Il femminismo dalla pelle nera conquista platee mondiali e diventa una canzone di Beyoncé
In un saggio Francesca Giommi evidenzia come la scrittrice di origine nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie lanci “un messaggio potente” a tutto il mondo

“Diciamo alle ragazze che possono avere ambizioni, ma non troppe ... di avere successo, ma non troppo successo, o minacceranno gli uomini”. Lo affermava Chimamanda Ngozi Adichie, nella conferenza della serie dei “Ted Talk” statunitensi “Dovremmo essere tutti femministi”, dopo di che accadeva qualcosa di inaspettato: quel discorso aveva un’eco mondiale e ne riprendeva un intero passo una popstar globale del peso di Beyoncé nella canzone e video “Flawless”.
Oggi di casa negli Stati Uniti, nata e vissuta in Nigeria dove torna regolarmente, Chimamanda Ngozi Adichie si è confermata una scrittrice di grande inventiva e saggista. Coraggiosa, inoltre: sa affrontare di petto questioni spinose come lo strapotere dei maschi, la complicata società nigeriana, il conflitto interiore di chi vive la diaspora, delinea un femminismo visto e vissuto da chi ha la pelle nera e viene dall’Africa e non ha la pelle bianca. Con un cambio di prospettive che investe direttamente anche le donne e gli uomini dei paesi occidentali.
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Il saggio di Francesca Giommi sulla scrittrice diventata icona
A questa intellettuale completa riserva un saggio ben scritto da leggere con gusto Francesca Giommi, africanista, studiosa di letterature africane in lingua inglese e di letteratura “black” in Gran Bretagna. Il titolo è esplicito: “Affondare le radici senza scrollare via la terra. Chimamanda Ngozi Adichie e il continente-mondo”. Dove, accanto a un inquadramento della sua opera letteraria nelle letterature africane e in quella nigeriana, l’autrice incardina un argomento essenziale nel capitolo “Per un femminismo del terzo millennio. Elogio del margine”. La narratrice e saggista nigeriana diventata “icona”, scrive Francesca Giommi, interpreta un “femminismo che non può prescindere da questioni di razza, classe, genere ed etnicità”, è figlia di una generazione che usa i social e youtube, non disdegna affatto l’intervento di Beyoncé.
“Un discorso africano di emancipazione femminile”
“Chimamanda è diventata paladina femminista iniziando un discorso africano di emancipazione femminile soprattutto con il primo romanzo L’ibisco viola dove la giovane protagonista lotta contro l’oppressione patriarcale – spiega a voce a Tiscali Cultura la studiosa – Nel romanzo Metà di un sole giallo le due sorelle protagoniste hanno un ruolo forte nella Guerra del Biafra e da lì in poi è stata interpellata su tematiche femministe. In quanto donna nera africana fa i conti con i sistemi patriarcali tradizionali e con l’oppressione coloniale”.
In sostanza nelle sue pagine Chimamanda interseca più forme di oppressione, scrive Francesca Giommi, e riprende il pensiero di autrici fondamentali quali l’afroamericana bell hooks (in minuscolo) “che nel seminale Ain’t I a Woman? Black Women and Feminism del 1981 esamina l’impatto storico di sessismo e razzismo sulle donne nere, la svalutazione della femminilità nera e l’idea di una supremazia bianca-capitalistica-patriarcale”.

“Chimamanda portavoce di donne doppiamente soggiogate”
Non è affatto un discorso solo per donne nere, v’è da sospettare: cosa dice alle persone bianche? A quelle italiane? “È un messaggio potente volto a scardinare il privilegio – risponde al telefono la studiosa italiana - Mette in luce che le donne nere sono doppiamente soggiogate e che rispetto a loro le donne bianche hanno comunque una posizione privilegiata, in Occidente. Chimamanda non è la prima a dirlo ma si è fatta portavoce di questi studi”.
È fondamentale, evidenzia Giommi, ricordare la filosofa statunitense di origine bengalese Gayatri Chakravorty Spivak, citata appunto nel libro. “In testi come Can Subaltern Speak? Spivak domanda se da subalterna, sia come persona in una realtà postcoloniale sia come donna, può parlare. Poiché la narrativa ha un potenziale enorme, grazie alla fama ottenuta dai romanzi almeno nei paesi occidentali, Chimamanda veicola un messaggio femminista che eredita da grandi voci come bell hook, come la Spivak, da americane come la premio Nobel Toni Morrison o Alice Walker. Chimamanda non è un’accademica, non posso giurare che abbia letto la Spivak ma noi studiosi risaliamo a queste dottrine, e lei dà a questo discorso una grandissima visibilità”.
“Testimonial di moda? Così il messaggio si moltiplica”
Perfino la moda ha attinto alle parole femministe di Chimamanda Ngozi Adichie. Se il suo discorso diventa consumo corre il rischio che di venire banalizzato per vendere un prodotto? “Il rischio c’è come in altre cose – risponde Giommi - però che una donna dalla Nigeria parli a livello globale di emancipazione femminile, di lotta al patriarcato, è assolutamente un vantaggio. Quando è diventata testimonial di cosmetici o di una borsa di Dior qualcuno l’ha giudicata una mercificazione ma d’altra parte così il messaggio si moltiplica”. Oltre tutto, ricorda la studiosa a pagina 35, secondo Adichie Ngozi “sminuire una donna perché si interessa di abiti e trucco è cultura sessista”. Pertanto la scrittrice “invita a fare dell’abbigliamento una questione di gusto o di attrattiva ma non di moralità”.
“Una voce potente perché scrive romanzi bellissimi”
Tuttavia quando la scrittrice nigeriana si descrive “una femminista felice con rossetto e tacchi alti”, quando sostiene che essere femminista non equivale affatto a soffocare la propria femminilità né a escludere la parte maschile della vita, non affronta un discorso che molte femministe hanno già affrontato? “Se per noi è un dato acquisito qui parliamo di una giovane donna che parte dalla Nigeria e dalla condizione della donna africana – ribatte Giommi – Chimamanda oggi si fa portavoce di queste istanze da una posizione di centralità negli Stati Uniti dalla quale può raggiungere anche il pubblico occidentale. Non è la prima né l’unica però in dieci anni ha reso potente il suo messaggio. E ha creato un personaggio perché è una grande narratrice, non è apparenza: i suoi romanzi hanno contenuti forti e sono bellissimi”.
Da leggere in italiano
Francesca Giommi, “Affondare le radici senza scrollare via la terra. Chimamanda Ngozi Adichie e il continente-mondo”, Aras edizioni, 136 pagine, 16 euro, con un contributo di Andrea Sirotti
Chimamanda Ngozi Adichie, Metà di un sole giallo (romanzo), Einaudi 456 pagine, 14 euro, traduzione di Susanna Basso
Chimamanda Ngozi Adichie, L’ibisco viola (romanzo), Einaudi, 288 pagine, 12 euro, traduzione di Maria Giuseppina Cavallo
Chimamanda Ngozi Adichie, Quella cosa attorno al collo (racconti), Einaudi, 224 pagine, 19 euro, traduzione di Andrea Sirotti
Chimamanda Ngozi Adichie, Dovremmo essere tutti femministi (saggio), Einaudi, 64 pagine, 12 euro, traduzione di Francesca Spinelli