Premio Campiello, vince Federica Manzon: "Dedicato a chi ha attraversato confini". Europa più chiusa di vent'anni fa
Unica donna in cinquina ha trionfato con Alma. Nell'intervista l'autrice dichiara di essere "preoccupata del fatto che a Trieste sia stato sospeso Schengen. L'apertura di orizzonti, molto spesso sia stata sostituita con l'alzata di muri"
Alla fine ha vinto lei. Unica donna in cinquina, Federica Manzon ha vinto con Alma (Feltrinelli), che fugge da Trieste e ci ritorna per raccogliere l'improvvisa eredità del padre, il Premio Campiello 2024.
Il libro
Il suo romanzo in cui è forte il tema dei confini personali e storici ha conquistato il cuore della Giuria dei Trecento Lettori Anonimi con 101 voti. "Visto che è un libro nato nei confini lo vorrei dedicare a tutte le persone che hanno attraversato i confini, soprattutto il confine orientale di Trieste e che lo fanno immaginando e sognando un presente migliore in un momento in cui a Trieste prima ancora che in altre parti di Europa, Schengen è stato sospeso e lo è ancora. Vorrei che questa piccola cosa mia fosse di buon auspicio" ha detto la scrittrice emozionatissima che era già stata nella cinquina del Campiello nel 2011 con Di fama e di sventura.
"Alma è nata sul confine orientale dell'Italia, Trieste, e come quel confine tiene in se tanti parti che non convivono sempre pacificamente" ha detto Federica Manzon c he vive tra Trieste e Milano, lavora nel mondo dell'editoria e ha esordito nel 2008 con Come si dice addio.
Il secondo posto
Al secondo posto Antonio Franchini, che lavora anche lui nel mondo dell'editoria, che ha dato voce nel romanzo memoir Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio), 78 voti, alla storia di Angela dal carattere impossibile. Una donna eccessiva e imprevedibile che era sua madre. "Il momento in cui ho cominciato a raccontarla mi sono reso conto che stava morendo e che era un personaggio eccezionale" ha raccontato Franchini.
Il terzo classificato
Terzo Emanuele Trevi, Premio Strega 2021 con Due vite, che ne La Casa del Mago (Ponte alle Grazie) racconta il padre, il famoso e riservatissimo psicoanalista junghiano Mario Trevi e il rapporto con lui. La 62/ma edizione è stata l'ultima per il presidente della Fondazione il Campiello e di Confindustria Veneto Enrico Carraro. "Questa sera, dopo il vincitore, consegnerò le chiavi del Campiello. E' la mia ultima serata da presidente. Sono sicuro che chi verrà dopo di me saprà fare meglio" ha detto Carraro. In platea il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il presidente degli Industriali Emanuele Orsini. Anche per Walter Veltroni è l'ultima volta da presidente della Giuria dei Letterati, ruolo che ha ricpoerto per 4 anni consecutivi, l'esperienza più longeva nella storia del premio. "Sono stati quattro anni di lavoro in totale autonomia e indipendenza" ha sottolineato Veltroni. Trasmessa in diretta su Rai5 e condotta ancora una volta da Francesca Fialdini e Lodo Guenzi , la serata al Gran Teatro La Fenice ha visto ospite speciale Luca Barbarossa. I libri sono stati introdotti da un video con dei booktoker.
Quarto è arrivato Locus Desperatus (Einaudi) di Michele Mari, 33 voti, in cui la casa diventa un'entità con un suo carattere e chi la abita da tempo è un tutt'uno con gli oggetti, i libri e le cose che custodisce. Ultimo Vanni Santoni con Dilaga ovunque (Laterza), 6 voti, che ci porta tra gallerie d'arte e depositi di treni alla ricerca dello spirito clandestino della street art.
Gli altri riconoscimenti
Premiati anche i vincitori degli altri riconoscimenti previsti dalla Fondazione Il Campiello, tra cui il Premio alla carriera attribuito quest'anno a Paolo Rumiz che ha detto che "l'Europa di 20 anni fa era infinitamente più aperta rispetto allo straniero". L'Opera Prima è stata assegnata a Fiammetta Palpati per 'La casa delle orfane bianche' (Laurana) e il Premio Giovani a Giulia Arnoldi, 18 anni di Dalmine (Bergamo), per il racconto 'Appena prima dell'ultimo accordo'. Premiati anche Angelo Petrosino e Daniela Palumbo per il Campiello Junior ed Emanuela Evangelista, vincitrice della seconda edizione del Campiello Natura - Premio Venice Gardens Foundations, che vive in Amazzonia su una palafitta e ha dedicato a questa terra il libro Amazzonia. Una vita nel cuore della foresta (Laterza). Hanno votato in 287 su trecento. Oltre 18 mila le persone che in tutti questi anni hanno fatto parte della Giuria dei Trecento Lettori Anonimi.
Un romanzo sull'identità e la memoria
L'autrice ha dedicato la vittoria a tutte le persone che "hanno attraversato i confini, soprattutto il confine orientale di Trieste e che lo hanno fatto immaginando e sognando un presente migliore". Il suo è un romanzo sull'identità, la memoria e i territori. "Se uno scrittore ha una responsabilità nel raccontare è quella di illuminare parti di mondo, della realtà che sono un po' in ombra" dice all'ANSA Manzon che vive tra Trieste e Milano, il giorno dopo aver ricevuto il Super Campiello al Grand Teatro La Fenice di Venezia. "Da tempo - spiega la scrittrice - sono preoccupata del fatto che a Trieste sia stato sospeso Schengen. Quel confine faceva da sismografo di cose che accadevano nel resto d'Europa. Tante volte Trieste ha visto il passaggio di cose importanti della storia. Mi preoccupa anche quello che sta accadendo in Germania con la chiusura di molti lati dei confini. La considero una cosa terribile". Trieste, da cui Alma fugge per rifarsi una vita lontano e dove torna per raccogliere l'imprevista eredità del padre, "è un punto di vista importante sull'Europa. La mia alla fine è una generazione cresciuta con il sogno dell'Europa, di essere cittadini d'Europa prima ancora che nel tuo Paese" racconta Manzon che già nel 2011 era entrata nella cinquina del Premio Campiello con Di fama e di sventura.
È d'accordo con Paolo Rumiz che sostiene che l'Europa è più chiusa adesso di vent'anni fa?
"Totalmente. A me ha sempre impressionato che questa caduta dei confini, che doveva essere un'apertura di orizzonti, molto spesso sia stata sostituita con l'alzata di muri. Sul confine che conosco meglio, quello di Trieste, è vero che una volta c'era una frontiera fisica però c'era una familiarità. Adesso il confine è un muro. Ci sono le forze dell'ordine con i fucili che rimandano indietro le persone che cercano di passare di qua".
In Alma, che alla fine raccoglie l'eredità del padre, un uomo affascinante, sfuggente, senza radici, uno slavo, figlio della Jugoslavia, che non dirà mai in che paese è nato, c'è il sogno di un altrove desiderato e temuto.
"L'identità non è una cosa monolitica, una cosa unica data una volta per tutte, esattamente come l'esperienza del confine".
La dimostrazione di questo è l'incontro con Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado, amici di suo padre.
"Capisco chi sono io quando ho davanti il diverso da me. Tutti quelli che sono nati cittadini jugoslavi, come il padre di Alma, sono poi diventati cittadini di nessun paese e non riescono a riconoscersi in identità più piccole: Croazia, Serbia, Bosnia. Rimangono cittadini di qualcosa che non esiste più" dice la scrittrice.
Difficile da catalogare il rapporto con la madre: "volevo non si definisse in quanto madre di Alma. Non mi piace che nei romanzi il personaggio di essere madre si riduca soltanto a quello. Volevo che la madre di Alma fosse tante altre cose. Anche lei ha una eredità in cui non sa bene come stare perché i rapporti con i suoi genitori asburgici ha preso un'altra direzione. Questa rottura della linea degli affetti fatica poi a trasmettere ad Alma una storia familiare" spiega Manzon poco prima di partire da Venezia verso Pordenone, sua città natale, dove è attesa nell'ultimo giorno della festa del libro e della libertà. La parte stabile, ancorata, per Alma sono i nonni materni.
Scrittrice ed editor, sono conciliabili le due cose? "Difficile tenerle completamente separate. Il lavoro di editor sicuramente non ha aiutato il mio essere scrittrice, anzi è una fatica. Mentre credo che il mio essere scrittrice abbia aiutato il mio lavoro nell'editoria perché sei più consapevole di fatiche, rischi, problemi che hanno a che fare con la scrittura".
Si aspettava la vittoria del Campiello?
"No, vista la cinquina illustre. Una vittoria che vale ancora di più" dice sorridendo. In corsa c'erano Antonio Franchini, arrivato secondo, Emanuele Trevi, terzo e poi Michele Mari e Vanni Santoni. Un film da Alma? "Per ora non ho avuto nessuna proposta però mi piacerebbe".
Sta pensando ad altri libri?
"Più che avere in testa un libro ho delle parti di mondo che mi interessano. Poi ci metto un sacco a scrivere i libri. Ho bisogno di stare dentro dei mondi che mi piace raccontare, che mi interessano" sorride felice.