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Antonio Pascale: "Noi come cactus e ulivi: svelo le nostre passioni e debolezze attraverso gli alberi"

Lo scrittore napoletano racconta memorie, storie e contraddizioni dell'essere umano a partire da dieci piante nel bellissimo libro "La foglia di fico, storie di alberi, donne e uomini"

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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Raccontare l'umanità con tutte le sue debolezze, passioni e contraddizioni guardando gli alberi? Antonio Pascale, scrittore napoletano e appassionato di piante e alberi, ci suggerisce che si può: "La foglia di fico, storie di alberi, donne e uomini", in libreria da pochi mesi per Einaudi, è un suggestivo viaggio attraverso dieci storie che partono ciascuna da una specie vegetale. In questi giorni il libro sarà presentato con tre appuntamenti in Sardegna all'interno della decima edizione del festival letterario Éntula organizzato dall'associazione Lìberos: giovedì 7 aprile sarà a Valledoria e Sassari, venerdì 8 a Fordongianus; per l'occasione sarà realizzata l'iniziativa "Per fare un albero ci vuole un libro", piantumazione di giovani alberi sul territorio in collaborazione con l'agenzia Forestas. 

Secondo Pascale, l'intera vicenda umana potrebbe riassumersi proprio attraverso il verde e tutte le simbologie che da sempre gli abbiamo attribuito. C'è il cactus, simbolo di indipendenza e tenacia ma anche solitudine, il ciliegio, ovunque immagine della passione ma anche del lato oscuro dell'amore, il possesso, l'ulivo, che più di tutti rappresenta la democrazia essendosi diffuso dall'età di Pericle insieme alle prime forme di rappresetanza democratica, ma anche del divario tra scienza e opinione. E poi il tiglio, il grano, la quercia, il faggio, il pino, gli agrumi, il fico: alberi e piante che suggeriscono ricordi e invitano a riflettere sulle vicende di cui l'autore narratore è stato protagonista ma che appartengono a tutti noi, l'amore, la crescita e la scoperta, la morte, le relazioni, le paure e i desideri

Un faggio (dal sito www.greenme.it)

Un romanzo-saggio, quello dello scrittore napoletano, 56 anni e una passione infinita per piante e alberi, ricco di informazioni e curiosità che accompagnano il lettore attraverso pagine solo in apparenza leggere; di riferimenti a miti classici legati alla vegetazione, a partire da quello di Proserpina rapita da Ade con cui i greci antichi spiegavano l'origine delle stagioni, fino al mito biblico di Adamo ed Eva passando per leggende popolari mediterranee e orientali; di citazioni musicali, letterarie, scientifiche e poetiche. Le pagine sono impreziosite dalle illustrazioni di Stefano Faravelli

Il racconto di Pascale, che oltre a scrivere romanzi, saggi, reportage, racconti e articoli su periodici e quotidiani svolge la funzione di ispettore al Ministero delle Politiche agricole, parte proprio dall'osservazione delle piante, "gli unici esseri viventi - ci ha detto nell'intervista video per Tiscali Cultura - che mettono in comunicazione terra e cielo e per questo motivo sono simili a noi, che nella nostra forma migliore abbiamo i piedi piantati sulla terra ma guardiamo verso il cielo". Non solo storie di fantasia e memorie autobiografiche in "La foglia di fico", ma anche precisi riferimenti all'attualità, come la triste vicenda degli ulivi pugliesi distrutti pochi anni fa dal batterio della Xylella fastidiosa e "vittime" di un movimento complottista che bloccò il taglio causando una ulteriore prolificazione del batterio. 

Un dubbio, infine, chiude l'ultimo capitolo del libro dedicato al grano: il mondo che stiamo vivendo è frutto dei nostri sogni, o un incubo di cui ci dobbiamo liberare? "E' un dilemma che non sono riuscito a sciogliere: da una parte abbiamo risultati bellissimi, a parte alcuni paesi abbiamo praticamente azzerato la mortalità infantile e quella delle donne durante il parto, abbiamo sollevato la nostra aspettativa di vita e vediamo grandi progressi di scienza e medicina. Dall'altra, questi sogni hanno creato incubi: dai tre miliardi del 1966 siamo quasi a dieci miliardi, e l'impatto dei nostri passi sulla terra si sente. Quindi che facciamo? Ce ne andiamo da questo mondo perchè siamo troppi e lasciamo che la natura si riprenda il pianeta senza di noi, oppure cerchiamo il modo di gestire il mondo con le sue complessità per vivere meglio insieme? Io sono ottimista, proviamoci". 

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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