Non è solo un rapporto di lavoro quello tra il fotografo olandese Anton Corbijn e la band inglese Depeche Mode. E' un'amicizia, un feeling che va ben al di là dei contatti professionali. Oggi l'incontro tra Anton e i quattro di Basildon è un catalogo fotografico da collezione: è appena arrivato in libreria per la casa editrice tedesca Taschen "Depeche Mode by Anton Corbijn", volume con oltre cinquecento immagini, alcune private e inedite, scattate in quarant'anni di collaborazione.
Tutto iniziò con Nme
E' il 1981 quando Corbijn, allora ventisei anni, a Londra da appena due per inseguire il sogno di fotografare i protagonisti della musica, viene incaricato dal magazine New Musical Express di ritrarre quattro giovani in arrivo da Basildon, cittadina a pochi chilometri dalla capitale. Suonano insieme da un anno e hanno alle spalle una manciata di singoli synth pop che passano spesso in radio, “Photographic”, “Dreaming on me” e “New Life”. Anton crea un ritratto coloratissimo, con il cantante Dave Gahan, sorridente con camicia rosa, bretelle e cravatta in primo piano, e alle spalle gli altri del gruppo, Vince Clark, Andrew Fletcher e Martin Lee Gore. Sorridono, hanno sessant'anni in quattro, e come i loro coetanei inglesi ascoltano David Bowie, Brian Eno, Roxy Music e Velvet Undergroung ma sono attratti dal nuovo sound elettronico in arrivo dalla Germania con i Kraftwerk. Non sanno che da lì a qualche anno diventeranno tra le band inglesi più amate, ascoltate e influenti di sempre. Anton Corbijn fotografa i Depeche mode ma li trova in un primo momento eccessivamente pop per i suoi gusti. Anche lui non ha idea che con quei quattro nascerà in quel momento una collaborazione longeva e fortunatissima: il fotografo olandese diventerà l'immagine stessa dei Depeche Mode firmando artwork, foto di scena, videoclip, grafiche e scatti promozionali.
Il libro
L'incontro tra il fotografo e la band ha prodotto migliaia di immagini scattate nei diciassette tour che i Depeche Mode hanno portato in giro per il mondo, dai piccoli club di inizio carriera fino agli stadi delle città più grandi, o nelle sessioni in studio per la promozione dei quattordici album firmati DM. Oltre agli scatti ufficiali non mancano momenti più intimi e privati, e ci sono anche grafiche, schizzi, progetti per scenografie, il tutto accompagnato da appunti scritti a mano da Anton che, secondo Martin Gore, "È stato in grado di dare al suono DM, che stavamo iniziando a creare, un'identità visiva".
Ci sono gli scatti dei tanti videoclip, dal primo "A question of time" del 1986 al bellissimo "Enjoy the silence" del 1990, con Dave Gahan che attraversa montagne e pianure con corona in testa, un mantello rosso e una sedia da spiaggia, fino agli ultimi "Where's the revolution" e "Cover me": se i Depeche Mode sono oggi conosciuti e riconosciuti in tutto il mondo è anche grazie al genio creativo di Anton Corbijin che ha diretto per loro video sempre originali. Tutto l'immaginario che l'artista olandese ha pensato per i Depeche Mode si trova nel volume edito da Taschen, nella versione normale (512 pagine, formato 24,3 x 34 cm, prezzo di copertina 100 euro) e in quella per collezionisti, un cofanetto in edizione limitata a 1986 copie autografate da 1500 euro, andato sold out in pochi giorni.
Videoclip, non solo Depeche Mode
Coldplay, Metallica, Sting, Travis, Nick Cave, Front 242, Arcade Fire, Red Hot Chili Peppers, U2: sono alcuni dei nomi per i quali Anton Corbijn ha scritto e diretto videoclip musicali. Con "Heart shaped box" dei Nirvana dal disco "In utero", Anton è stato premiato con il Mtv Video Music Award e il Dutch Photography Award. “Atmopsphere”, per l'omonimo brano dei Joy Division girato otto anni dopo la morte del cantante Ian Curtis, è considerato tra i videoclip musicali più belli di sempre. A Ian Corbijn ha dedicato il suo primo, struggente lungometraggio, “Control”.
Photogallery
Video e ritratti di Anton Corbijn
Anton Corbijn, quarant'anni di ritratti rock
L'elenco dei musicisti finiti nell'obiettivo di Corbijn è davvero infinito: Joy Division, Tom Waits, Rem, Brian Ferry, Rolling Stones, Frankie goes to Hollywood, Bruce Springsteen. Celebri le immagini realizzate per la copertina di “The Joshua three”, quinto album in studio di U2, i ritratti di Nick Cave, quelli di Prince e dei Rolling Stone. "Mi ritengo un uomo fortunato - così il fotografo olandese rispondeva qualche anno fa a un giornalista sulla rivista Billboard a proposito del suoi ritratti. - Ho incontrato e fotografato artisti con un immenso talento, generosi e raffinati, che mi hanno permesso di esprimere il mio meglio”.