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Ecco la cinquina del Premio Strega e c'è già una vittima illustre a sorpresa

Ecco i nomi della cinquina che accede alla finalissima: Bajani, Bruck, Caminito, Di Pietrantonio e Trevi

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
Ecco la cinquina del Premio Strega e c'è già una vittima illustre a sorpresa

Quest'anno le Streghe danzanti, la magnifica illustrazione di Lorenzo Mattotti per la settantacinquesima edizione del premio letterario più famoso d'Italia, hanno voluto premiare le donne.
Mai così tante in gara.

La cinquina vincente è  formata da:

Andrea Bajani: Il Libro delle case (Feltrinelli) - 203 preferenze 
Edith Bruck: Il pane perduto (La Nave di Teseo) - 221 preferenze 
Giulia Caminito: L'acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) - 215 preferenze 
Donatella Di Pietrantonio: Borgo Sud (Einaudi) - 220 preferenze 
Emanuele Trevi: Due vite: (Neri Pozza) - Il più votato con 256 preferenze

Esclusa dunque la grande favorita, Teresa Ciabatti. Fuori anche il magnifico romanzo di Maria Grazia Calandrone. Bruck entra non solo nella cinquina ma vince lo Strega Giovani. Ed è veramente una gran bella notizia che una testimone dell'Olocausto sia stata doppiamente premiata. Il più votato è Emanuele Trevi che pubblica "Due vite" per una casa editrice indipendente mentre Caminiti e Bajani concorrono con i medesimi romanzi anche al Campiello. 

I libri: chi sono gli autori, di cosa parlano

Emanuele Trevi: Due Vite
All’apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia. Trevi ne delinea le differenti nature: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, così propensa alle illusioni.In realtà si tratta di un omaggio all'amicizia.


Edith Bruck Il pane perduto
Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant'anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l'infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l'odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l'accoglienza e l'ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza?

Donatella Di Pietrantonio: Borgo Sud
Un romanzo teso e intimo, intenso. E' il momento piú buio della notte, quello che precede l’alba, quando Adriana tempesta alla porta con un neonato tra le braccia. Non si vedevano da un po’, e sua sorella nemmeno sapeva che lei aspettasse un figlio. Ma da chi sta scappando? È davvero in pericolo?
Adriana porta sempre uno scompiglio vitale, impudente, ma soprattutto una spinta risoluta a guardare in faccia la verità. Anche quella piú scomoda, o troppo amara. Cosí tutt’a un tratto le stanze si riempiono di voci, di dubbi, di domande.

Giulia Caminito: L'acqua del lago non è mai dolce 
L'autrice è la più giovane tra i concorrenti: 33 anni. Un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità. Scrittura potente. 

Andrea Bajani: Il libro delle case
Un romanzo costruito come un'appassionante partita di Cluedo: i segreti di un uomo e di un Paese raccontati dalle case che li hanno custoditi. In un'opera unica per architettura, poesia e visionarietà, Andrea Bajani traccia il grande affresco di un'educazione sentimentale a metri quadri.

 

Lo Strega nella città delle Streghe
La proclamazione della cinquina finalista e del vincitore dello Strega Giovani quest'anno si è tenuta nell'Anfiteatro Romano di Benevento, lì dove è nato il liquore Strega. Una città di "fattucchiere" avvolta da misteri, leggende, presenze magiche e dove Maria Bellonci e Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del liquore, diedero vita al Premio che nel tempo ha restituito vita, bellezza e dignità al romanzo italiano.

In settantacinque anni solo undici scrittrici hanno vinto lo Strega: Elsa Morante, seguita da Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Fausta Cialente, la stessa ideatrice Maria Bellonci, Mariateresa Di Lascia, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Melania Gaia Mazzucco e Helena Janeczek. Chissà che la dodicesima non arrivi proprio l'8 luglio, nella giornata conclusiva del Premio quando nel Ninfeo di Villa Giulia, a Roma, saranno gli "Amici della domenica" a decretare il romanzo vincitore del 2021.

La qualità degli scritti in gara è stata alta già dalle prime battute: 62 titoli candidati, scremati via via fino alla cinquina selezionata a Benevento e che concorrerà alla festa finale. Melania G. Mazzucco, presidente del Comitato direttivo, parla di racconti "legati al vissuto personale dell’autrice o dell’autore, al suo mondo privato e prossimo (amici, parenti, conoscenti), e alla geografia locale, provinciale, talvolta rionale. In qualche caso questo vissuto incrocia la grande storia, più spesso si tratta invece di microstorie intime. Sono storie di famiglie, dominano le figure delle madri – spesso anaffettive, furiosamente antagoniste – e delle sorelle, mentre i padri sono quasi assenti, sgraditi, superflui o silenziati. Sono storie di bambine senza infanzia, adolescenti solitarie o emarginate. Il sentimento dell’esclusione sociale e del rancore incendia alcuni di questi libri. Sono storie di testimonianza, di vita vissuta o prossima. Sono storie domestiche, nelle quali la casa – abitata, posseduta, perduta, occupata, infestata di oggetti – diventa personaggio. Nell’anno del confinamento nelle mura domestiche o nelle mura metaforiche dei nostri confini nazionali, è certo una coincidenza non casuale”.

 

 

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
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