La teoria rivoluzionaria sulla crisi del maschio: "La donna né fata né strega"
L'antropologo Bachisio Bandinu esamina i cambiamenti sociali e la questione femminile, dalla cultura tradizionale patriarcale fino ai giorni nostri. Ma soprattutto affronta il tema della crisi del codice culturale maschile

La crisi del maschio è sotto gli occhi di tutti (Credit pixabay)
"Ho provato a esplorare l’universo femminile da uno sguardo maschile. Non è stato semplice perché mi sono chiesto se da uomo ne avessi le competenze e il diritto. Ma davanti al numero di femminicidi che ogni anno non accenna a diminuire ho provato a rispondere a tutta questa violenza osservando la crisi dell’uomo che è sotto gli occhi di tutti".
Bandinu osserva che il codice patriarcale non è più dominante. Come sta reagendo il maschio in Occidente a questo cambiamento? La violenza di genere diffusa in tutti gli strati sociali, senza distinzione di età, classe e titolo di studio, è la risposta.
"Partiamo dalla considerazione che la liberazione della donna mina l’autorità del maschio. Anche dei maschi che si considerano più evoluti. Che teoricamente sposano l'emancipazione femminile. Soprattutto quando questa liberazione è affettiva (ancora più che politica ed economica). La presenza, facciamo un esempio, di un altro uomo risulta insopportabile".
L'antropologo parla di "un tracollo narcisistico che spesso sfocia nel femminicidio perché la sua donna ideale non è più fata ma strega". L'uomo di oggi risulta dunque non ancora pronto all'accettazione che accanto a sé ha una donna cioè una persona con pari dignità e libertà.
Un maschio violento è sempre un figlio che non ha ancora reciso il simbolico cordone ombelicale materno. La novità che troviamo in questo saggio sta nel distribuire la colpa di una madre dominante anche con il padre, una figura assente e non collaborativa nella vita familiare. Dietro questi uomini dunque ci sono genitori responsabili di non aver dato autonomia al proprio figlio che in età adulta cerca una donna che simbolicamente sia la madre.
"Quando questa donna lo lascia è anche la madre che lo lascia". I padri di questi maschi non hanno compiuto la loro funzione di modello, non c'è stata dunque una proiezione in età infantile dell'io maschile.
Ma Bachisio Bandinu porta anche la sua esperienza di intellettuale nato e cresciuto in Sardegna (all'interno quindi di un contesto molto ben definito) per raccontare una dimensione agro-pastorale diffusa in tantissime parti d'Italia e non solo, ancora nel secondo dopoguerra. Ne è lui stesso testimone attraverso la differente educazione che i genitori impongono alle sorelle.
"L’uomo è sempre stato escluso dal mistero della nascita e da quello della morte. Nei contesti di cui parliamo non entrava nella stanza del parto così come non era ammesso nella stanza del pianto (un pianto che era un rito più che una esperienza singola e intima)".
La donna era dunque la padrona sì delle emozioni ma in un recinto deciso dai maschi. Non era padrona della propria affettività e dunque di se stessa, in sostanza del suo destino. E come veniva controllata dalla comunità maschile?
L'uomo si è autoimposto nella Storia un codice di leggi per evitare la distruzione della comunità.
"Nelle donne invece questo codice riguarda prima di tutto il controllo della sessualità per uno sviluppo della famiglia che fosse consacrato dal potere religioso ma specialmente da quello maschile. E non pensiate che queste regole siano meno importanti di quelle destinate ai maschi. In verità la regolamentazione della famiglia e dunque della vita quotidiana di una donna che non aveva alcuna libertà di movimento (pensate al fatto che le donne dovessero chiedere il permesso per uscire di casa e avere comunque un valido motivo per farlo) e il concetto stesso di fedeltà fisica, risultano il più importante dispositivo per mantenere la comunità ordinata".
Perché si parla allora di società matricentrica nel contesto agro-pastorale? "Nella società sarda, quella da dove provengo io, addirittura si è parlato per decenni di matriarcato erroneamente. Di certo in quei sistemi la femmina era al centro della famiglia e della comunità per il suo ruolo determinante nell’educazione dei figli. Ma sempre muovendosi all'interno del codice patriarcale che la rendeva subordinata all'uomo che detiene potere spazio temporale e affettivo: è il maschio che ha sempre chiesto la mano alla femmina, dall'antica Roma fino a pochissimi anni fa".
Ma Bachisio Bandinu in questo saggio si occupa anche di una questione più attuale. Cioè di come la lotta per la parità stia rischiando di trasformarsi in un deleterio processo di omogeneizzazione.
Secondo l'antropologo: "Una ragazza che dice 'voglio essere uguale a un maschio' non compie una vera rivoluzione femminista. Perché sotto l’apparente libertà personale la donna si sta arrendendo al codice maschile che è l'unico codice che ancora tutti e tutte conosciamo. Un pesante bagaglio che ci portiamo dietro anche senza volerlo e che sarà difficile abbandonare in uno schiocco di dita".
Ha ragione dunque Bandinu nel metterci in guardia da queste degenerazioni che, basta entrare in una scuola, sono sotto gli occhi di tutti e tutte. Il fenomeno del bullismo delle ragazze sui ragazzi non è parità di genere, ma una appropriazione da parte delle femmine di violenti modelli maschilisti.
Le differenze sono la vera forza di una società evoluta che non omologa e sceglie invece modelli di poteri distanti dalla sopraffazione patriarcale. L'uguaglianza dovrebbe restare solo nei diritti e nei doveri.
Crediamo che questo grande intellettuale di 84 anni sia riuscito alla perfezione nell'obiettivo di dare una lettura al fenomeno della violenza di genere capendo che questa sia un problema maschile. Non era assolutamente facile. Vi consigliamo di leggerlo.

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