Cavarero ci racconta l'Orrore, dal Mito alle stragi di oggi: la terribile abitudine umana della violenza sull'inerme
In questo libro filosofia, cronaca, letteratura e mito si intrecciano per dare forma e contenuto a una vera e propria fenomenologia della violenza contemporanea

“Ogni volta che l’inerme viene colpito, ferito, ucciso – non importa quale sia il sesso del carnefice – il
fantasma di Medea ripete così il suo gesto sulla scena rinnovata dell’orrore. Quando il carnefice è una donna, e tanto più una madre dalla quale ci si aspetterebbe la cura, tale scena si fa però più intensa e più vicina al nucleo essenziale dell’orrore”
Intervistiamo Adriana Cavarero già ordinaria di Filosofia politica all’Università di Verona, è attualmente professoressa onoraria e presidente del comitato scientifico dell’Hannah Arendt Center for Political Studies presso lo stesso ateneo. È stata visiting professor alla New York University e alla University of California Berkeley. Tra le sue pubblicazioni Inclinazioni. Critica della rettitudine (2011), Platone (2018), Democrazia sorgiva. Note sul pensiero politico di Hannah Arendt (2019). Castelvecchi sta ripubblicando le sue opere, a cominciare da A più voci. Filosofia dell’espressione vocale (2021) e Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione (2022).
Perché orrorismo al posto di terrorismo? Come dice la filosofa e autrice di questo importante saggio filosofico: si tratta di una scelta linguistica che si riconduce “non solo all’ovvia assonanza con il termine terrorismo ma, prima ancora, al bisogno di sottolineare quel tratto di ripugnanza che, accomunando molte scene della violenza contemporanea, le ingloba nella sfera dell’orrore”
Gli attentati suicidi, le stragi di civili, i massacri delle guerre contemporanee: la violenza potenziata che rinnova il nostro raccapriccio quasi quotidianamente è violenza sugli inermi.
E su questo punto il saggio di Cavarero è molto attuale: ricorda infatti come le vittime civili delle guerre siano cresciute costantemente a partire dalla prima guerra mondiale sino a superare il 90% delle vittime complessive dei conflitti armati nelle guerre di fine millennio. Le guerre si combattono sempre di più contro le popolazioni piuttosto che contro gli eserciti. La vittima di queste guerre sempre più asimmetriche è dunque sempre più spesso il semplice passante, il chiunque interscambiabile, l’esemplare qualsiasi della specie umana, l’inerme senza qualità.
E poi il femminile che ha fatto irruzione anche sulla scena contemporanea. Donne, talvolta madri, si contano ormai tra le attentatrici suicide come tra le aguzzine della prigione di Abu Ghraib e la loro entrata in scena aumenta la ripugnanza e l’effetto si moltiplica. Quasi che l’orrore, come già sapeva il mito, avesse bisogno del femminile per rivelare la sua autentica radice.
Parte da qui la riflessione di Adriana Cavarero in cui filosofia, cronaca, letteratura e mito si intrecciano per dare forma e contenuto a una vera e propria fenomenologia della violenza contemporanea.
