Daniele Coluzzi, Francesco Gnerre* hanno scritto insieme "In disgrazia del cielo e della terra – L’amore omosessuale nella letteratura italiana" per Rogas.
Abbiamo intervistato Daniele Coluzzi, giovane professore di Lettere in un liceo di Roma, da circa tre anni è anche divulgatore culturale sui social, dove si occupa di storia, letteratura e mitologia. Attualmente è seguito da più di 200 mila persone.
"Io e Francesco Gnerre ci siamo conosciuti circa tre anni fa. Andai a casa sua un pomeriggio per portargli la mia tesi di laurea su Pasolini, nella quale avevo utilizzato tantissimo il suo “L’eroe negato”, saggio cult negli studi sulla letteratura e l’omosessualità nel Novecento. Per me quel libro era stato illuminante, entusiasmante, cruciale. Passai ore intere a sentirlo parlare di Pasolini, di Arbasino, di Sandro Penna e di Tondelli, mentre osservavo alle sue spalle tutti quei libri che avevano riempito la sua vita".
Si pensa all'omosessualità come a un orientamento sessuale del mondo moderno (ovviamente lo pensano gli omofobi) ma in realtà gli e le omosessuali esistono da quando esistono gli e le eterosessuali. Ci sono dei momenti nella storia in cui non sono stati perseguitati?
"Il discorso è molto complesso ed è strettamente legato ai termini che utilizziamo. Il termine "omosessuale" è un'invenzione recente; non è esistito per gran parte della storia ma ovviamente, come dici tu, l'amore tra uomini (o tra donne!) è sempre esistito nella concretezza dei rapporti e dei comportamenti umani. Per questo, forse, alcuni credono che gli omosessuali esistano solo da un certo punto della storia in poi. Eppure è proprio guardando alla storia più antica che ci rendiamo conto che sono sempre esistiti...i Greci e i Romani ne parlavano senza filtri, privi di tutta quella vergogna e imbarazzo che invece abbiamo noi. Altro che un comportamento del mondo moderno, quindi! Il mondo classico non ragionava in base alla dicotomia eterosessualità/omosessualità ed è proprio per questo che l'amore tra uomini non veniva negato e ostacolato né dalla civiltà greca né da quella romana. Mancava infatti il concetto di peccato che la civiltà cristiana elaborò poi successivamente, e sulla quale si sono basati secoli di "persecuzioni" di vario tipo: dalle più evidenti (roghi, multe, condanne) ad altre più subdole ma proprio per questo pervasive, come la costrizione al silenzio e all'invisibilità".
Raccontaci come è nata l'idea del libro, la sua genesi...
"L'idea alla base del libro è quella di ricercare tracce di amori tra uomini e tracce di personaggi omosessuali nella nostra letteratura italiana, proprio in quei secoli in cui l'omosessualità viene relegata a peccato e costretta all'invisibilità. Volevamo capire se e come l'argomento fosse stato trattato; incredibilmente sono venuti fuori una grande quantità di testi! Lettere, sonetti d'amore, racconti autobiografici. E' stato emozionante rimettere tutto insieme, in una raccolta unitaria e cronologicamente ordinata. Questi testi sono presentati sia nella loro forma originale sia parafrasati, perché si possano comprendere meglio. Tutto parte dal lavoro "L'eroe negato" di Francesco Gnerre, testo degli anni '80 considerato ormai un cult per la comunità LGBT italiana, che scandagliava e analizzava i testi della letteratura italiana del Novecento alla ricerca del personaggio omosessuale; "In disgrazia del Cielo e della Terra" è il tentativo di applicare ed estendere quella ricerca all'intera letteratura italiana, dalle origini a oggi".
I personaggi più famosi della letteratura italiana che erano omosessuali chi sono?
"Ci tengo a premettere una cosa: il libro non vuole essere una raccolta di fatti privati e biografici degli autori. Non siamo andati, cioè, alla ricerca di omosessuali noti e meno noti, ma abbiamo cercato di capire se questo tema fosse presente nelle nostre opere letterarie e soprattutto in che modo fosse stato trattato. Ecco quindi che ci sono interi capitoli dedicati a autori che omosessuali non erano, ma che hanno parlato diffusamente del tema: penso a Dante, a Boccaccio, a Ariosto, per dirne solo alcuni. Altri invece sembrano coinvolti direttamente quando parlano di "sodomia" (questo è il termine che si utilizzava in passato), penso a Tasso, a Leopardi. C'è da dire una cosa ovvia: in passato "dirsi" omosessuali in modo esplicito non era davvero possibile, e l'eterosessualità era l'unica strada percorribile a livello sentimentale. Di conseguenza autori sposati, con figli, innamorati anche di donne, hanno dovuto relegare eventuali interessi omosessuali alla sfera privata, penso a Machiavelli o Saba; altri autori invece sono stati più espliciti, penso a Michelangelo, o a Sandro Penna nel Novecento".
Sei un professore. Hai trovato resistenze da parte di colleghi, dirigenti e genitori nel parlare di temi che riguardano le preferenze sessuali?
"Per ora no, ma non mi sorprenderebbe trovarne prima o poi. Dopotutto questo viene avvertito ancora come un tema "sporco", legato troppo al sesso e alla dimensione fisica, quando invece l'omosessualità è anche affetto, amore, progettualità, costruzione di una vita insieme. Mi chiedo perché la nostra società debba dare per scontata l'eterosessualità degli individui e concepire l'omosessualità come un'eventuale eccezione scomoda da relegare a una sfera intima e privata. Se superassimo questa visione di fondo, ci accorgeremmo che non c'è niente di male nel parlare di omosessualità a scuola".
Ecco il link per ascoltare la nostra video intervista allo stesso autore
Francesco Gnerre è un saggista, critico letterario e sociologo italiano autore tra gli altri del best seller "L'eroe negato".