Care lettrici e lettori, Emily Brontë non era la ragazza 'moderna' protagonista del film da oggi in sala
Piegare la vita, le passioni, il comportamento di una donna della prima metà dell'800 al gusto di oggi. Un altro film che perde l'occasione di raccontare una storia per come è stata
"Il tradimento e la violenza sono lance appuntite a entrambe le estremità; feriscono quelli che se ne servono ancor più gravemente dei nemici".
Emily Brontë è stata tradita dagli autori del film da oggi al cinema in Italia. Una delle più grandi e maestose scrittrici del IX secolo è stata plasmata a immagine e sommiglianza delle giovani d'oggi.
Ma una figura letteraria non può essere cambiata solo per compiacere il pubblico e la nuova generazione che vogliamo portare in sala.
Il 15 giugno esce sul grande schermo il film “Emily”. Si racconta la vita della scrittrice Emily Brontë sorella di Charlotte (autrice di Jane Eyre), interpretata da Emma Mackey. Ed è proprio la regista, Frances O’ Connor ad ammettere che ha costruitto il personaggio di Emily pensando ai giovani del XXI secolo: “Oggi sarebbe una nerd, una darkettona”.
O’Connor ammette i voler raccontare la vita di Emily, un figura molto misteriosa di cui sappiamo pochissimo se non che sia l'autrice del romanzo iconico dell'800 "Cime tempestose". Quello che sappiamo invece con certezza è che la concorrenza più spietata l'ha avuta in famiglia. Ci sta che una buona parte sia inventata, raccontando una esperienza familiare privata che ci si può solo immaginare, ma stravolgere anche i fatti storici per piegare la narrazione in modo tale da funzionare oggi, a nostro avviso è troppo.
Facciamo qualche esempio. Weightman è una figura storica, ma non sappiamo altro. Perché dunque spacciare per vera una love story fra i due? In “Emily” (questo è il titolo del film) si parte dalla convinzione della regista che se ha scritto Cime tempestose anche lei abbia avuto una vita tempestosa. Una banalizzazione così retorica e patetica che deforma date, fatti, ma soprattutto i rapporti familiari. Secondo esempio, il padre delle Brontë, non fece un pubblico elogio di “Cime tempestose” davanti a Emily perché seppe che lo aveva scritto solo dopo la sua morte, nel 1848. Terzo esempio. Charlotte viene rappresentata gelosa di Emily, arrivando a definira come la sorella strana. Ma in verità anche questo è tutto immaginato. E ci sarebbe da precisare che tutte e tre le sorelle Brontë fossero strane. Istruite in un'epoca in cui alle donne non era permesso. Quindi perché farci credere che ci fosse una rivalità? Quarto esempio. La madre muore nel 1821, quando Emily era una bambina molto piccola. Il vero lutto che presumibilmente la segnò fu il decesso della sorella maggiore Maria. Una dorta di madre surrogata per le tre ragazze.
La licenza artistica non significa spacciarci per vera la vita di una donna così famosa e lontana nel tempo, con la logica diabolica del venditore di materassi che vuole pigare la realtà ai gusti del pubblico.
Continuamo quindi a coccolare in modo infantile i fruitori di film e libri che si prendono la responsabilità di narrarci l'accaduto, compiacerli stracciando la realtà e la complessità. De-responsabilizziamo i ragazzi e le ragazze dalla Storia ma proponiamoli figurine uguali a loro e decontestualizzate. Convinciamoli a pagare 10 euro di biglietto per imparare una storia stravolta.