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Salvarci dal contagio con l'amore: gli studi di Franco Arminio, il poeta che ci restituisce gli abbracci

Recitare preghiere laiche, ritrovare l'essenza delle cose, ripopolare paesi vuoti: in un libro fulminante la lezione d'arte e di vita di un autore unico

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
Salvarci dal contagio con l'amore: gli studi di Franco Arminio, il poeta che ci restituisce gli...

Difficile parlare oggi d'amore quando ci siamo scordati come toccare un viso, carezzare gli altri, allungare una mano, stringere, stringerci. Complicato, quasi impossibile, scrivere poesie in questo tempo brullo. Si può dire del "colore bellissimo di occhi chiusi" e citare la confraternita dei poeti estinti come fossero qui, ora, adesso? Da Pavese a Manganelli, da Alvaro ad Amalia Rosselli? Fare la conta delle creature preziose e perse, sentire il distacco, la lontananza, fare i conti con la finitezza ma pure celebrare ciò che ci è rimasto in dote, dunque il perdurare delle vite altrui in noi? Celebrare l'anima, i sentimenti, l'eros ma anche gli affetti di sangue o di vocazione: il legame con una madre, la relazione con un figlio, l'attaccamento a un angolo di paese. Ecco, tutto questo e molto ancora è "Studi sull'amore", (Einaudi, pagg. 168, euro 16,50) la raccolta di versi, suggestioni, testi di Franco Arminio, poeta. Colui che annota come un tatuaggio all'altezza del cuore: "Abbiate cura di impazzire per un abbraccio".
E' un mondo sacro e arcaico quello in cui si muove Arminio. Un mondo dove ci si ferma per dire una preghiera guardando il cielo, dove si ringrazia molto, dove l'ombra di un albero è benedetta, così come i sorrisi, le lacrime e i baci.

Da 40 anni Franco scrive, filma, fotografa, narra con lo sguardo lungo di chi vive di dettagli, osserva i particolari e li moltiplica in traiettorie lunghe come stelle filanti, impervie come strade bianche, disarmanti come albe dentro l'orizzonte. E' nato a Bisaccia, Irpinia Orientale, e qui per scelta è rimasto, la sua piccola patria che non difende ma mostra al mondo come segno, simbolo, metafora di un'altra vita: più semplice, umana, possibile. E' paesologo Franco, strenuo difensore dell'anima come tesoro incompreso, declamatore di borghi spopolati, memoria di piazze che ieri raccoglievano volti e speranze e oggi sono spazi metafisici, troppo deserti e vuoti. Dice: "La paesologia è oltre la decrescita, è fuori dalla logica di costruire società e benessere, l’uomo non deve costruire niente, siamo qui nel mondo, siamo qui e non si può dire nient’altro, siamo nel tempo che passa, non c’è niente da risolvere, non c’è una meta da raggiungere. Ci vuole una religione che ci dia quiete, che ci faccia accettare quietamente l’assurdo della condizione umana, ma anche la sua miracolosa bellezza".


Ecco, la miracolosa bellezza dell'esistere è la cifra di quest'uomo dalla faccia antica che si fa bastare ciò che ha e in un'alchimia trasforma le cose della vita e della morte in un miracolo: le finestre che cigolano al vento, una porta di legno scrostata, una pianta sopravvissuta al gelo dell'inverno. Scrive, legge, mostra case vuote, svela passioni profonde e a suo modo compie gesti politici contro la voracità del capitalismo, le sue false promesse, l'omologazione che non prevede scatti e ci trasforma in polli di allevamento: satolli e prigionieri. Arminio spiega: "Ogni istante è uno spingersi verso l’istante successivo cercando di approdare a chissà che, come se quello che ci fosse non bastasse mai e fosse solo la premessa, la traccia di un esercizio da svolgere. Qui è la radice dell’inquinamento, nel sentirsi in colpa se il giorno gira a vuoto. Abbiamo un’anima ingorda. Come gestire l'ipocondria diffusa?". E dunque come liberarsi dalle diffidenze?


Per questo Franco Arminio scrive d'amore, lettere d'amore, messaggi d'amore, segna frasi d'amore prive di ogni retorica e con una lingua asciutta, dritta, essenziale su finestre chiuse, invade la Rete, fredda, con messaggi caldi, conserva "lampi nell'armadio", li propaga. L'ultimo suo libro di poesie è un'elegia primitiva di corpi che si incontrano, si ritrovano, e ritrovandosi provano stupore, incantamento, bellezza. Un libro che è un'ode alla vita capace di fare i conti con la morte e l'assenza, con la cura di noi e degli altri, e delle cose, e del creato. Non li leggete d'un fiato questi "Studi sull'amore": sfogliateli di notte prima dell'arrivo del sonno, portateli con voi su una panchina, al sole, declamateli a chi è solo. Perché la poesia "è una stretta di mano in mezzo all'agonia". Ed è un valore incalcolabile.

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
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