Drammi, talento e dolori di un'icona pop, in "Rememberings" il racconto autobiografico di Sinéad O' Connor
Arriva in libreria il libro di memorie della cantante irlandese
C'è un'incredibile caleidoscopio di sentimenti contrastanti nella vita di Sinéad O' Connor: rabbia, dolore, fragilità, amore, spiritualità. Un attimo è la voce potente e romantica, un secondo dopo è l'artista scostante e fuori controllo, viso d'angelo con grandi occhi chiari irruenta e inaffidabile. Dal 1987, anno del suo debutto discografico a oggi, l'abbiamo raccontata con parole diversissime, l'abbiamo messa in cima alle classifiche e l'abbiamo fatta cadere rovinosamente, l'abbiamo ritratta come pazza e imprevedibile, abbiamo etichettato le sue esternazioni religiose come segno di debolezza o squilibrio. Oggi la cantante irlandese, 54 anni, 11 album in curriculum e trent'anni di interviste e performance controverse, ha scelto di raccontare da sé la sua storia: "Remembering", ricordi, è l'autobiografia che ha appena dato alle stampe con la casa editrice Sandycove, 304 pagine (per ora solo nell'edizione inglese) di aneddoti, confessioni e racconti.
Da un'infanzia di abusi al successo planetario di "Nothing compares 2 U"
Sinéad, che in passato ha affidato alla stampa e alle interviste i momenti più bui della sua vita già prima di racchiuderli un libro, nasce a Dublino l'8 dicembre 1966 da una famiglia numerosa (e sfortunata): dopo la dolorosa separazione dei genitori viene affidata alla madre, persona violenta che la costringe a subire abusi fisici e psicologici. I guai di Sinéad, che lascia la casa materna a 13 anni e passa gli anni dell'adolescenza tra collegio e riformatorio, iniziano qui. Ma è anche uno straordinario successo mondiale, conquistato nel 1990 a 25 anni con il brano "Nothing compares 2U" scritto da Prince e l'album "I do not want what I havent'got", con gli occhi di pubblico e critica prepotentemente puntati su una ragazza fragile e sensibile, a provocare cadute e crisi continue, alternate a momenti di coraggio e esternazioni dall'incredibile impatto mediatico. Come la partecipazione al Saturday Night Live, il 3 ottobre di 29 anni fa, quando denuncia pubblicamente gli abusi di alcuni esponenti della chiesa cattolica negli Usa e strappa davanti alle telecamere un'immagine del papa Giovanni Paolo II. Il mondo non le perdona quel gesto, arrivato pochi mesi dopo il rifiuto di cantare a un concerto se fosse stato eseguito prima l'inno nazionale americano. Il pubblico che tanto la aveva amata per “Nothing compares 2U” la bolla come eretica e squilibrata.
Dal pop al punk rock, dalle ballate al folk: 11 album di successo e sperimentazione
Nel frattempo Sinéad non abbandona la sua passione, la musica: dal primo album, "Lion and the Cobra" del 1987 definito “un esordio fulminante” da Ondarock all'ultimo, “i'm not Bossy, I'm the Boss” del 2014 è un susseguirsi di lavori diversissimi tra punk rock, ballate folk, rivisitazioni di brani reggae, musica tradizionale irlandese, pop romantico e malinconico, cover di grandi classici, collaborazioni importanti da Peter Gabriel ai Massive Attack agli Asian Dub Fundation a Brian Eno. Icona dai mille volti che si affaccia al mondo con un look estremo, abiti neri e testa rasata a zero, la O'Connor cambia spesso identità: viene ordinata prete da un gruppo cattolico non riconosciuto dalla chiesa, dichiara di essersi convertita all'Islam con il nome di Shuhada’ Davitt, di aver bisogno di una pausa dalla musica per poi tornare con la notizia di nuovi tour. A novembre 2020 annuncia un periodo di disintossicazione dalle droghe, il 5 giugno 2021 annulla il tour, pochi giorni dopo presenta "No Veteran Dies Alone", nuovo disco che uscirà nel 2022 ma senza alcuna promozione.
Un'icona pop tra fragilità e malattia
Imprevedibile, scostante, eppure capace di catturare ancora l'amore dei suoi fans in tutto il mondo con un tweet, con un video, un'intervista. Impossibile dimenticare l'appello disperato pubblicato nel 2017 su Facebook: “Sono da sola, tutti mi trattano male e sono malata - dice in un video - Le malattie mentali sono come le droghe. Vivo in un motel Travelodge in New Jersey e sono da sola. E non c'è niente nella mia vita eccetto il mio psichiatra, la persona più dolce al mondo, che mi tiene in vita. Voglio che tutti sappiano cosa significa, e perché faccio questo video. Le malattie mentali sono come le droghe, sono uno stigma: all'improvviso tutte le persone che dovrebbero amarti e prendersi cura di te ti trattano male”.
Alla giornalista del The Guardian che, in una lunga e intensa intervista del 27 maggio scorso le ha chiesto cosa potrebbe fare l'industria musicale per prendersi cura delle persone con problemi di salute mentale, Sinéad ha risposto: “Sei la prima persona che mi ha mai fatto questa fottuta domanda, la domanda più importante della mia vita, ed è un vero peccato”. Con "Rememberings" la cantante di Dublino si rivela al mondo in tutta la sua complessità, gioia e ombre, debolezza e forza, bellezza e disperazione.