saggi e articoli per varie riviste nazionali e internazionali.