Le distrazioni: quella dimenticanza, il gesto fatale che ti cambia la vita
Il libro di Federica de Paolis è un libro degno di essere letto. Dopotutto se è finalista al Premio Bancarella un motivo ci sarà. Una storia ricca di colpi di scena. Una scrittura fluida, scorrevole, che invoglia ad arrivare fino alla fine.
Distrarsi, quante volte si usa questa parola, per indicare un lieve smarrimento che per un breve lasso di tempo ci porta altrove e non ci fa essere vigili come dovremmo. E questo accade a Viola, una mattina al parco. È lì con suo figlio Elia e sta aspettando Paolo, il suo compagno, per darsi il cambio. Affidargli suo figlio per andare a yoga. Lo vede arrivare e decide di avviarsi, tanto lui è a pochi passi.
In realtà però Paolo è convinto di non essere stato visto. Riceve una telefonata. Ci sono problemi seri a lavoro e lui è costretto a rientrare in ufficio. Si rimette in macchina e va via. Ed Elia? Resta lì, seduto a terra nel parco. Ma quando si accorgeranno di quello che hanno fatto, non subito, inizierà una ricerca spasmodica che porta Viola e Paolo a confrontarsi, come forse mai hanno fatto.
Un rapporto in crisi
Il loro rapporto è infatti in crisi da tempo. Si sono conosciuti, innamorati in modo repentino. Poi hanno provato ad avere figli, che non arrivavano e per riuscirci Viola si è sottoposta alla fecondazione assistita. Un percorso lungo e doloroso, che ha portato con sé tanta ansia e cicatrici. E poi l’incidente. Viola, ormai prossima al parto, viene investita da un’auto. Nonostante si sia salvata, e con lei suo figlio, ha subito delle conseguenze. Vuoti di memoria, colpi di sonno improvvisi, distrazioni patologiche, alterazioni del gusto. Insomma nella sua testa c’è grande confusione e non è facile fare la mamma.
La donna
C’è poi una donna, Dora, una sua amica, complice, che Paolo non sembra sopportare. Anche la sua presenza è parte integrante della storia. Nelle pagine di questo libro, edito da Harper Collins, e finalista al Premio Bancarella, l’autrice Federica de Paolis è riuscita a far scorrere tutta la tensione, la paura, ma anche l’impotenza. Perché ognuno diventa impotente di fronte all’ignoto, al non sapere. Perché quel bambino, il proprio bambino non c’è più, e si trova chissà dove. Il primo pensiero è quello di avvertire la polizia, ma non si può fare, perché tecnicamente Elia è stato abbandonato. Così Paolo chiede aiuto ai suoi genitori, nonostante non abbia con loro un bel rapporto. Ma proprio un evento doloroso come la ricerca di un bambino mette chiarezza in loro. Riporta a galla vecchi rancori, ricordi sepolti.
Una storia ricca di colpi di scena
In un breve arco di tempo si dirama una storia ricca di colpi di scena. La scrittura è fluida, scorrevole, invoglia il lettore ad arrivare fino alla fine. Riesce ad entrare negli animi dei due protagonisti, nella loro interiorità. Una vera e propria analisi psicologica che deduce una ricerca approfondita compiuta dalla De Paolis.
Un mix di stati d’animo ed emozioni che rendono questo libro sicuramente degno di essere letto. Dopotutto se è finalista al Premio Bancarella un motivo ci sarà.