Spogliarsi o coprirsi, cos'è più femminista? Perché tutte le battaglie per l'emancipazione passano dal corpo

Giulia Zollino in questo libro, intimo e appassionato, ripercorre il suo vissuto e la sua educazione patriarcale personale per parlare di tutte noi

Giulia Zollino

"Si intitola “Scopriti” perché mi sono e ci siamo rotte la fregna, le palle e tutto il resto di coprirci, nasconderci, vergognarci, giudicarci.⁣ Il sottotitolo è “Perché le battaglie femministe iniziano tutte dal corpo” perché è un libro che parla di corpo, il mio, ma non racconta solo di me. È un libro che dà forma e voce a tante delle ferite e battaglie che chi è stata educata come donna ha attraversato nella propria storia".⁣

Quante volte ci imbattiamo in una polemica social per una foto scattata da Chiara Ferragni che posa senza veli? Quante volte noi stesse, prima di scegliere come vestirci (soprattutto "quanto" vestirci) ci siamo chieste, se scoprendoci troppo avremmo inviato messaggi ambigui agli uomini che avremmo poi incontrato di lì a poco?

Ma il punto badate bene, non sono gli abiti. Ma il corpo. Quanto lo copriamo e quanto no. Come gestiamo il suo aspetto piegandolo ai canoni contemporanei. Questi canoni non sono nostre scelte. Non derivano da una nostra volontà. L'unica volontà che noi manifestiamo è quella di conformarci per piacere. Non c'è nulla di male, sia chiaro. Ma il femminismo per prima cosa è consapevolezza. Sapere perché facciamo o non facciamo certe cose. 

Giulia Zollino è laureata in Antropologia, religioni e civiltà orientali. Educatrice sessuale, sex worker e content creator, si occupa di sessualità e relazioni con l’obiettivo di aiutare le persone a vivere con libertà e gioia il proprio corpo e il proprio piacere. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo libro Sex work is work. Ed è stato un successo. 

Oggi torna in libreria con Scopriti edito da Mondadori. E ci spiega perché le battaglie femministe partono sempre dal corpo. Il corpo ovviamente delle donne.

"I capitoli sono 4 e riguardano questioni centrali con cui il mio corpo, e quello di tante persone, ha dovuto scontrarsi e incontrarsi. Il primo capitolo, quello che vedremo oggi, è dedicato alla bellezza.⁣ Qui partendo dalla mia infanzia vi parlo di oggettivazione, monitoraggio corporeo, body shaming, vergogna, colpa, depilazione, beauty industry, vecchiaia e sorellanza.⁣ Un botto de roba.⁣ Per questo carosello ho scelto un passo tratto dal paragrafo titolato “Un bagno rosa”".⁣

Giulia Zollino, come tutte noi, ha vissuto questa educazione – o, sarebbe meglio dire, diseducazione – sulla propria pelle. La sua infanzia e adolescenza sono trascorse all’insegna dell’inadeguatezza e della colpa, il corpo le appariva come un oggetto distante da modificare o mortificare, e l’amore, sperimentato anche attraverso una relazione problematica, era solo gelosia e oggettivazione. "ll corpo femminile è da sempre un crocevia di battaglie e rivendicazioni. Fin da piccole, alle donne viene chiesto di aderire a certi standard di bellezza, che presuppongono un corpo magro, depilato e perennemente giovane. Si insegna loro a dire sempre «sì», a essere accoglienti, accondiscendenti, accudenti, specie nei confronti dei maschi. E poi a stare composte, coperte, a non occupare spazio e a non alzare la voce".

Poi, però, ha incontrato il femminismo. "È successo a Bologna, durante gli anni burrascosi dell’università, tra gruppi di discussione, letture e orgasmi. Ed è stato amore a prima vista. Questo incontro ha segnato uno spartiacque tra un prima e un dopo".

Cosa insegna il femminismo? A lei ha insegnato a distruggere i miti nocivi, come quello della bellezza, permettendole di accettare e riappropriarsi del suo corpo. Le ha permesso poi di riconciliarsi con il suo desiderio, rivelando come il piacere, proprio e altrui, se consensuale, possa essere libero e svincolato da una visione sessista dei ruoli. Ma soprattutto, grazie al femminismo, è riuscita a disfarsi della mentalità patriarcale che la ingabbiava e rendeva infelice e a ricostruire un nuovo modo di essere, esistere, amare.

In questo libro, intimo e appassionato, ripercorre il suo vissuto personale trasformandolo in universale. E, toccando i temi fondamentali della filosofia femminista, delinea una storia di emancipazione che parla a tutte e a tutti.

“Questo libro lo dedico a chi ci vuole composte, piccole, silenziose, a chi ci chiede di poggiare il microfono, toglierci il rossetto e coprirci un po’ di più, rispondiamo che non siamo più disposte a farlo.⁣ Ci vogliamo scoprire. ⁣ Ci vogliamo svestire fino ad abbracciare l’essenza di ciò che siamo.⁣ Vogliamo spogliarci di tutta questa merda patriarcale.⁣
Vogliamo costruire una nuova idea di bellezza, plurale, rude, indocile, preziosa e – come dice Naomi Wolf – cantarla a squarciagola sotto le stelle.⁣
Vogliamo distruggere gli stereotipi di genere scegliendo ogni giorno chi siamo e che panni vogliamo vestire.⁣ Vogliamo ripensare l’amore a partire dalla cura, il rispetto, la «radicale tenerezza».⁣ Vogliamo essere libere, ma mai sole.”⁣