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Ecco le cinque donne determinate che resero la Costituzione italiana la più bella e moderna del mondo

E' alla loro determinazione, forza, indipendenza intellettuale, alla loro fermezza che dobbiamo la modernità della nostra Costituzione: Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce, Lina Merlin

Claudia Sarritzudi Claudia Sarritzu   

Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce, Lina Merlin. Due democristiane, due comuniste e una socialista. E' alla loro determinazione, forza e indipendenza intellettuale, alla loro fermezza e passione civile che dobbiamo la modernità della nostra Costituzione. L'attualità della nostra Carta sta proprio nel loro lavoro accurato di inclusione sociale.

Va fatta una precisazione, le madri costituenti sono state 21, ossia tutte colore che furono elette nel 1946 all'assemblea costituente. Ma solo cinque di loro parteciparono alla commissione incaricata di elaborare la Costituzione italiana. Solo cinque in pratica la scrissero. 

Dobbiamo immaginarcele queste cinque donne in una Commissione che conteneva 70 maschi, in un'epoca in cui a essere maschilisti erano tutti gli uomini, anche i più progressisti, anche i compagni comunisti. Dunque dobbiamo fare uno sforzo notevole per comprendere fino in fondo quanto furono resilienti e resistenti (loro che la resistenza la fecero come e quanto i loro compagni uomini) nel non retrocedere di un millimetro sui principi di parità e non perdere di vista il loro ruolo di rappresentanti di metà del popolo italiano. Le donne appunto, che nel 1946 per la prima volta avevano votato.

Fino a pochi anni prima e in effetti questa convizione resistette anche nei primi anni della Repubblica (fu la Corte costituzionale ad applicare e spingere il legislatore a legiferare effettivamente in favore della parità tra i sessi) era largamente diffusa l'idea anche tra le donne (il maschilismo è una mentalità che non rende le donne immuni) che la componente femminile non potesse partecipare alla vita politica a causa della sua caratteristica 'emotività'. L'esperienza delle due guerre aveva invece provato il contrario. Tutti i Paesi erano rimasti nelle mani delle donne che non erano al fronte. Non solo dunque una sostituzione nel mono del lavoro ma una attiva partecipazione alla Resistenza. Le donne avevano dimostrato di saper fare le stesse cose degli uomini. Insomma di sapersela cavare da sole. Per questo De Gasperi e Togliatti in disaccordo su tutto concordarono invece sul sufragio universale (anche femminile).

Si racconta per esempio nelle scuole che la socialista Bianca Bianchi, il 2 giugno del 1946 ottenne il doppio dei voti di Sandro Pertini? Lo stesso Pertini che divenne il più amato dei presidenti della Repubblica anni dopo? Per questo affronto fu quasi punita: non fu nominata capolista e fu costretta a firmare una lettera di dimissioni (che come racconta bene Angela Iantosca, autrice del libro "Ventuno") avrebbero usato in Aula se avesse votato o fatto qualcosa non concordata col partito. Qualcuno racconta la storia della più govane deputata italiana, Teresa Mattei, 25 anni, a cui il Partito comunista voleva imporre un aborto clandestino perché la sua relazione con l'intellettuale Sanguinetti non era formalizzata dal matrimonio in quanto lui già sposato? O che ella fu cacciata dal Pci perché fu la prima comunista a indignarsi e a denunciare gli stermini staliniani? 

Se nell'articolo 3 c'è una parolina che neppure oggi dopo 75 anni in molti riescono a pronunciare senza arrossire, ed è la parola "sesso", è grazie alle nostre madri costituenti. "Senza distinzione di sesso", una precisazione alla prima frase Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge che volle fortemente la socialista Lina Merlin che molti decenni prima dell'avvento del dibattito sul linguaggio inclusivo, non si era fidata affatto dell'italianissimo maschile esteso di quel "cittadini". Per questo aveva preferito che la nostra Carta dei diritti fosse pignola, accurata. Che non permettesse delle interpretazioni restrittive. Lei, che come le altre quattro, aveva patito sulla sua pelle, di persona libera e in più donna, la violenza del regime fascista. Una violenza che aveva come pilastro la discriminazione. Lei che sapeva che i diritti sono faticosi da conquistare ma sono molto semplici da perdere. 

Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Iotti, ribadisce spesso quanto lo spirito di squadra di queste donne fu determinante: ''Era forte tra loro la volontà di collaborare per rappresentare la vita e i pensieri delle donne italiane.
Fecero gioco di squadra e la loro unità ha contribuito a scrivere articoli della Costituzione molto avanzati per quei tempi e fondamentali per il futuro''.

Il secondo comma sempre dell'articolo 3 riguarda la volontà di rendere l'uguaglianza formale illuminista una eguaglianza sostanziale. Per questo recita: E`compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Le donne sapevano molto bene (e lo sanno anche oggi) che uomini e donne hanno un percoso diverso e quanto questo sia più svantagioso per le une che per gli uni. Perciò furono loro a battagliare sulla estensione dei diritti, non solo scritti, ma sulla formazione di uno Stato, una Repubblica, che potesse effettivamente promuoverli. 

Ricorda infatti bene sempre Livia Turco quando afferma che: ''Elemento centrale del loro contributo è stato di avere messo al centro il tema della dignità umana. E quindi di avere rivendicato una uguaglianza non solo giuridica, ma sostanziale''.

Ricordiamo volentieri anche la legge sulla maternità, a firma di Teresa Noce, per l'epoca (ricordiamo sempre che dobbiamo contestualizzare) una delle più avanzate del mondo. Se nel 1970 si attuò il percorso sul divorzio fu grazie al fatto che il concetto dell'indissolubilità del matrimonio, non fu introdotto in Costituzione, in un Paese bigotto come l'Italia. E anche questo fu grazie a quelle poche donne che ebbero la forza di essere la spina dorsale del nuovo Paese moderno che avevano sognato durante la Resistenza. 

Questi 75 anni di Costituzione non possono dunque non essere celebrati con delle ottime letture che vi consigliamo. Libri che possono essere letti a ogni età e che aiutino i più giovani a comprendere che una donna presidente del Consiglio è arrivata in Italia dopo decenni di lotte e grazie alla pazienza e la testardagine di ragazze immense. 

Annachiara Valle ne "Le donne della Repubblica. Una Costituzione che diventa reale" (San Paolo Edizioni, pp.224, 18 euro) racconta il ruolo fondamentale alla stesura della Carta avuto dalle 21 donne, un numero esiguo rispetto agli uomini, che fecero parte dell'Assemblea Costituente, ma ricorda anche il contributo che tante altre - impegnate dentro e fuori la politica - hanno dato, in oltre settant'anni, per far sì che la Costituzione diventasse realtà, da Tina Anselmi a Marta Cartabia, da Franca Villa a Rita Levi Montalcini.

Vi consigliamo fortemente "Ventuno" (Edizioni Paoline, pp.200, 14 euro), già citato nell'articolo sopra, scritto a quattro mani da Angela Iantosca e Romano Cappelletto che rende omaggio alle 'Madri' che fecero la Costituzione, in un libro per ragazzi narrato in prima persona dalle protagoniste. Scopriamo le loro vite travagliate. Il loro coraggio al servizio del Paese.

C'è anche la senatrice a vita Liliana Segre con il libro "La stella polare della Costituzione" (Einaudi, pp. 96, 12 euro. A cura di Daniela Padoan), che contiene anche il suo storico discorso pronunciato nel centenario della marcia su Roma presiedendo al Senato la prima seduta della XIX legislatura, tra gli autori che vogliono celebrare la Costituzione italiana, "la più bella del mondo", per i suoi primi 75 anni di vita.

"L'Italia e la sua Costituzione. Una storia" (Laterza, pp. 498, 35 euro) lo storico Raffaele Romanelli riflette su quanto la Costituzione repubblicana abbia contribuito a costruire l'Italia e a darle la sua forma attuale, ma anche su come il nostro Paese l'abbia utilizzata e interpretata secondo le proprie necessità, mutate nel tempo.

Gherardo Colombo invece nel suo "AntiCostituzione" (Garzanti, pp.220, 16 euro) prova a far riflettere i lettori su alcuni dei principali articoli della Carta, tra sfide e promesse mancate, dando i suoi principi spesso per scontati.

Per i giovani lettori è anche "La Costituzione attraverso le donne e gli uomini che l'hanno fatta" (Mondadori, pp.217, 16 euro), di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, con le illustrazioni di Marta Pantaleo: nel libro i fatti che hanno portato alla nascita della Costituzione e i suoi dodici principi fondamentali, ma soprattutto le figure che hanno tradotto in gesti concreti gli ideali contenuti nella Carta.

Tra i volumi 'classici', oltre alle edizioni aggiornate con il testo della Carta edite da Giuffré nel 2021 e Giunti nel 2022, anche quello di Giovanni Maria Flick, "Elogio della Costituzione" (Edizioni Paoline, pp. 168, 15 euro): attraverso la storia della Costituzione (anche qui il testo integrale) il presidente emerito della Corte Costituzionale fa emergere l'attualità della Carta e le sfide ancora da vincere per una società più giusta.

 

Claudia Sarritzudi Claudia Sarritzu   
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