Rosella Postorino: "Racconto la guerra rimossa della Bosnia e una generazioni strappata al ventre della propria terra"
Dall’autrice del bestseller internazionale Le assaggiatrici, premio Campiello 2018, un romanzo epico ispirato a una storia vera. L’avventura di tre bambini il cui il destino ha tolto tutto, ma che senza nemmeno saperlo finiranno per salvarsi l’un l’altro la vita
Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita.
"Il tema della separazione è quello che mi ha spinto a scrivere questo romanzo. Un romanzo di invenzione che racconta cosa vuol dire essere figli e cosa vuol dire essere genitori. Nella vita possiamo diventare madri, oppure no, padri, oppure no, possiamo essere mogli e mariti, oppure no. Ma tutti, proprio tutti, siamo figli, semplicemente perché siamo nati. L’essere figli presuppone inevitabilmente un abbandono. Tutti noi nasciamo, cresciamo e viviamo sapendo che, presto o tardi, saremo abbandonati. Abbandoniamo il corpo di nostra madre per esistere, per essere vivi, e abbandoneremo il nido, la famiglia, per essere adulti. La vita è una forma costante di tradimento”.
Abbiamo intervistato Rosella Postorino, l’autrice del bestseller internazionale Le assaggiatrici, premio Campiello 2018. Cresciuta a San Lorenzo al mare (IM), vive a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula (Ragazze che dovresti conoscere, Einaudi Stile libero 2004), ha poi pubblicato alcuni racconti e un saggio di critica letteraria, Malati di intelligenza (nell’antologia Duras mon amour 3, Lindau 2003). Il suo primo romanzo, La stanza di sopra, uscito a febbraio 2007 per Neri Pozza Bloom, è entrato nella rosa dei tredici finalisti del Premio Strega e ha vinto il Premio Rapallo Carige Opera Prima e il Premio Città di Santa Marinella. Tra le sue collaborazioni: la Repubblica e Rolling Stone. Ha pubblicato inoltre L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) ed è fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015).
Con Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), romanzo tradotto in oltre 30 lingue, ha vinto il Premio Campiello 2018 e diversi altri prestigiosi premi letterari, quali il Premio Rapallo, il Premio Chianti, il Premio Lucio Mastronardi Città di Vigevano, il Premio Pozzale Luigi Russo, il Premio Wondy e, per l’edizione francese del romanzo (La Goûteuse d’Hitler, ed. Albin Michel), il Prix Jean Monnet. Da questo romanzo verrà tratto un film, per la regia di Cristina Comencini.
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo.
Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa.
Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.
"Nelle catastrofi dell'umano chiamate guerre, i bambini rimasti soli si organizzano. Si aggrappano gli uni agli altri, si cercano e si trovano".
Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo. Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull'“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.
Perché il titolo di questo libro? Cosa facevo io mentre durava la storia? Mi limitavo ad amare te. E' un verso del poeta bosniaco Izet Sarajlic.