"Ancora un altro giorno" di Giovanni Mosca, quando la depressione trova una cura e un finale a sorpresa
L'ultimo romanzo di Giovanni Mosca in cui la storia del migrante Jamil e quella autobiografica dell'autore si intrecciano verrà presentato a Olbia il 5 luglio

Il Romanzo “Ancora un altro giorno” di Giovanni Mosca è un racconto in parte autobiografico che adotta la tecnica del flusso di coscienza con cui l’autore narra liberamente e senza filtri cognitivi la storia del “migrante”, Jamil, ragazzo nigeriano che abbandona la sua terra e i suoi affetti per attraversare il mar Mediterraneo e arrivare in Italia in cerca di sé stesso. Ma anche l’autore si considera un migrante in viaggio, dopo una crisi personale che dal punto di vista psicologico potrebbe essere paragonabile proprio a quella di Jamil.
La storia di Jamil e quella dell'autopre in parallelo
Le due storie, prima viaggiano parallele ma poi finiscono con l’intrecciarsi attraverso un incontro sull’isola di Linosa. E poi un susseguirsi di cambiamenti che Giovanni Mosca introdurrà con la metafora del migrante per avvicinare il lettore al concetto dell’impermanenza della vita, nonché per evidenziare come il tempo corra veloce, proponendo imprevisti e situazioni inaspettate, così che le nostra vite restano come in perenne sospensione ma comunque, quel meraviglioso viaggio personale che si intraprende, senza conoscere in anticipo quali saranno le tappe e le persone che si incontreranno nel tragitto.
La possibilità di guarigione
Il messaggio sotteso non è soltanto quello di non avere paura ad ammettere il proprio disagio psicologico e/o la sofferenza fisica ma di credere nella possibilità di guarigione con l’affetto dei propri cari e con un valido percorso di cura. Purtroppo il lavoro, la gestione quotidiana dell’esistenza spesso inducono gli uomini ad essere infelici e non sentirsi sé stessi. Il romanzo, oltre a contenere una storia d’amore e un finale particolare vuole esser soprattutto un grido di allarme verso la società e le istituzioni politiche a non sottovalutare le dimensione del fenomeno della depressione che oggi riguarda soprattutto i giovani con i problemi di ritiro sociale, di gestione delle emozioni, di dipendenza da sostanze e dal gioco.
La prefazione di Gianni Riotta
La prefazione è un apprezzatissimo contributo del "professore Gianni Riotta” della Princeton University e dell’Università Luiss “Data Lab Graduate School of Journalism” che evidenzia maggiormente, rispetto al tema della migrazione, la dimensione quantitativa del fenomeno relativo alla “ depressione” ma anche come dietro i numeri brutali che cauterizzano questo male ci siano i volti di esseri umani, donne e uomini, anziani e giovani che, a volte, non hanno la forza o non possono chiedere aiuto e ai quali la società ha il dovere di offrire il necessario supporto nelle cure psicologiche. Per fortuna qualcosa si sta muovendo in tal senso.
La ricetta per vivere meglio
La sua prefazione sintetizza in modo mirabile anche la ricetta per vivere al meglio la nostra esistenza: si tratta di ritrovare la bellezza nei momenti di disperazione e di esorcizzare la solitudine, il “Cafard” di Flaiano, capace di tradirci anche in compagnia dei nostri cari. E così abbiamo il dovere di intraprendere la ricerca incessante dei valori cruciali della vita, nascosti sotto strati ipocriti di aspettative sociali e insicurezze personali. Insomma, un libro che vale la pena di leggere poiché gli argomenti vengono trattati con delicatezza poetica e con uno spirito positivo finalizzato alla rinascita interiore. Una lezione di vita per tutti noi.
Appuntamento a Olbia il 5 luglio
Per chi vuole saperne di più e incontrare l'autore l'appuntamento Il 5 luglio alle ore 19, presso la Libreria Ubik di dove il romanzo viene presentato insieme con l'autore dal giornalista Augusto Ditel.