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Fabio Volo, le umiliazioni subite perché povero: la storia d'amore finita male e i libri come salvezza

In “Balleremo la musica che suonano” lo scrittore e showman narra le difficoltà di crescere in condizioni di povertà e disagio sociale fino alla scoperta di romanzi, poesie e di sé stesso. Un atto di gratitudine fino al riconoscimento verso il padre

Stefano Milianidi Stefano Miliani   

Al di là di quanto può sembrare non è la sincerità, che pure c’è, il pregio principale di “Balleremo la musica che suonano”, il nuovo libro dello scrittore, conduttore tv e radio, intrattenitore, Fabio Volo. L’autore racconta la propria formazione da bambino bresciano figlio di un panettiere cresciuto in una famiglia ricca di affetto e povera economicamente.
Il risultato? Volo tocca le corde giuste soprattutto nella prima parte, quando per le differenze sociali si sentiva “diverso”, quando un amore giovanile finisce per lo squallido ostracismo sociale nei suoi confronti perpetrato dalla madre della ragazza. Con una lieve pecca e una carenza seria di cui diremo più tardi, nel suo ultimo volume Volo compie un viaggio tra discese e risalite ardite in compagnia dei libri che ha amato, che lo hanno affiancato nei momenti difficili, che lo hanno illuminato. E infonde una gran fiducia.

Il padre panettiere, i debiti, Agosti 

Lo showman non ha iniziato a leggere perché circondato dai libri in casa. Suo padre fornaio ha lottato sempre con le cambiali, i debiti, la mancanza di soldi. Fabio Volo ha scoperto i libri grazie a un incontro casuale nel panificio di famiglia dove era al lavoro. Il regista e sceneggiatore Silvano Agosti è capitato lì, ha intuito qualcosa che neppure Volo sapeva, si è impegnato a far scoprire i libri a un ragazzo che aveva vissuto la scuola come una “prigione” e senza andare oltre la terza media. Agosti lo ha incalza: “Non dire ‘non sono capace’, di’ non l’ho mai fatto’”. Il commento: “Una frase che ho custodito per il resto della vita”.   

Dante, Jack London e Neruda 

È in compagnia di tante pagine scritte che l’autore affronta sconfitte, amarezze, momenti di luce. Scopre la Divina Commedia, si rispecchia nel Martin Eden del romanzo di Jack London, legge Herman Hesse, Pablo Neruda, Italo Calvino. “Balleremo la musica che suonano” è, anche, un libro sulle discriminazioni sociali. A pagina 11 volo ricorda il quartiere popolare di Brescia dove lui e gli altri ragazzi giocavano per strada con i figli di meridionali immigrati al nord. Quando, per lavoro, la famiglia ha dovuto trasferirsi in centro si è trovato da essere “povero tra i poveri” a “povero tra i ricchi” e, nel territorio della borghesia bresciana, era un marchi, lui e la sua famiglia erano degli “intrusi”.

Il primo amore stroncato dalla madre di lei 

Emblematica e amara la vicenda del primo amore con la bella Alessia dalla pelle olivastra. La madre di lei ostacolerà con tutte le forze quella giovanissima coppia. Perché trova inaccettabile che la figlia stia con figlio di panettiere, vuole un partner più altolocato e al punto di scagliare accuse false nei confronti del futuro dj. Alla fine la “signora” l’avrà vinta. Quando sei povero sei sospetto. Scrive Volo a pagina 14: esiste una “graduatoria dei poveri”, prima erano i meridionali, oggi gli immigrati.

Quante umiliazioni

Cosa dice dunque “Balleremo la musica che suonano”? Descrive, da chi l’ha vissuto, come ci si sente a venire socialmente discriminati, a ritenere il proprio destino segnato: l’umiliazione di classe (espressione desueta che lo scrittore non impiega eppure ben si addice al testo) attraversa molte pagine. Il termine “umiliazione” ricorre spesso e non per caso. Come quando il direttore di banca rifiuta di prendere i soldi depositati, pur per errore, nel “bussolotto” dell’istituto, per coprire un assegno.

La copertina del libro di Fabio Volo “Balleremo la musica che suonano”, Mondadori editore Silvano Agosti, il regista che ha fatto scoprire i libri allo scrittore e showman quando era ragazzo, alla Rai a Roma nel gennaio 1999. Foto Brambatti / Ansa

Il senso di “rivalsa”  

Volo, che arriverà a essere conduttore radio, conduttore delle “Iene” con Simona Ventura (il libro narra l’approdo), parla della propria fragilità , scrive del senso di “rivalsa” provato da lui e dai suoi amici, scrive della “rabbia”. Leggendo ci si può chiedere? Non è che scrive anche dei tanti ragazzi che si sentono, oggi, privi di un futuro, senza sbocco e magari si rifugiano nel rap? Volo invece trova riparo e fonte di ispirazione nei libri e, una volta scoperta la possibilità, leggerà ogni qual volta sia possibile, anche quando lavorerà in una radio diretta dal geniale Claudio Cecchetto.

Un canto di amore verso i genitori 

La narrazione è un canto di amore filiale, verso la madre, ancor di più verso il padre al quale arriva a chiedere, un giorno, se non ha pensato al suicidio data la disperante situazione economica e riceverà una risposta affermativa. Sarà solo in tarda età che il padre, con messaggi al telefono, scioglierà l’apparente ruvidezza in commoventi dichiarazioni d’affetto verso il figlio. Commoventi perché il libro ha, tra altre qualità, passaggi sentiti, vivi. A partire dal titolo: è la risposta che dava il padre davanti a impellenti ostacoli economici: “Balleremo la musica che suonano” per dire che la famiglia cercherà di adattarsi e andrà avanti.

“La povertà da ragazzino è stata il detonatore”

Tuttavia Volo non sconfessa il proprio passato: al contrario benedice “la povertà da ragazzino”, “è stata il detonatore” della sua caparbietà, della capacità di buttarsi in mestieri che neppure immaginava e che pratica per passione. Come quando scoprirà che far ridere è un “superpotere”. E divertono le versioni alternative delle poesie inventate da quei ragazzini a scuola. Alternative in quale senso? Goliardiche. “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi trovai nel culo una matita” oppure “Silvia, tiri membri ancora?”, rimembra lo scrittore ridendo tra le righe.

Sulla mensola mancano libri di poetesse e poeti 

Dicevamo di una pecca. Lieve, è dell’autore. Volo a fine volume elenca i “libri per la mensola per i miei figli”. Dal “Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach (una folgorazione da giovane) al “Viaggio al termine della notte” di Céline passa per Marquez, Salinger, Dostoevsky, Pablo Neruda ottimo per conquistare ragazze. Ciononostante nella lista non cita un poeta, una poetessa. Perché? Eppure hanno contato molto: Dante, Wisława Szymborska, Neruda ... A pagina 64 appunta: “La poesia mi aveva sempre attratto”. Un ricordo: su una panchina legge un libro del poeta spagnolo Pedro Salinas; una ragazza lo nota, si ferma, lui le legge una poesia, tra i due scatta una sintonia profonda e indimenticabile di un istante. Poetesse e poeti si sono dimostrati amici vicini, perfino complici per conquistare una ragazza. Per i figli non varrebbe?

Un indice aiuterebbe chi legge 

La seconda mancanza è editoriale ed è meno leggera pur se il rilievo non interesserà a nessuno o quasi: manca un indice che rimandi alle pagine in cui l’autore cita passi di scrittrici e scrittori. Compilare un indice simile con word o pdf è facile, non richiede giornate intere né alti costi. Mondadori, una grande casa editrice, non lo ha approntato perché il testo non è un saggio critico? Un indice di tal fatta sarebbe stato un segno di rispetto verso l’autore e chissà se avrebbe facilitato qualcuno a cercare titoli e citazioni.
Peccato. Perché lo scrittore sente di aver avuto un dono, la capacità di raccontare, di comunicare, ha lavorato sodo, è riconoscente verso produttori geniali come Claudio Cecchetto e a sua volta prova a fare dono agli altri di quanto sa. Con umiltà e fierezza Volo ha compiuto un atto di generosità e di gratitudine.

Fabio Volo, “Balleremo la musica che suonano”, Mondadori editore, 192 pagine, 19 euro 

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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