Le ultime parole di Falcone e Borsellino: "30 anni fa, promisi a entrambi che le avreste sapute"

Antonella Mascali: "Ero una ragazzina, dovevo raccontare dei fatti enormi, più grandi di me. Ho cercato di restare lucida per onorare la verità fino in fondo. Non era facile dopo aver visto il cratere nell'autostrada e lo scempio di via d'Amelio"

 "Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono eroi. E non volevano essere eroi. Erano e volevano essere servitori dello Stato. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono diventati martiri della Patria perché sono stati lasciati soli. Perché come dice il procuratore Giancarlo Caselli, ciascuno di noi non ha fatto il proprio dovere fino in fondo".

In questa video intervista Antonella Mascali, giornalista di giudiziaria per Il Fatto quotidiano che segue in particolare le inchieste sulla corruzione, Il Consiglio superiore della magistratura e la Corte costituzionale, parla con noi del suo libro Le ultime parole di Falcone e Borsellino, uscito per Chiarelettere per i 20 anni dalle stragi di Capaci e Via d'Amelio. Ripubblicato per il trentennio e uscito in libreria il 12 maggio.

Mascali raccoglie i principali interventi, le interviste, le parole di Falcone e Borsellino. Un omaggio doveroso e un necessario ritorno a ciò che veramente hanno detto e scritto, ora che sono venute alla luce quelle verità per le quali entrambi hanno sacrificato la vita. Con un saggio introduttivo di Roberto Scarpinato, Procuratore generale presso la Corte d'appello di Palermo, che ha lavorato con Falcone e Borsellino e si è occupato di alcuni dei più importanti processi di mafia degli ultimi anni. Nella sua prefazione scrive: 

“La realtà che abbiamo vissuto e sofferto con Giovanni e Paolo racconta che gli assassini e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia... Tutte responsabilità penali certificate da sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una retorica pubblica e da un sistema dei media che, tranne poche eccezioni, illuminano a viva luce solo la faccia del pianeta mafioso abitata dalla mafia popolare, quella del racket e degli stupefacenti, elevando una parte a simbolo del tutto.”

Mascali sa molto bene cosa è la mafia. Ha mosso i primi passi nel giornalismo quando era ancora al ginnasio, alla redazione de «I Siciliani», il mensile fondato a Catania da Pippo Fava, ucciso dalla mafia. Si è trasferita a Milano, nonostante l’amore per il mare, si è laureata in Scienze politiche, con indirizzo giuridico, all’Università Statale con il professor Nando dalla Chiesa con una tesi sperimentale: “Le associazioni di interesse: il caso del movimento antiracket di Capo D’Orlando. E’ diventata giornalista professionista a Radio Popolare di Milano. Come inviata a Palermo, ancora studentessa, ha seguito i fatti più tragici degli anni Novanta: l’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, le stragi di Capaci e via D’Amelio.

"Ero una ragazzina, dovevo raccontare dei fatti enormi, più grandi di me. Ho cercato di restare lucida per onorare la verità fino in fondo. Non era facile dopo aver visto il cratere nell'autostrada e lo scempio di via d'Amelio".

Tra i processi più importanti della storia recente d’Italia ha seguito, a Palermo, quelli a Giulio Andreotti, Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro. A Milano, quelli a Silvio Berlusconi, Cesare Previti e David Mills. Nel 2007 ha vinto il Premio cronista Guido Vergani. Con il libro "Lotta civile" (Chiarelettere 2009), ha vinto il premio Com&Te Cava Costa d'Amalfi 2009. Nel 2010 sempre per Chiareleterre ha pubblicato insieme a Peter Gomez "Il regalo di Berlusconi".