Un cadavere mummificato di una giovane incinta: il profumo della morte fa riemergere atroci segreti nell'indagine di David Hunter

"Il profumo della morte": arriva in libreria l'ultimo thriller di Simon Beckett, il sesto con protagonista l'antropologo forense David Hunter alle prese con un mistero irrisolto

Un cadavere mummificato di una giovane incinta: il profumo della morte fa riemergere atroci segreti nell'indagine di David Hunter
di Rosaria Russo

Simon Beckett torna in libreria con un nuovo avvincente thriller “Il profumo della morte” edito da Bompiani.

È il ritrovamento del cadavere mummificato di una ragazza incinta in un ospedale abbandonato di Londra, il St. Jude's, a dare inizio a questo avvincente thriller. Ma è il successivo crollo di una parte del soffitto a far emergere un atroce segreto. Cadaveri mummificati in  dei letti. Che siano stati torturati prima di morire è una plausibile ipotesi. L’antropologo forense David Hunter segue con accuratezza lo studio dei loro corpi e si lascia trascinare nelle indagini restandone coinvolto in prima persona.

Simon Beckett nato a Sheffield nel 1960, è editorialista e giornalista freelance. Vincitore del premio Marlowe della Chandler Society come Best International Crime Novel. Questo è il sesto libro con protagonista l’antropologo forense Hunter. "La maggior parte delle persone crede di saper riconoscere il profumo della morte. Che la decomposizione abbia un odore distintivo, prontamente identificabile, il tanfo rancido della tomba".

Il libro inizia così, con parole dure, che colpiscono, fanno riflettere. Un pensiero che catapulta subito nel mondo di un antropologo forense, che questo odore lo sente ogni giorno e ha imparato con l’esperienza a distinguere ogni minimo dettaglio e differenza. Non è un lavoro semplice. Essere a contatto con la morte e studiarla, provare a capirla, a interpretarla, a darle un nome specifico. David Hunter piace soprattutto per questo, per la sua empatia. È un medico, ma prima di tutto un uomo. Conosce bene il dolore, e ci convive. Ha perso sua moglie e sua figlia di sei anni in un incidente ed è perseguitato da una psicopatica che compare sempre a un passo da lui. Ha ritrovato l’amore nella sua fidanzata Rachel, con la quale ha un rapporto complesso. La ama, ma non riesce a lasciarsi andare completamente. Ha troppe spine nel fianco per farlo. Il ritrovamento del corpo di una ragazza, e per giunta incinta, non può lasciarlo indifferente. Incontra nel suo percorso un’anziana donna alle prese con un figlio malato e cerca di aiutarla come può, scoprendo successivamente molto più di quello che avrebbe immaginato.

Il ritmo della storia è incalzante, e porta alla risoluzione dell’enigma in maniera più che scorrevole. I personaggi si intersecano e lasciano traccia di sé lungo il percorso. Esempio lampante Ward, l’ispettrice capo che segue le indagini. È incinta, ma ciò non le impedisce di avere fegato e coraggio da vendere e di affrontare sfide senza pensarci due volte, pur di arrivare alla risoluzione del caso. Una donna tutta d’un pezzo. Daniel Mears, un antropologo all’inizio della carriera con un ego enorme che lo porterà a scontrarsi col protagonista. E anche l’avvocato Adam Oduya, instancabile e desideroso di far vincere i propri ideali, contro tutto e tutti. 

Altro fattore determinante è il tempo. Scorre inesorabilmente trascinando con sé gli eventi. Ha un importante ruolo nella storia, soprattutto nella scoperta della verità. È il tempo a trasformare un corpo, a cambiarlo completamente, a ridurlo in ossa e cenere. Dettagli che spesso sono ignorati o trattati superficilamente, quelli che fanno solo da sfondo a un'indagine, in questo libro vengono accuratamente descritti e spiegati in maniera chiara. Non si legge solo una storia, si acquisiscono conoscenze. Queste parti possono però rappresentare un’arma a doppio taglio. Rischiano di annoiare il lettore più sincopato ma non durano molto e non rallentano il ritmo. La storia rattrista, fa sorridere, talvolta arrabbiare,  insomma suscita delle emozioni. Ed è questo che rende un libro degno di tale nome. Non si possono scorrere le pagine in maniera indifferente, apatica, giungendo alle ultime in modo mesto con la sola voglia di trovare la parola fine. Questo vorrebbe dire che lo scrittore ha fallito, non ha raggiunto il risultato finale. E di sicuro, siatene certi, non è questo il caso.