Abracadabra, le neuroscienze lo confermano: le parole curano
Come mai da millenni in tutto il mondo continuiamo a recitare mantra, preghiere, ninne nanne, formule magiche e canti di guarigione per stare meglio? Ora un libro spiega il perché
Scriveva bene parola Gorgia da Lentini nel V secolo A.C. nell'Encomio di Elena:
La parola è una signora potente che con piccolissimo e invisibilissimo corpo, divinissime cose sa compiere; riesce infatti a calmar la paura, a eliminare il dolore, a suscitare la gioia, e ad aumentar la pietà...C’è tra la potenza della parola e la disposizione dell’anima lo stesso rapporto che tra l’ufficio dei farmaci e la natura del corpo. Come infatti certi farmaci eliminano dal corpo certi umori, e alcuni troncano la malattia, altri la vita; così anche dei discorsi, alcuni producono dolore, altri diletto, altri paura, altri inspiran coraggio agli uditori...
"La commistione tra magia e scienza era la normalità sino a Ippocrate".
Non è stata una passeggiata (e la bibliografia del libro lo prova), la lunga e appassionata ricerca che ha unito due ambiti di studio apparentemente distanti, si è concretizzata in un saggio di carattere divulgativo, pubblicato dalla Milano University Press (casa editrice nata per diffondere e promuovere i risultati della ricerca sia interna che esterna all’Università degli Studi di Milano).
L'autrice è Cristina Muntoni, Direttrice dell’Accademia di Arteterapia di Cagliari, e l'autore è Alberto Priori*, professore ordinario di neurologia all’Università di Milano Statale.
Stiamo parlando di "Abracadabra. Il potere di cura delle parole tra mito, tradizioni e neuroscienze".
Esiste quindi un fondo di verità rispetto al potere di cura attribuito alle parole in molte tradizioni del mondo?
Ce lo spiega molto bene Muntoni che si occupa da anni del rapporto tra storia, tradizioni, miti, arte e territorio come ricercatrice, scrittrice e docente, ma anche come consulente e operatrice culturale al fine di realizzare la valorizzazione culturale del territorio e stimolare nuovi modelli sociali e di benessere individuale basati sugli insegnamenti di antiche società matrifocali.
"Sino al V secolo d.C., infatti, gli atti di cura erano al contempo magici e scientifici, legati al sacro e alla medicina, senza che tra le due sfere ci fosse soluzione di continuità".
Il titolo del libro contiene una parola universale che si impara sin da bambini nelle fiabe e suona come la chiave per compiere una magia.
"Sì, la storia dell’uso della parola Abracadabra è una testimonianza esemplare di questo modus pensandi poiché venne citata dal medico dell’imperatore Caracalla come strumento di cura nel suo Liber medicinalis e da quel momento entra per sempre nell'immaginario collettivo".
Che effetti hanno sulla nostra mente e sul nostro corpo le parole che ascoltiamo, leggiamo, pronunciamo o scriviamo ogni giorno?
"In un tempo in cui siamo costantemente sottoposti a un’inarrestabile esposizione verbale, vocale o scritta, questo libro invita a risvegliare la consapevolezza su quali effetti abbiano le parole per far sì che se ne possano amplificare gli effetti positivi proteggendosi da quelli nefasti poiché il frenetico flusso comunicativo a cui siamo costantemente sottoposte/i ha la capacità di incidere sui nostri pensieri, sul nostro equilibrio e anche sulla nostra salute".
Bernardo Dell’Osso, Professore Ordinario di Psichiatria, Università degli Studi di Milano racconta nella prefazione: "Erano trascorsi pochi mesi dall’inizio della pandemia e, contestualmente all’invito del Prof. Priori, mi ero ritrovato a riflettere sui diversi valori ed ef-fetti che le parole, nei differenti usi che ne erano stati fatti e si continuavano a fare in tale contesto, potevano aver conferito alla comunicazione di ciò che stava accadendo: dalla divulgazione delle informazioni su divieti, obbli-ghi e raccomandazioni, alle varie espressioni di supporto e solidarietà e, in ultima analisi, alla spinta persuasiva e pervasiva a prenderci cura di noi stessi e dei nostri cari, a fronte di una minaccia tanto terribile quanto sconosciuta"
Questo libro nato proprio dopo una riflessione scaturita anche a causa della pandemia, è un viaggio esplorativo che percorre in linea retta la storia dell’umanità dall’origine della scrittura alle tradizioni popolari, passando per diversi modi con cui nel mondo le parole sono state usate con fine terapeutico, così ad esempio nei testi sacri, i canti di guarigione creati da santa Ildegard Von Bingen, i canti sciamanici, ninne nanne, formule magiche e il nushu, il linguaggio segreto delle donne cinesi che per la prima volta al mondo è stato analizzato per gli effetti terapeutici che può aver prodotto nelle donne che lo hanno usato.
Scrivono bene l'autrice e l'autore: la consapevolezza dell’importanza delle parole è sempre stata tale che Aristotele ha definito l’essere umano in funzione di esse: “anthropos zoon lo-gon echon”12, quindi, letteralmente, l’essere umano è animale che ha la parola, che fa uso del linguaggio. Ma, se analizziamo questa frase con più attenzio-ne, scopriamo che il participio echon (che sta ad indicare la modalità secondo cui l’essere umano è in rapporto con il logos, la parola) non indica soltanto “avere” nel senso di possedere, ma anche di averne cura. Quindi, per il filosofo greco, l’essere umano viene caratterizzato, non semplicemente dal fatto di avere l’uso della parola, ma, più significativamente, dalla capacità di prendersi cura di essa. Il che lascia intendere quale sottile ed elevata relazio-ne abbia colto tra la natura umana e le parole. Nella vita di tutti i giorni ci ricordiamo di avere cura delle parole che usiamo?
Dopo aver letto questo libro lo farete tutti e tutte...
*Alberto Priori è medico, ricercatore e professore ordinario di neurologia all’Università degli Studi di Milano, si occupa di neuroscienze nell’ambito del controllo motorio e della fisiopatologia del sistema nervoso, del comportamento e delle funzioni cognitive.
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