Ecco l'uomo che cambiò le sorti dell'Italia. In "M. L'ora del destino" Scurati racconta vizi, viltà e paure di Benito Mussolini
Quarto e ultimo capitolo della serie bestseller tradotta in tutto il mondo. Dalla morte di Balbo alla caduta del Duce lo scrittore napoletano ricorda gli ultimi anni del fascismo
Vanesio, presuntuoso ed egoista, tormentato da dubbi e paure eppure sempre arrogante. Sentimentale e feroce, totalmente ignorante di tecniche militari e strategie di guerra, bugiardo e falso con i suoi stessi alleati. Eccolo, Benito Mussolini spogliato da retorica, proclami, adulazioni varie pronunciate da amici e amanti, una figura misera che se scrutata a ottant'anni di distanza davvero non si capisce come sia riuscita a segnare il destino tragico di un continente intero. Il ritratto del Duce del fascismo ha una luce nuova con "M", la quadrilogia che lo scrittore napoletano Antonio Scurati pubblica dal 2018 con Bompiani; da pochi giorni è in liberia "M. L'ora del destino", quarto e ultimo volume che racconta gli anni finali della saga Mussolini, dai primi giorni in cui l'Italia entra il guerra fino al 25 luglio 1943, quando il Gran consiglio sfiducia il suo stesso leader.
Il libro scorre con il passo e lo stile di un romanzo, ricchissimo di personaggi principali e secondari e denso di colpi di scena e accadimenti imprevedibili, ma come sottolinea l'autore nella presentazione, è un "romanzo in cui d'inventato non c'è nulla": al termine di ogni capitolo leggiamo citazioni, frammenti di diari, lettere, verbali, articoli, resoconti e documenti d'archivio che testimoniano i fatti nella loro obiettività, dalle sedute in Parlamento alle riunioni tra Mussolini e gli altri fascisti, dai colloqui privati fino alle telefonate personali e ai momenti più intimi con le sue amiche e amanti, ben documentati da diari personali; sono descritti con grande cura i colloqui tra Mussolini e Hitler a bordo di un treno a metà strada tra Italia e Germania, quei i momenti cruciali che definiranno gli anni più tragici del secolo, dalle leggi razziali all'epilogo della guerra. Momenti spesso condizionati da sfiducia reciproca, desiderio di prevaricare sull'altro, volontà di conquistare un pezzetto di gloria anche a costo di mandare a morire milioni di vite umane.
Il primo volume della serie, "M. Il figlio del secolo" pubblicato nel 2018 e premiato con il Premio Strega raccontava i cinque anni in cui il Fascismo ha conquistato il potere, dalla prima adunata dei Fasci di combattimento nel marzo 1919 all'omicidio del parlamentare socialista Giacomo Matteotti, ritrovato cadavere il 16 agosto 1924 a due mesi dal rapimento avvenuto per mano fascista; il romanzo, oltre 500 mila copie vendute e 40 traduzioni nel mondo, è oggi una serie tv con Luca Marinelli che vedremo su Sky nel 2025.
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Le prime pagine del secondo "M. L'uomo della provvidenza" (2020) si aprono nella stanza da letto di un Mussolini sofferente, piegato da insopportabili disturbi gastrici: ha 25 anni ed è il più giovane presidente del Consiglio, negli anni successivi il Fascismo prenderà la sua piega più inquietante e feroce; il terzo, "M. Gli ultimi giorni dell'Europa" (2022) mostra il delirio ormai inarrestabile del Duce animato dalla folle ambizione di colonizzare l'Africa e trascinare il Paese in guerra accanto alla Germania guidata da Adolf Hitler, ben più preparata e armata dell'Italia; un'ambizione che non si placa neanche davanti ai timori dei collaboratori più prossimi che denunciano la scarsità di mezzi, uomini e risorse. "In queste condizioni, e finché esse durano – scrive il sottocapo allo Stato maggiore dell'esercito Mario Roatta il 27 dicembre 1939 – e finché esse durano, la miglior cosa da fare, se non l'unica, sarebbe quella di non scendere in guerra"; "La carenza di carne non deve preoccupare – commenta Benito Mussolini davanti alla Commissione suprema di difesa il 10 febbraio 1940 – venti milioni di italiani hanno la saggia abitudine di non mangiarne, e fanno benissimo".
Il quarto e ultimo volume uscito lo scorso 16 ottobre si apre con una tragedia: Italo Balbo, fascista della prima ora, protagonista della incredibile trasvolata atlantica in formazione e l'uomo a cui il sindaco di Chicago ha dedicato una via, “maresciallo dei cieli dell'Impero” viene colpito mentre guida una missione contro gli inglesi in Libia, a Tobruk. L'aereo su cui vola Balbo non è abbattuto dai nemici ma dagli artiglieri italiani, che esultano a terra "ignari di aver abbattuto il loro comandante". Una fine ingloriosa per uno dei protagonisti dell'epoca fascista, il cui cadavere bruciato viene identificato solo grazie a una protesi dentaria. Mussolini accoglierà la notizia con freddezza, non una parola di commiato in pubblico ma un telegramma freddo alla vedova.
Il 1940 è l'anno in cui l'Italia entra in guerra, ed è chiaro da subito che la vittoria non sarà facile e soprattutto non sarà semplice conquistare la gloria accanto alla ben più attrezzata Germania: le scelte del Duce, sempre più folli e guidate da consiglieri falsi e ambiziosi, si rivelano disastrose, ed è in questi anni che i comandanti italiani si macchiano di crimini feroci, di azioni militari senza senso come le sanguinose invasioni di Grecia ed Egitto. Il capo dell'Italia in guerra è un Mussolini debole e spaventato ma mai pronto a mettersi in discussione, ipocrita e arrogante, che parla per slogan ed è incapace di interpretare le strategie militari dei suoi avversari e dei suoi alleati, ma ancora più misere sono le figure dei suoi collaboratori, pronti all'ossequio quando serve e al silenzio quando rischiano potere e fiducia. Il destino dell'Italia è nelle loro mani, e sarà un destino di miseria, morte e sofferenza per i decenni che verranno.
Il racconto di Antonio Scurati, che per la sua opera di scrittore è stato insignito della croce di commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana, ha l'agilità del romanzo pur rispettando sempre la verità storica anche nei fatti minori, spesso trascurati dalla storiografia ma non per questo meno importanti. Risaltano tra le pagine dello scrittore napoletano i diversi personaggi che stanno attorno al Duce, dalle donne (la critica d'arte e intellettuale Margherita Sarfatti, la moglie Rachele, la giovanissima Clara Petacci che annoterà sempre ogni loro conversazione e incontro e morirà con lui) ai suoi amici e collaboratori capaci di dissimulare la realtà e convincere Mussolini a seguire le strade più pericolose. Un affresco potente e prezioso per ricostruire un trentennio di cui ancora oggi ci sfuggono molte sfumature, che invece Scurati rappresenta con una penna precisa, affilatissima e mai indulgente. Un dubbio rimane, alla fine della lettura: come abbiamo potuto lasciare le sorti del Paese nelle mani di questi uomini?