Ecco perché Proust "non è difficile", il problema con lui è solo "il tempo"

"Dalla parte di Proust" propone un dialogo con la "Ricerca del tempo perduto" per lettori curiosi che vogliano dotarsi di strumenti che ne rendano più diretto e spontaneo l'approccio

Ecco perché Proust 'non è difficile', il problema con lui è solo 'il tempo'

Dalla parte di Proust è un libro di cui avevamo tutti bisogno. Propone un dialogo con la "Ricerca del tempo perduto" per lettori curiosi che vogliano dotarsi di strumenti che ne rendano più diretto e spontaneo l'approccio. Abbiamo chiacchierato con l'autore di questo importante saggio. Stefano Brugnolo* è docente di Teoria della letteratura presso l’Università di Pisa, collabora e scrive testi per varie riviste nazionali e internazionali.

Edito da Carocci il testo è rivolto a chi è curioso di Proust, sia che lo abbia già letto tutto o in parte, sia che non l'abbia ancora fatto, magari perché spaventato dalla gran mole dell'opera...

"Oppure perché gliene hanno parlato come di una lettura difficilissima. A me piacerebbe presentare Proust come uno scrittore capace di sorprendere ma anche di divertire, di “intrattenerci” alla maniera di un grande amico capace di affabulare e narrare. L'unica difficoltà reale con lui è il tempo: quest'opera che parla proprio del tempo richiede al lettore che si dimentichi del tempo, che si immerga nella lettura, disinteressandosi delle ore che passano, degli altri impegni (il che oggi è diventato sempre più difficile). Occorre insomma abbandonarsi alla lettura. Il lettore deve soprattutto saper e poter godere delle digressioni di Proust, che non ha certo fretta di concludere, ma ci invita semmai a fare insieme a lui una lunga passeggiata piena di deviazioni e che però "da qualche parte" poi ci conduce. Dove? Direi verso una meta finale che è anche un lieto fine inaspettato, un finale che ci porta a riconsiderare non solo la vita del protagonista ma anche la nostra da un'altra prospettiva, che ci induce a guardare il mondo con un altro sguardo".

L'obiettivo è scalfire l'aura di monumento sacro che è stata spesso attribuita a quest'opera, restituendole un'immagine più amichevole, di un romanzo potenzialmente aperto a tutti, capace di suscitare piacere, conoscenza e anche tanto divertimento. Giusto? Lo ha scritto per questo?

A dire il vero è nato tutto su facebook. C'è una pagina facebook molto bella frequentata da gente che a vario titolo legge, ama, studia Proust, si chiama Proust/emi ed è diretta da Giusppe Girimonti Greco. Ebbene io mi sono iscritto a quella pagina e ho cominciato a scrivere delle mie riflessioni sulla Ricerca del tempo perduto, ne sono nate discussioni, dialoghi, scambi, anche polemiche. Mi sono accorto lì che Proust smuoveva sentimenti ed emozioni molto vivaci e dirette e che a partire da quelle reazioni si poteva ritornare a ragionare su quella grande opera in modo più cordiale e diretto. Alla luce del romanzo proustiano aspetti della nostra vita contemporanea potevano essere riesaminati. Il mio libro è dunque una specie di continuazione, certo più articolata e ragionata, di un dialogo cominciato sui social.

Indagando il testo da molteplici prospettive, l'autore si concentra su alcuni temi ricorrenti (lo snobismo, la politica, la gelosia, l'arte) per evidenziare quanto questo scrittore possa parlare alla nostra epoca e contribuire a illuminare alcune sue profonde contraddizioni. Quanto è attuale Proust? 

Quale è la più importante lezione dello scrittore che può risultarci utile oggi? Questa: che ogni momento o situazione della vita, quelle più difficili e tristi come quelle più buffe e imbarazzanti, sono degne di essere osservate, raccontate, esplorate in modo dettagliato. Tanto per dire: Proust comincia la sua immensa opera a partire da un bacio che la madre una sera nega al protagonista. È una situazione a suo modo banale, che sarà accaduta tante e tante volte, eppure Proust ce la racconta in modo così approfondito, partecipe e fine che noi capiamo che quella scena è alla base di tutto il successivo grande ciclo romanzesco. Una situazione così quotidiana si trasforma dunque in una specie di mito originario. E questo ci significa che appunto tutto nella vita può essere importante e degno di considerazione e valorizzazione.

Dimostra che Proust costituisce un compagno straordinario per letture e riletture sempre nuove e appaganti, perché a scuola è trascurato? 

Bè credo che ancora una volta c’entri la lentezza. Per leggere Proust, anche solo per “assaggiarlo” ci vuole tempo, e invece a scuola le classi sono sotto il ricatto del programma. In quelle condizioni risulta difficile fare una esperienza anche solo parziale di quella che è per eminenza una scrittura lunga, abbandonata, lenta, fluviale.

 

*L'autore ha scritto vari saggi tra cui ricordiamo La tradizione dell’umorismo nero (1994) e La letterarietà dei discorsi scientifici (2000), entrambi pubblicati presso Bulzoni;  L’alchimia imperfetta: saggio sull’opera di Joris-Karl Huysmans (1997), presso la casa editrice Schena; L’idillio ansioso“Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta e la letteratura delle periferie, (2004) presso la casa editrice Avagliano; Strane coppie. Parodia e antagonismo dell’uomo qualunque (2013), presso il Mulino; L’officina della parola. Dalla notizia al romanzo: guida all’uso di stili e registri della parola (2014) presso Sironi. Per conto dell’Associazione Malatesta ha di recente coordinato un seminario di studi dedicato a La letteratura e il piacere del Male nel Novecento (settembre 2014), di cui a breve verranno pubblicati gli atti