Marilù Oliva: "così ho convinto mio figlio a tornare a scuola nonostante la crudeltà dei bulli"
Una nuova chiave di lettura per uno dei miti più amati, quello del Minotauro, il grande emarginato della storia. Una favola sul potere delle parole
"Il mito è importante perché da lì arriva il nostro immaginario. Poi ci insegna molto. Ad esempio, che siamo parte di un contesto sistemico e ogni nostra mossa ha importanza e conseguenze. E' determinante per lo svolgersi degli eventi, ci riguarda personalmente ma è inscindibile dal resto del mondo di cui, volenti o nolenti, facciamo inesorabilmente parte, quindi ce ne dobbiamo occupare. Più o meno è il messaggio che cerco di portare avanti da sempre anche con gli altri miei libri".
Marilù Oliva è un’autrice di bestseller. Insegna lettere nei licei di Bologna. Ma soprattutto è appassionata di mitologia.
Suoi i famosissimi libri di successo: L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre e L’Eneide di Didone. Il viaggio mitico, pubblicato da De Agostini, è il suo primo romanzo per ragazzi e nasce dal desiderio di raccontare insieme a suo figlio, Matteo B., il valore della diversità.
"Questo libro nasce da anni di pianti, dispiaceri, frustrazioni, tentativi andati a vuoto. Non è facile individuare il bullismo, alle elementari. La cosa si fa ancora più complicata se gli adulti che dovrebbero intervenire non lo fanno".
Perché questa è la storia di Vincent, un bambino come tanti che ha nove anni, si chiama come il famoso pittore dei girasoli e adora ascoltare le storie di eroi e dei della mitologia. Ha un fratellino speciale di nome Pablo, nato con un cromosoma in più, e gli vuole un mondo di bene, anche se a volte sembra un po’ scorbutico con lui. Vincent sa che dovrebbe vedere solo i colori belli del mondo, ma quando Serafino e la sua banda di bulli se la prendono anche con Pablo per la sua diversità, Vincent decide di intervenire. Che cosa può fare contro i super della classe? Lui non è certo uno degli eroi della mitologia: non è furbo come Ulisse né forte come Teseo o invincibile come Achille. Vincent è solo un bambino col nome di un pittore famoso…
Ma se le storie non fossero solo storie e in ogni mito ci fosse un po’ di verità di cui fare tesoro?
"Io e Matteo abbiamo scritto il romanzo durante il secondo lock-down, quando lui era angosciato all'idea di tornare a scuola e ricevere lo stesso trattamento di sempre. Quindi ha buttato su carta diverse sue esperienze, rielaborandole, ed è stato bravo perché non è entrato in quel circolo vizioso del vittimismo che avrebbe appesantito le pagine, no: lui, che è un grande fan di "Diario di una schiappa", è riuscito a prendere le distanze e a scrivere anche con ironia le vicissitudini di un bimbo molto simile a lui".
I due autori, madre e figlio, ci fanno scoprire un Minotauro diverso, libero da una narrazione miope. Strappano via un’etichetta che il personaggio mitico -e capita anche a noi- alla fine si lascia appiccicare addosso. Quante volte, infatti, crediamo al giudizio che gli altri ci attribuiscono fino a interiorizzarlo?
"Ma siccome nelle storie inventate tutto è permesso, sarà così che il suo protagonista si permette quell'evasione che nella vita reale non è concessa: Vince sogna tutte le notti di andare nel mondo dell'antica Grecia e vivere le avventure del Minotauro. Mentre noi abbiamo risolto il nostro problema cambiando scuola, Vince ce la fa semplicemente spostando la prospettiva. Dando meno peso ai dispetti. Credendo più in se stesso. Ma questo è il mondo meraviglioso della fiction...".
Un libro importante per far capire ai ragazzi e alle ragazze che bisogna vedere gli altri non solo guardarli. Bisogna conoscerli. E che l'emarginazione fa male quanto uno schiaffo. Che l'essere considerati sfigati è una violenza psicologica seria quanto quella fisica. Che esistono lividi più nascosti ma non meno dolorosi.
Conclude Marilù Oliva, scrittrice, professoressa e madre: "Ciò che insegna è che comunque i problemi di possono e si devono risolvere, è inammissibile pensare che di fronte alla prepotenza degli altri non ci sia più speranza".
Perché è vero che i genitori devono essere il punto di riferimento per ogni bambino. Ma forse noi adulti dovremmo insegnare loro che l'essere giovani di età non significa essere impotenti, fragili, indifesi. I veri eroi sono i bambini. Dobbiamo solo ricordare a ognuno di loro che la forza interiore può abbattare ogni ostacolo.