L'attrice e performer Silvia Calderoni ritorna bambina con il suo primo romanzo "Denti di latte"
Il mondo visto con gli occhi dell'infanzia nel libro firmato dall'artista: "La fantasia è la polpa dei nostri ricordi"

Com'è davvero il mondo visto da una bambina? Come vengono percepiti problemi e difficoltà quotidiane dei grandi agli occhi dei più piccoli? Ce lo racconta Silvia Calderoni, attrice, autrice e performer nel suo primo romanzo "Denti di latte" appena arrivato in libreria con Fandango Libri: pensieri, sensazioni, paure, sogni a occhi aperti della piccola Silvia alle prese con la vita, la scuola, i giochi e le sfide con un mondo ancora troppo grande per il suo piccolo corpo esile.
"Suona la radiosveglia, il mio braccio si muove in modo automatico. Abbandono il sonno ma, come nelle mattine migliori, non apro subito gli occhi", leggiamo nell'incipit del romanzo. Comincia così, in una mattina qualsiasi, il racconto di Silvia, bimba dal caschetto biondo che si affaccia alla vita dalla sua cameretta, un letto a ponte e una scrivania ad angolo che contiene il suo piccolo quotidiano fatto di quaderni, colori, penne e matite. L'esistenza per la ragazzina è quell'angolo di casa da cui osserva i genitori spesso silenziosi e assorti nelle cose di ogni giorno, e poi la scuola, la piscina, i giochi fuori casa, le piccole abitudini familiari; nello scorrere delle pagine conosciamo una bambina che osserva con cura ogni cosa, che inventa giochi con ogni pretesto, che affronta ogni azione come una scommessa. Si svela, nel racconto di Calderoni, un mondo infantile descritto con grande precisione, dove ogni gesto anche minuscolo è fonte di emozioni fortissime: le barbie riposte in una scatola trasparente sopra l'armadio, la prima pagina dei quaderni compilata con attenzione, la lettera che ricorderà alla Silvia grande che vorrà sempre bene alla mamma.
“Nonostante le persone e i luoghi citati non siano inventati, questo non è un romanzo autobiografico. La fantasia è la polpa dei nostri ricordi”, avverte l'autrice nella prima pagina di "Denti di latte"; ma se anche non cediamo alla tentazione di vedere nel libro l'infanzia dell'artista Silvia Calderoni, possiamo certamente trovarvi i tratti comuni delle bambine e dei bambini nati tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta: le feste dell'Unità, i giochi con le bambole, le estati al mare, i momenti passati con gli occhi chiusi a immaginare altre vite e altre esperienze.

Oggi Silvia non è più la bambina dal caschetto biondo, le gambe lunghe e sottili e lo sguardo che scruta l'altra sé che le vive accanto, ma è una delle attrici e performer più amate e affermate in Italia e al mondo: nata a Lugo nel 1981, dal 2006 inizia a lavorare con Motus, compagnia teatrale fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Francesconi Nicolò e nello stesso tempo porta avanti la sua personale ricerca artistica, sempre attenta all'attualità e alla storia recente come in "MDLSX", ispirato al romanzo premio Pulitzer "Middlesex" dello statunitense Jeffrey Eugenides, o "Alexis. Una tragedia greca"; oltre al teatro, si muove in spazi indipendenti e occupati di militanza culturale tra cui il Teatro Valle Occupato e l'Angelo Mai di Roma, il Macao di Milano, il Sale Docks di Venezia e l'Asilo Filangieri di Napoli. È un'attivista del movimento transfemminista queer, e su questo tema ha prodotto, insieme a Ilenia Caleo, lo spettacolo "The present is not enough" ispirato alla memoria del mondo gay e queer degli anni ‘70 e ‘80 a New York in scena nei giorni scorsi a Roma. Silvia Calderoli ha lavorato anche nel cinema: nel 2012 la abbiamo vista nel ruolo di Kaspar accanto a Vincent Gallo in "La leggenda di Kaspar Hauser" di Davide Manuli, in "Amori che non sanno stare al mondo" di Cristina Comencini del 2017, in "Non mi uccidere" di Andrea De Sica (2021), nella serie tv "Romulus" di Matteo Rovere. Per il suo impegno sul palcoscenico, ha ricevuto nel 2009 il più prestigioso riconoscimento del teatro italiano, il Premio Ubu, come nuova attrice under 30.