Tutti gli uomini del Presidente: ecco perché i nababbi russi dell'ex Kgb hanno scelto il Belpaese per fare affari
Si intitola: "Oligarchi - Come gli amici di Putin stanno comprando l'Italia", è un libro inchiesta sconvolgente di due giornalisti della Stampa che svela cosa si nasconde dietro ville e yacht

Per decifrare questa vicenda cancellate ogni suggestione cinematografica. Walter Biot non somiglia a James Bond. Ha una moglie, quattro figli e un cane. Tremila euro al mese di stipendio, dirà agli inquirenti, non gli bastano per far fronte alle esigenze familiari. Quindi si inventa un mestiere parallelo: vende segreti militari ai russi. Biot è ufficiale della Marina Italiana. Fino al 30 marzo 2021, giorno del suo arresto, lavorava presso lo Stato Maggiore della Difesa, lì dove passano tutti i file riservati e classificati, compresi quelli della Nato. Una cimice nel suo ufficio svela l'altra attività, quella occulta. Il capitano fotografa con un cellulare i documenti top secret relativi al nostro sistema di telecomunicazioni militari, scarica le immagini su una pennetta, la nasconde in una scatola di farmaci e va a consegnarla a un diplomatico moscovita. Una "piccola storia ignobile" che si consuma per 5mila euro - tanto intasca Biot - nel parcheggio di un supermercato della periferia romana. Ora il militare rischia l'ergastolo mentre l'identità della "talpa" alla quale cede il materiale scottante fatica a venire alla luce.
Si scoprirà solo dopo che si tratta di Dmitry Oustrokhov, diplomatico in servizio all'ambasciata russa a Roma: è un colonnello del Gru. Gru è l'acronimo di Glavnoje Razvedyvatel’noje Upravlenije, traducibile come “direttorato principale per le attività informative offensive”. E' uno dei servizi di intelligence di Mosca che esiste sin dai tempi dell’Unione Sovietica. In virtù del passaporto diplomatico Oustrokhov verrà semplicemente espulso dall'Italia insieme ad un altro soggetto della cerchia di Biot, un personaggio dai contorni poco chiari: Alexey Nemudrov.


Sembra un film ma non lo è. Non è neanche un romanzo di Le Carrè, né un'invenzione di Ian Fleming. E' un' inchiesta molto seria e accurata, basti solo dire che la bibliografia con le fonti si porta via oltre 50 pagine del libro. Torniamo al denaro. Perché dove girano montagne di soldi si muove a proprio agio il potere. Anche quello politico. E quindi seguendo il filo dei conti correnti, dei paradisi (paesaggistici e fiscali), delle complicate architetture off shore si arriva dritti nel cuore del patrimonio immobiliare miliardario dei russi che si sono comprati a peso pezzi d'Italia, usandola quando necessario pure come tintoria. Il lusso è una colpa? No, ovviamente ma cosa c'è dietro gli investimenti massicci degli oligarchi nel Belpaese, in Umbria, in Toscana, in Sardegna, lungo le rive del Lago di Garda? Cosa nascondono i panfili da 120 milioni di dollari come quello "parcheggiato" a Marina di Carrara, forse di proprietà dello stesso Putin che guarda caso omaggia il Made in Italy vestendo Loro Piana per lo show allo stadio Luzhniki di Mosca?
Alexander Lebedev, ad esempio, ex tenente colonello del Kgb, di stanza in Umbria che secondo un rapporto fornito dall'intelligence al nostro governo (riportato nel libro) oltre a party da favola gestirebbe pure operazioni di spionaggio e influenza. Il vicino di Lebedev è Vladimir Yakunin, ex generale del Kgb, fraterno amico di Putin ma anche di Nemudrov, la spia che comprava i segreti da Biot. E poi Arkady Rotenberg che ha messo le mani sull'Argentario, deus ex machina di una rete di società off shore secondo Panama Papers, e Igor Sechin, ex guardia del corpo del capo del Cremlino, re del petrolio, "protagonista della più clamorosa operazione finanziaria italo-russa di questi anni: il prestito di 5,2 miliardi da parte di Banca Intesa durante la cosiddetta privatizzazione di una tranche di Rosneft". E così via. Quindi banche, quindi gas, quindi petrolio, e quindi politica: il fiume d'oro del potere.
Perché è evidente che alcuni partiti italiani hanno "benedetto" le relazioni con Putin: la Lega Nord, Forza Italia, i 5 Stelle. Ricordate? Berlusconi parlava dello Zar come di un "dono del Signore”, meritevole del “Nobel per la Pace”, Salvini avrebbe "ceduto due Mattarella in cambio di mezzo Putin", Grillo al settimanale francese Journal du Dimanche diceva che: “La politica estera degli Stati Uniti è stata un disastro sotto Obama. Se Trump ha voglia di convergere con Putin, di rimettere le cose sulla giusta strada, non può che avere il nostro appoggio. Vladimir è quello che dice le cose più sensate sulla politica estera”. Dichiarazioni rilasciate tra il 2016 e il 2017. Per questo oggi, in piena occupazione dell'Ucraina, è così difficile per alcuni ribadire la necessità di sanzioni alla Russia.
Un libro da leggere per capire quanto il nostro Paese abbia ceduto per trasformarsi, ancora una volta, nella periferia degli imperi. Un testo necessario per orientarsi in questo tempo di propaganda. Un'inchiesta dettagliata sul perché chi è stato nel Kgb, il supremo organo di sicurezza dell’Urss, non potrà mai essere un ex. Come Putin, d'altra parte.