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La scoperta incredibile, il maschilismo fa male agli uomini: quali sono le malattie che si evitano con la parità

Medicina, scienza, intelligenza artificiale: i dati raccolti in un saggio raccontano che il nostro è un mondo per soli maschi. Eppure gli uomini eviterebbero depressione, istinti suicidi e perfino il mal di schiena cronico

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
La scoperta incredibile, il maschilismo fa male agli uomini: quali sono le malattie che si evitano...

La parità di genere è una realtà oggi o è ancora un'utopia? In un momento storico in cui finalmente le donne occupano ruoli di potere, cariche e impieghi fino a pochi decenni fa irraggiungibili, possono prendere decisioni nelle grandi aziende, passeggiare nello spazio accanto ai colleghi astronauti possiamo davvero dire di aver superato disparità e disuguaglianze? Da questa domanda prende spunto un interessante saggio pubblicato da Codice edizioni e firmato dai giornalisti Emanuela Griglié e Guido Romeo dal titolo "Per soli uomini, il maschilismo dei dati, dalla ricerca scientifica al design".

Una domanda di partenza, e anche una certezza: se pure la nostra è un'epoca di grandi possibilità per tutti e tutte, il cambiamento non è ancora reale e radicato. La conferma arriva dai numeri che fotografano la società, dal giornalismo al lavoro, dalla famiglia alla politica, dalla scienza alla cultura: solo due notizie su dieci parlano di donne, solo il 23% dei parlamentari nei paesi europei è rappresentato da donne, la cura della casa e della famiglia è affidata ancora alle donne, che tra l'altro guadagnano ancora meno rispetto agli uomini in tutti i settori. I farmaci, le automobili e gli attrezzi da lavoro, gli spazi urbani, perfino le tute spaziali sono pensati dagli uomini e per gli uomini, così come i sistemi informatici e l'intelligenza artificiale è ancora a uso e consumo maschile. Eppure, un mondo di totale parità è un mondo più felice: "Dove c'è più parità gli uomini dichiarano di essere più soddisfatti della propria vita - sottolineano nell'introduzione Emanuela Guaglié e Guido Romeo - e nei Paesi più egualitari come quelli nordici sia gli uomini sia le donne dormono pure meglio. Questo accade anche perché dove c'è meno disparità gli uomini si prendono meglio cura di se stessi, hanno la metà delle possibilità di essere depressi e meno probabilità di suicidarsi, e corrono il 40% di rischi in meno di morire di morte violenta e pure di soffrire di mal di schiena cronico".

E dunque, fatte queste doverose premesse, gli autori di "Per soli uomini" analizzano i campi del sapere e della società in cui è ancora forte la disparità tra uomini e donne. Una disparità che spesso è radicata nei dettagli più piccoli, meno evidente ma subdolamente pericolosa.

Farmaci a misura di soli uomini.

In Occidente, la scienza medica affonda le sue origini nella Grecia classica con i primi lavori di Ippocrate, che però parlava del corpo femminile solo ai fini della riproduzione. Due millenni e mezzo dopo registriamo ancora una forte asimmetria nella ricerca su malattie e cure: "Le donne hanno dal 50 al 75% di possibilità in più di sviluppare reazioni avverse ai farmaci o di morire di infarto - scrivono gli autori nel capitolo dedicato alla medicina - perché i sintomi non vengono riconosciuti come tali". Guaglié e Romeo  ricordano il più grande scandalo sanitario a livello mondiale, la diffusione dela talidomide, un antidepressivo che tra il 1957 e il 1962 venne prescritto a tantissime donne in gravidanza nonostante fosse stato testato solo su uomini causando la morte di 5000 neonati. Solo di recente si parla di medicina di genere, mentre diversi medicinali sono ancora tarati solo su maschi e adulti. Il motivo? "Tra i fattori che hanno portato a trascurare metà della popolazione nello sviluppo della scienza medica pesano, e anche molto, quelli culturali - notano Guaglié e Romeo - Per secoli le donne sono state portatrici di un valore socio-economico minore, e di conseguenza la loro salute valeva meno".

Computer e internet un po' maschilisti.

Era il 2011 quando l'assistente vocale Siri si affacciò sul mercato Apple. Allora rivelò in alcuni dettagli la sua genesi maschile: mentre era in grado di dare informazioni precise su prestazioni di escort e forniture di viagra, non sapeva rispondere alla ricerca di cliniche per interruzione di gravidanza o dare suggerimenti nei casi di violenza sessuale. L'intelligenza artificiale, così come il resto della società, mostrava tutti i limiti di un mondo digitale pensato e gestito da soli uomini. Ne è una prova anche BERT, il software che Google usa dal 2019 per i suoi servizi: nei suggerimenti per completare le frasi associa un uomo dottore o programmatore informatico a una donna infermiera e casalinga. Stereotipi vecchissimi che ha certamente imparato da noi. E non potrebbe essere altrimenti, dato che ancora oggi solo il 22% di chi lavora nel settore dell'intelligenza artificiale è donna.

 

E ancora design, abbigliamento e strumenti di lavoro, dispositivi di sicurezza, pianificazione e organizzazione delle città e degli spazi pubblici, rappresentazione del mondo femminile su media e informazione: i numeri ci dicono che l'uguaglianza tra i sessi è ancora lontana. La cattiva notizia è che ci vorrà ancora molto tempo per cancellare pregiudizi e stereotipi e raggiungere la vera parità. La notizia positiva è che la grande quantità di dati in arrivo dal mondo digitale potrà darci una mano a rendere il processo più rapido ed efficace. Con buona pace di Siri.

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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