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Gabriele Corsi e il dialogo commovente col padre malato: “Sei fiero di me? Ti prego, dimmelo”

“È solo una storia. Per quanto mi riguarda una storia bellissima che mi ha aiutato a diventare l'uomo che sono oggi. Un uomo che si alza al mattino sperando solo che sia una bella giornata e che non piova”

di Tiscali Cultura   
Gabriele Corsi e il suo libro (Ansa e Cairo)
Gabriele Corsi e il suo libro (Ansa e Cairo)

La sua è una storia fatta di impegno e sensibilità umana e ciò promana anche dalle righe che ha scritto. "Non c'è un intento pedagogico, ideologico, un fine in questo racconto. È solo una storia. Per quanto mi riguarda una storia bellissima che mi ha aiutato a diventare l'uomo che sono oggi. Un uomo che si alza al mattino sperando solo che sia una bella giornata e che non piova", spiega nelle note del libro Gabriele Corsi, attore, showman, conduttore televisivo e radiofonico, componente del Trio Medusa. Nel romanzo-memoir Che bella giornata, speriamo che non piova, uscito per Cairo, Corsi parla della sua esperienza di servizio civile, svolto a Roma venticinque anni fa, in un ospedale psichiatrico.

Il dialogo col padre malato

Inoltre in alcuni capitoli l'autore intesse un dialogo intimo e commovente con il padre, affetto da una malattia che cancella la memoria giorno dopo giorno. "Perché non ci siamo mai detti, chiaramente, che ci volevamo bene? Perché aspettare così tanto? Sei fiero di me papà? Ti prego, dimmelo. Ho bisogno di sentirmelo dire", sono alcune delle frasi che Gabriele rivolge all'anziano genitore.

Com’è nato il libro

Quanto alla genesi del volume, "appena finita l'avventura del servizio civile avevo deciso di raccontarla in uno scritto. In realtà lo avevo promesso a Adriano, l'infermiere che aveva curato il 'museo della pazzia'. Poi la mia vita ha preso un'altra piega. Pochi giorni dopo essermi congedato andò in onda il primo servizio con i soci del Trio Medusa a Le Iene", scrive Corsi nella postfazione.

Quando “ogni cosa è illuminata”

Il 'memoriale' ha preso forma dopo venticinque anni ed è stato scritto di getto, al rientro da un breve periodo di vacanza, uno di quei viaggi "in cui ogni cosa è illuminata", dice Corsi. "Sono tornato a casa. In meno di dieci giorni, fisso davanti al computer, è venuto fuori il libro che, spero, abbiate avuto la pazienza di leggere", commenta ancora nella postfazione.

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