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Cercas, l'ateo e anticlericale che seguì il papa in Mongolia sulle tracce della vita eterna

Il desiderio di porre a Francesco la domanda che muove da sua madre, oggi novantaduenne, da quando è morto suo padre a cui era legatissima: lo rivedrà dopo la morte? È vero che esiste una vita oltre quella terrena?

di Tiscali Cultura / Laura Valentini per Ansa   
(Ansa)
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La lettura è intrigante, come la storia da cui ha origine. "Sono ateo. Sono anticlericale. Sono un laicista militante". Javier Cercas lo mette nero su bianco nel prologo del suo nuovo libro Il folle di Dio alla fine del mondo in cui racconta, in un mix di reportage, dialogo filosofico, inchiesta, saggio, il viaggio compiuto con papa Francesco fino in Mongolia dove il pontefice si recò nel 2023. E a cui il Vaticano invita l'autore spagnolo di Soldati di Salamina suscitando il suo stupore.

Il folle senza Dio che insegue il folle di Dio

"Ecco un folle senza Dio che insegue il folle di Dio fino alla fine del mondo" è l'incipit del romanzo senza finzione in cui Cercas chiarisce fin dalle prime battute che quel che lo spinge ad assecondare la proposta che gli viene avanzata al Salone del Libro di Torino da Lorenzo Fazzini, responsabile della Libreria Editrice Vaticana, è il desiderio di porre a Francesco la domanda che muove da sua madre, oggi novantaduenne, da quando è morto suo padre a cui era legatissima: lo rivedrà dopo la morte? Cercas trasforma la narrazione quasi in un thriller in cui l'enigma che deve essere svelato è quello che rappresenta il più antico mistero della storia dell'umanità. È vero che esiste una vita oltre quella terrena?

Nella forma narrativa che lo ha reso celebre, l'autore cerca una risposta alla domanda che nessuno può fare a meno di porsi, e che lui vuole rivolgere al Papa, il folle di Dio come amava definirsi San Francesco di cui Bergoglio ha scelto il nome. Già durante il volo il Papa lo ascolta brevemente e lo fa accomodare per un dialogo più ravvicinato vicino a lui: cosa si dicono lo scrittore non lo racconta a chi glielo chiede. Perché nel frattempo il libro ospita una galleria di personaggi vicini al pontefice o per lavoro (i giornalisti 'vaticanisti', il direttore editoriale dei mezzi di comunicazione del Vaticano Andrea Tornielli, l'allora direttore de 'la Civiltà Cattolica' padre Spadaro) o per appartenenza alla Chiesa, come il missionario Ernesto Viscardi o il sacerdote mongolo Peter Sanjajav.

Il cattolicesimo incontra il buddismo

In Mongolia il cattolicesimo incontra il buddismo come nella visita al monastero e il colloquio che Cercas ha con l'abate Dambajav, che spiega come la confessione che rappresenta cerca la pace interiore del credente, o la catechista convertita che racconta perché il viaggio del papa è utile ai mongoli e apre uno spaccato di cronaca su cosa significa evangelizzare: in una realtà come la Mongolia il Vangelo più che annunciato va 'sussurrato', spiega Cercas dopo avere incontrato il cardinal Marengo, magari usando "l'arma segreta" che è "l'amore di Dio".

Missionari e missionarie

Missionari e missionarie sono i personaggi che più colpiscono lo scrittore che, come ha detto presentando il libro in occasione della sua uscita in contemporanea in Spagna, Italia e America latina, dopo il viaggio se pure non si è convertito ha cambiato la propria visione del cattolicesimo. "Ho trovato cose sorprendenti, straordinarie, come le opere dei missionari, che lasciano tutto solo per aiutare gli altri, in Mongolia come in Africa o in India e senza fare proselitismo perché Papa Francesco l'ha vietato".

L'incontro col Grande Inquisitore

Nel finale del libro c'è un altro incontro di Cercas ai più alti livelli della gerarchia vaticana, quello con il Grande Inquisitore, come lo chiama citando il personaggio dei fratelli Karamazov solo per osservare che la persona reale non potrebbe essere più diverso dal novantenne cupo e minaccioso rappresentato da Dostoevskij. Il prefetto del dicastero per la dottrina della fede (ex Sant'Uffizio) è alto, calvo, longilineo e indossa il clergyman. In passato lui stesso è stato sotto esame del dicastero. Dopo averlo nominato al vertice, Papa Francesco gli ha chiesto di operare dei cambiamenti. "Vede sempre più avanti" spiega allo scrittore che chiude la sua 'inchiesta' sul ruolo della trascendenza nella vita umana annunciando di aver svelato il 'segreto di Bergoglio': quello di essere un uomo 'comune'. O forse un uomo che alle domande centrali della fede dà risposte senza chiaroscuri.

di Tiscali Cultura / Laura Valentini per Ansa   
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