Meglio gli eleganti Beatles o quei ragazzacci dei Rolling Stones? L'eterno quesito nel nuovo libro di Gino Castaldo
Il giornalista e critico musicale dedica alla storica rivalità tra le due band inglesi un volume in libreria per Einaudi
Eleganti e affidabili i Beatles, caotici e scatenati i Rolling Stones. Impeccabili in studio i primi, grandiosi sul palcoscenico i secondi. Corali i quattro di Liverpool, individualisti gli Stones. Potremmo continuare all'infinito con il gioco dei contrasti tra le due leggendarie band inglesi, da sempre presentate come rivali e innegabilmente in conflitto nel panorama del rock da oltre sessant'anni. A questa rivalità, vera o presunta, Gino Castaldo ha dedicato un interessante studio dal titolo “Beatles e Rolling Stones, apollinei e dionisiaci” appena pubblicato da Einaudi per la collana Stile Libero.
Una sciocca domandina
Tutto nasce da una domanda vecchia quanto la storia del rock: “Meglio i Beatles o i Rolling Stones?” Un quesito che Castaldo, giornalista musicale per il quotidiano La Repubblica, bolla già nella prima pagina del libro come insensato e illogico: “Perché schierarsi? Eppure quella sciocca domandina non c'era verso di abbatterla, rispuntava fuori, fastidiosa almeno quanto quella della zia che ti chiedeva inesorabile se volevi più bene a mamma o a papà. A tutti e due nello stesso identico modo, ti toccava rispondere”. In realtà non c'è una risposta, o meglio, sarebbe bello non ci fosse: i Fab Four si sono sciolti ormai più di cinquant'anni fa, appena otto anni dopo il fortunato primo 45 giri “Love Me Do”, mentre la band di Mick Jagger continua imperterrita ad aggiornare discografia e tournée a 57 anni dal singolo d'esordio “Satisfaction”. E dunque, perché ancora questa domanda ci chiama in causa? Il libro di Castaldo, 155 pagine ricche di aneddoti, citazioni, storie e coincidenze talmente incredibili da sembrare finte, tenta di confrontare le due visioni della musica rock targata Beatles e Rolling Stones per arrivare a una risposta, o almeno a un tentativo di spiegare perchè preferiamo gli uni o gli altri. “Diversi sono diversi, su questo c'è poco da dire – scrive il giornalista - . Eppure, per quanto mi riguardava, io mi sentivo di essere parte di un esercito angelico e benedetto da Dio che voleva allo stesso tempo sognare con i Beatles e fare casino in strada coi Rolling Stones, godere di magnifiche avventure con la mente con i Beatles e fare sesso coi Rolling Stones. Magari nella stessa giornata, magari contemporaneamente, perché no?"
Bravi ragazzi vs ragazzacci
Si parte da una verità: questa rivalità è stata una creazione dei media musicali inglesi, che molto più di quelli italiani hanno fomentato un tifo quasi calcistico attorno alle band. Jagger e Co. sono sempre stati legati da un bel rapporto di amicizia con quelli di Liverpool, e soprattutto agli inizi della loro carriera, alla metà degli anni Sessanta, si sono incontrati in diverse occasioni mostrando vicinanza, collaborazione e stima reciproca. E però da subito, o meglio dai primi interventi sull'immagine dei musicisti, è nata una differenza estetica riassunta da un geniale slogan coniato dal manager degli Stones Andrew Loog Oldham: “Ecco il gruppo che gli adulti amano odiare”. A questa definizione seguì un celebre articolo di Ray Coleman sulla rivista Melody Maker che chiedeva “Fareste uscire vostra sorella con uno dei Rolling Stones?” Scontata la risposta: Jagger, Richards, Wood e Watts (scomparso nell'agosto scorso) erano raccontati come dei ragazzacci scatenati e inaffidabili, quegli altri al contrario erano dei rivoluzionari della musica ma sembre garbati, ben educati e con la faccia da bravi ragazzi. Dionisiaci i primi, apollinei i secondi, sentenzia Castaldo. Ma non era solo immagine: le due band avevano anche modi diversi di comunicare ed esprimersi, e mentre le canzoni dei Beatles sono ancora oggi dei gioielli da studio discografico con rare e leggendarie esibizioni live (chi non ricorda il concerto sul tetto della Apple Corps, a Londra, nel gennaio '69?) i pezzi degli Stones sprigionano tutta la loro potenza soprattutto dal vivo, tanto che nel ricco curriculum discografico su 79 album ben 18 sono registrazioni di concerti.
La risposta di Mick Jagger
In questo incredibile rincorrrersi e rispecchiarsi pare che i Beatles siano sempre stati un passo in avanti, ma gli altri hanno consolidato una carriera lunghissima e intensa senza mai perdere un colpo. Messo da parte il confronto collettivo, Gino Castaldo si diverte anche a guardare i singoli Beatle con i singoli Stone, e anche qui il parallelo è impossibile: Paul, Ringo, George e John sono le voci di un coro polifonico, Mick e gli altri hanno ruoli definiti e mai interscambiabili. E allora, alla fine di questo infinito gioco di specchi, pare che tutta la rivalità sia stata riassunta egregiamente da uno dei suoi protagonisti, Mick Jagger, chiamato ad aprire la cerimonia di ingresso dei Beatles nella Wall of Fame nel 1988: “Abbiamo attraversato anni davvero strani. Avevamo una sorta di rivalità, all'epoca, ma siamo sempre rimasti amici. E mi piace pensare che ancora lo siamo, perché loro sono stati parte dei migliori anni delle nostre vite”.